Il tema della mobilità ciclabile a Cagliari è sempre attuale, con l’amministrazione comunale che, tramite le pedonalizzazioni, tenta di promuovere l’uso di mezzi alternativi all’automobile. Il capoluogo sardo parteciperà a maggio all’European Cycling Challenge, la sfida non agonistica tra città europee in sella a una bici. Tuttavia, molto resta ancora da fare per trasformare Cagliari in una vera città ciclabile.
Nel corso degli ultimi anni, mentre la città cambia sotto vari aspetti, sono nati diversi think tank di ciclisti, alcuni dei quali auspicano una maggiore pedonalizzazione per ridurre il numero delle auto e incrementare la viabilità ciclabile. Uno di questi è Ciclisti Urbani Cagliari, un think-tank coordinato da Nicolò Fenu e Mario Porru: «Il nostro scopo è creare una piattaforma di discussione sui temi del ciclismo urbano, organizzare iniziative per migliorare la qualità della mobilità ciclabile di Cagliari e proporre interventi strategici nell’ottica di una città sempre più a misura d’uomo e di bicicletta», dicono in un’intervista congiunta.
In merito alla vostra campagna “meno auto, più persone”, cosa proponete esattamente?
«In realtà è una riflessione che nasce da una visione della città in cui le persone si riappropriano della città, specialmente del centro storico. C’è una frase a noi molto cara che dice che se pianifichi una città per auto e traffico, otterrai auto e traffico. Se pianifichi una città per persone e spazi, otterrai persone e spazi. Basti pensare a quello che è successo a Cagliari con la riqualificazione del Poetto e del nuovo Corso pedonale. Le persone sono state rimesse al centro della progettualità e in un batter d’occhio si sono impossessate di vecchi spazi urbani del quale avevano perso il possesso.
Quello che sta succedendo a Cagliari riveste una importanza a livello internazionale, in quanto dimostra che certe dinamiche caratterizzanti città tradizionalmente più europee di noi si stanno ripetendo anche qui, senza grossi traumi, ma con grandi successi. I programmi di tante città europee sono molto ambiziosi e prevedono di mettere al bando le auto dai centri storici e non solo, in accordo a quanto indicato dall’Unione Europea. Tuttavia , quando si parla di città ciclabili non si parla mai di visioni utopistiche in cui tutta la popolazione usa solo ed esclusivamente la bicicletta o i piedi. Ad esempio, a Copenaghen “solo” il 50 per cento circa degli spostamenti avviene in bicicletta, in una buona città ciclabile questo numero può scendere al 20-40 per cento.
L’auto è e sarà una componente importante della mobilità cittadina, specialmente in vista delle imminenti rivoluzioni rappresentate dalle auto elettriche. L’importante è pianificare una ripartizione degli spazi equilibrata ed equa, che si ponga come obiettivo elevare la qualità della vita dei cittadini a standard sempre più elevati».
La mentalità dei cagliaritani su questo tema sta cambiando?
«Non abbiamo rilevazioni certe sul numero di ciclisti urbani che consentano di valutare quantitativamente gli effetti delle misure adottate dall’amministrazione. Pertanto dobbiamo fare affidamento sulle nostre impressioni basate su quello che vediamo e sentiamo per strada e parlando con i nostri concittadini, anche se queste non fanno statistica.
A occhio, il numero di biciclette e di ciclisti urbani sta aumentando notevolmente e c’è da aspettarsi che con la bella stagione primaverile ci sia un ulteriore incremento. Ormai è sempre più frequente trovare biciclette per strada parcheggiate e legate a rastrelliere o pali, così come non è raro vedere ciclisti a tutte le ore.
Qualche giorno fa abbiamo pubblicato una foto di una rastrelliera situata alla Facoltà di Ingegneria che era al completo, con sei bici legate. Se si considera che c’erano tante altre bici parcheggiate in altri spazi, e che la facoltà si trova in cima ad un colle, ci si può rendere conto della forza di tale immagine! Il punto è che non tutti notano i ciclisti, specialmente in auto, e quindi in troppi continuano a dubitare della loro esistenza, ma con un po’ di abitudine e attenzione si potrebbe restare sorpresi da quanti ce ne sono per strada.
Questo è indice che una piccola rivoluzione culturale sta iniziando a nascere in città, anche per merito delle diverse associazioni che promuovono l’uso della bici da anni, dato che propaganda e sensibilizzazione del Comune su queste tematiche sono state carenti: e questo è abbastanza grottesco se si pensa che, per una volta, sono stati più i fatti delle parole. Dal Comune ci aspettiamo di più: maggiore forza nello spiegare alla cittadinanza l’importanza che riveste la mobilità ciclabile per tutta la città e maggiore caparbietà nel combattere chi non rispetta le infrastrutture per i ciclisti».
Cosa chiedete all’amministrazione comunale?
«Per introdurre un cambiamento radicale che consista nell’uso della bicicletta per gli spostamenti quotidiani si deve iniziare da una rivoluzione culturale. La cultura non cambia da un giorno all’altro, le abitudini negli spostamenti e nel vivere la città sono difficili da modificare, ma crediamo che questo sia possibile con un’azione strategica pianificata, dove siano presenti i seguenti punti: un progetto urbano strategico che punti alla mobilità ciclabile, accompagnato da una campagna di sensibilizzazione e incentivo della cultura ciclabile da parte dell’amministrazione, delle infrastrutture che siano adeguate (piste connesse tra loro e sicure, rastrelliere, ad esempio), accettazione e dialogo tra bici e automobili.
Tutte queste azioni non sono attuabili dall’oggi al domani, ma hanno bisogno di tempo e pianificazione. Per questo auspichiamo che si crei un ufficio comunale della ciclabilità, così come già esiste in tante altre città, luogo di progettazione e confronto tra le varie realtà bike user, amministrazione, cittadini e progettisti».
Come giudicate l’operato fin qui svolto dal Comune sulla questione ciclabile?
«Il recente operato del Comune sui temi della ciclabilità può essere giudicato sotto molteplici punti di vista. Sicuramente va riconosciuto il merito alle recenti consiliature di aver intrapreso un percorso di cambiamento ambizioso, osando qualcosa che nessuno aveva mai provato a fare: sottrarre spazi dedicati all’uso dell’auto privata per favorire l’uso della bicicletta come mezzo di trasporto quotidiano.
Tutto questo riveste una grande importanza dal punto di vista culturale, un anno zero per quel che riguarda la mobilità ciclabile a Cagliari, specialmente se si pensa al rischio di ritrovarsi contro l’opinione pubblica, molto sensibile a tali argomenti. Purtroppo l’implementazione delle soluzioni adottate non è priva di difetti: ad esempio, nonostante numerosi tratti di piste ciclabili siano stati realizzati, queste sono ancora carenti in gran parte della città e quelle esistenti sono scollegate tra di loro, restando di fatto inutilizzabili per chi ha bisogno di sentirsi sicuro in tutto il suo tragitto in bici.
Sempre in tema sicurezza, in troppi casi non sono stati presi piccoli accorgimenti che consentissero di rendere l’utilizzo della pista sicura e adatta a chiunque: attraversamenti e intersezioni con il flusso automobilistico ben visibili, fondo stradale liscio e privo di buche e avvallamenti, tombini e caditoie a filo con il fondo stradale, dissuasori per impedire l’invasione da parte delle automobili.
Rendere il percorso di chi usa la bici il più lineare possibile lo rende più veloce, oltre che sicuro, e quindi più competitivo rispetto all’auto privata, specie nelle distanze medio-brevi. Fortunatamente i recenti avvenimenti fanno intendere che le cose possono migliorare. La mobilità ciclabile sarà uno degli elementi cardine del PUMS (Piano Urbano della Mobilità Sostenibile) e le ultime piste realizzate sono già migliori delle prime.
Il Comune di Cagliari sarà coinvolto nel progetto europeo “Cycle-walk Mode”(che ci vede tra i protagonisti con un numeroso gruppo di associazioni che promuovono l’uso della bici) che mira a favorire buone pratiche per migliorare l’efficacia degli interventi dedicati allo sviluppo della mobilità pedonale, ciclabile, intermodale.
Insomma, anche se c’è ancora tanto da fare e da migliorare senza ripetere gli errori passati, siamo sulla buona strada. E c’è da essere fiduciosi, date anche le reazioni della cittadinanza».