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Sardegna terra di fallimenti: +26 % rispetto al 2015. L’isola ha il trend peggiore d’Italia

edilizia, immagine simbolo

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Sempre meno procedure di fallimento in Italia. Uniche eccezioni le isole, ma soprattutto la Sardegna che con un +26% è l’unica regione italiana che nel 2016 ha registrato un netto peggioramento rispetto al 2016. È quanto emerge dai dati di Cerved Italia, gruppo leader in Italia dell’analisi del rischio di credito e di gestione dei crediti deteriorati.

Nel complesso il calo dei fallimenti a livello nazionale riguarda tutti i settori e, come detto prima, quasi tutti i territori. Si è rafforzato nel 2016 il calo dei fallimenti e delle altre procedure concorsuali, sull’onda del sempre minore utilizzo del concordato preventivo, mentre è nuovamente aumentato il numero degli imprenditori che decidono di liquidare la propria attività in bonis, cioè una volta rientrati in attivo e in grado di onorare i propri pagamenti.

«Si è chiuso un anno sostanzialmente positivo, che prosegue e rafforza i miglioramenti già osservati nel 2015, con una riduzione più marcata di fallimenti e procedure concorsuali, che si diffonde a quasi tutte le regioni della Penisola. Non mancano però i segnali di attenzione: siamo ancora lontani dai valori fisiologici pre-crisi e l’aumento delle liquidazioni volontarie riflette infatti aspettative meno ottimistiche da parte degli imprenditori», ha detto Marco Nespolo, Amministratore Delegato di Cerved.

La Sardegna è sicuramente uno di questi segnali di attenzione. «Il dato relativo all’incremento dei fallimenti in Sardegna – attacca il vicecapogruppo in Consiglio regionale di Forza Italia Marco Tedde – è l’ennesima conferma dell’insuccesso assoluto della Giunta Pigliaru in campo economico e di impresa. Sono dati molto preoccupanti, ma che diventano terrificanti se associati a quelli dell’edilizia, la forza trainante dell’economia sarda, che nel 2015 ha registrato la chiusura di 461 imprese e la perdita di 7 mila posti di lavoro e nel terzo trimestre del 2016 la chiusura di 297 aziende e la perdita di altri 6.500 posti di lavoro”. Pigliaru farebbe bene a portare in Aula immediatamente la legge urbanistica, che viene mensilmente annunciata ma che ancora non ha superato la porta della sala riunioni della Giunta perché la Sardegna ha necessità di parametri nuovi e coraggiosi sulle procedura autorizzative, incentivando la semplice autocertificazione mentre occorre rivedere integralmente il dannosissimo attuale Piano pasaggistico».

 

 

 

 

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