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Iglesias. L’Arciconfraternita del Santo Monte, una testimonianza ancora viva del passato della città

Ha un nome lungo e difficile da ricordare che racchiude in sé tutta la sua storia. L’Arciconfraternita della Vergine della Pietà del Santo Monte è un’associazione pubblica di fedeli costituita con lo scopo di compiere opere caritatevoli e dedicarsi al culto religioso. Pur essendo un’associazione di culto non fa capo all’autorità ecclesiastica, pur operando all’interno della giurisdizione ecclesiastica della Cattedrale di Iglesias e sotto la Direzione papale. Nacque negli anni ’70 del 1500 come sodalizio legato ai Monti di Pietà, istituti nati nel XV secolo con lo scopo di raccogliere e gestire dei beni (mons, monte inteso come “massa”) che erano destinati sotto diverse forme alla beneficienza. La scelta di testimoniare anche con il nome la devozione alla Vergine della Pietà, o Madonna Addolorata, arrivò invece più tardi nel 1616 quando la confraternita venne aggregata all’Arciconfraternita del Gonfalone di Roma, diventando quindi Arciconfraternita.

I documenti dell’Archivio comunale di Iglesias hanno messo in luce le particolari condizioni nelle quali nacque questo sodalizio. Roberto Poletti, studioso della storia dell’Arciconfraternita, ricorda come fu la stessa amministrazione civica di Iglesias unitamente all’arcivescovo di Cagliari, all’epoca anche vescovo di Iglesias, ad istituire la confraternita affinché si occupasse della gestione del neonato ospedale di San Michele. In questo fu d’ispirazione proprio la confraternita omonima nata qualche decennio prima a Cagliari e, sebbene la confraternita sia nata per gestire l’ospedale, dove sino al 1650 assistettero i malati e gli indigenti, il suo impegno non si limitò solo a questo. Fino al 1850, infatti, i confratelli assistettero i condannati a morte e allo stesso modo si presero cura di procurare una dote alle ragazze in età da matrimonio. A partire dagli ultimi decenni del 1600, e fino ai giorni nostri, la confraternita iniziò ad occuparsi anche dell’organizzazione dei riti della Settimana santa. Lo stesso abito bianco indossato dai confratelli – detti appunto Germani -, personale e consacrato, testimonia questa attività filantropica. Dietro la sua origine infatti ci sono ragioni igieniche legate all’assistenza dei malati e al fatto che chi fa del bene non debba ostentarlo.

Come tutte le confraternite, anche quella del Santo Monte ha un regolamento interno così come una gerarchia. A dettare gli indirizzi e le regole dei 19 confratelli, ci sono le costituzioni che nel tempo hanno subito delle modifiche che hanno permesso l’adattamento delle attività e delle regole dei confratelli ai tempi correnti. Le variazioni statutarie succedutesi nel tempo hanno riguardato ad esempio il censo di appartenenza dei confratelli; in passato infatti erano i ricchi nobili di Iglesias a farne parte, mentre oggi chiunque, maggiorenne e con una condotta morale adeguata, può accedervi purché naturalmente maschio. Per far parte della confraternita è necessario che uno dei confratelli presenti un’istanza con la quale propone la persona e dopo sei mesi l’assemblea esprime il suo parere che dev’essere unanime. La cerimonia di ingresso del novizio si tiene ancora oggi il venerdì che precede la Domenica delle Palme. Il conservatore è la figura gerarchicamente più in alto, seguita dal vice conservatore, dal segretario e dal sacrista maggiore. Si tratta di cariche sono elettive che si rinnovano ogni due anni con voto segreto. C’è poi l’assemblea che ha funziona deliberativa e il consiglio, un semplice organo consultivo.

Sede dell’Arciconfraternita è la Chiesa di San Michele, edificio costruito non prima della metà del XV secolo, e di proprietà della confraternita. A pochi passi dalla piazza del Municipio e dalla Cattedrale, la chiesa ha una posizione strategica in città assumendo sin da subito un’importanza anche dal punto di vista istituzionale, visto che proprio qui usavano riunirsi verso la fine del 1500 gli esponenti dell’amministrazione civica. Con molta probabilità, come ricorda Roberto Poletti, questa pratica era legata originariamente al fatto che i notabili locali erano il più delle volte gli stessi confratelli che, per comodità, sceglievano di utilizzare la chiesa anche come sede degli incontri istituzionali. C’è, quindi, un intreccio fra impegno religioso e impegno civile nella storia dell’Arciconfraternita che persiste oggi nell’impegno profuso dai confratelli nel continuare a portare avanti iniziative di promozione culturale e nell’aiuto concreto a coloro che hanno bisogno.

 

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