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Usi e costumi. Amarcord dello studente cagliaritano delle superiori negli anni ’90

Per i ragazzi dai 14 anni in su che frequentavano il liceo negli anni ’90 non si poteva vivere senza, era inconcepibile.

Che tu frequentassi l’ITC, lo scientifico, il Classico o l’ITI, il marchio era lo stesso.

In questo articolo una lista delle dieci cose che non potevano mancare nelle vite degli studenti di allora.

  1. Lo zaino Invicta: se eri uno studente che amava l’omologazione lo compravi rosa e azzurro. Se invece eri un tipo tosto e originale lo compravi tutto verde o nero e blu oppure arancione e viola. Ma che importava, tanto in circa una settimana il rosa veniva ricoperto da scritte come “amici per sempre”, “Tvttttttb”, “Marco ti amo, per sempre insieme”, “W Litfiba”, “Vasco regna”.
  2. La Smemoranda. Stesso discorso: rosa e blu se amavi omologarti, altri colori se eri troppo alternativo per farlo. Il rosa scompariva sotto le scritte, i compiti si segnavano sulla mano pur di non contaminare quelle sacre pagine con scritte superflue come i compiti di latino. Sulle sacre pagine dichiarazioni da veri filosofi. Le frasi dei Doors andavano per la maggiore perché d’altronde “se per il mondo non sei nessuno, per qualcuno sei il mondo”.
  3. Le Dr Martens e le scarpe da ginnastica Champions. Oppure le Cult, ovviamente nere, ovviamente pesanti più di te che probabilmente a 14 anni pesavi 42 chili e che grazie a scarpe con punta in ferro e zaino Invicta con Smemoranda dentro arrivavi a pesarne circa 65.
  4. Il Bomber, immancabile con i suoi bei “cuscinetti” caldi caldi cuciti tra loro. Se pesavi 42 chili l’effetto era quello di un gigante pallone dal quale spuntavano due gambette, se eri normopeso buon per te.
  5. Se non era il Bomber erano i modelli stile accappatoio  che arrivavano fino ai piedi, in lana o i Dainese da vero motociclista. Oppure le giacche in pelle, da abbinare a capelli nero corvino, Cult (che comunque stavano con tutto) e passione per i Metallica. Oppure pantaloni con i tasconi e maglie larghe, perché la vena hip hop dovevi urlarla al mondo.
  6. I jeans Levi’s a vita alta, a gamba dritta, quasi sempre larghi e chiari da abbinare con camicia a quadri e, possibilmente, con accessori come ciondoli a forma di ciuccio o “collarini neri” in velluto. Lati positivi? La schiena stava ben coperta e la circolazione non trovava ostacoli.
  7. Mille e cinquecento lire per la pizzetta (che chiunque voleva assaggiare e tra un “posso dare un morso e l’altro” ti rimaneva solo il desiderio di comprarne un’altra) o 800 lire per le patatine alla macchinetta.
  8. I soldi per il biglietto del “pollicino” oppure, per i pendolari, i soldi per il pullman dell’Arst. In entrambi i casi, se avevi i soldi contati e non avevi l’abbonamento risultava fatale la ricreazione e quel desiderio di una seconda pizzetta al taglio dopo aver donato la prima ai compagni famelici.
  9. La rubrica sempre aggiornata, perché nel pomeriggio bisognava chiamare nelle varie case per chiedere ai compagni più virtuosi i compiti per il giorno dopo, poiché la pagina che doveva essere dedicata a quelli era stata occupata da una frase di Kurt Cobain. La formula era sempre la stessa:”Pronto Famiglia X? Sono X, potrei parlare con X?”.
  10. Il mangianastri per il rientro a casa, con dentro tutti insieme i Nirvana, i Litfiba, Vasco, i Metallica, gli Articolo31, ma anche i Take That, le Spice e quelle canzoni che ti vergognavi di far sentire agli altri perché troppo obsolete e fuori moda. Perché alla fine che c’entravano Fossati e Battisti con la tua vita proiettata verso il 2000? Meglio tacere questa tua passione.

Insomma, chi è cresciuto in quegli anni forse si riconoscerà in questo identikit, piccolo tuffo nel passato che fa sorridere e per il quale alcuni proveranno di certo un po’ di dolce nostalgia.

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