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Il racconto dell’allevatore Bore Manca: «La mia prima Paradura a 18 anni, quando ad un vicino di pascolo sgozzarono il gregge»

L'allevatore Bore Manca

L'allevatore Bore Manca

L’antichissimo istituto di solidarietà tra pastori balzato alla ribalta della cronaca col nome di “Sa Paradura” è uno de capisaldi della società agropastorale sarda. Un imperativo morale, un’azione di mutuo soccorso a favore di chi ha perso il bene principale, il proprio gregge, e che in Ogliastra prende il nome di “Sa Ponidura”, dal verbo mettere, porre e in Barbagia , ad Orgosolo, “Sa Pedulia” forse da pegus,  il latino pecus, ovvero capo di bestiame.

Il gregge a Cascia

Bore Manca, 62 anni, allevatore di Orgosolo con azienda nella Nurra, di pecore e anche di Poniduras nel corso della sua vita ne ha visto davvero tante. All’ultima, quella che è servita a far arrivare a Cascia un gregge di un migliaio di pecore ha contribuito con quattro capi, due animali giovani vivi che serviranno a ricostituire il gregge di qualche allevatore umbro funestato dal terremoto e altri due capi che, arrostiti  a regola d’arte sono invece serviti per festeggiare l’iniziativa di Coldiretti in terra umbra. Per l’allevatore orgolese è stato un gesto naturale, lui e i suoi tre figli non hanno tentennato un attimo rispondendo subito all’appello. Così come ha fatto in altre occasioni passate, rispondendo ad un’antichissima legge rispettata  dai suoi avi nel corso dei secoli.

La vicenda che lo ha colpito di più, ed anche la sua prima Paradura, risale a oltre 40 anni fa. «Era il 1972,  allora- racconta Manca – avevo solo 18 anni e capitò che a un vicino di pascolo nella Nurra venissero  sgozzate tutte le pecore. Il fatto mi impressionò talmente tanto che decisi di dare una mano». Da quell’episodio Bore Manca non ha mancato di aiutare chi, per vari motivi, si è trovato in difficoltà. E nei giorni scorsi, con la sua presenza a Cascia, ha testimoniato quanto questa forma di solidarietà sia ancora sentita nel mondo pastorale della Sardegna.  «Io, fortunatamente non ne ho mai avuto bisogno. Ma sono sicuro – conclude l’allevatore – che, se dovesse capitarmi,  ci sarà sempre qualcuno disposto ad aiutarmi».

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