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Migranti protagonisti del ‘Cantico di Natale’ a Iglesias nella comunità Casa Emmaus

Una parte dell'esibizione teatrale

È andato in scena giovedì 22 dicembre presso la comunità Casa Emmaus di Iglesias, lo spettacolo teatrale “Cantico di Natale”, ispirato all’omonimo romanzo fantastico di Charles Dickens.

Curato da Elio Turno Arthemalle con la collaborazione della coreografa Enrica Spada, lo spettacolo a cui da anni partecipano i residenti della struttura, per lo più tossicodipendenti, per la prima volta ha visto protagonisti i migranti ospitati negli appartamenti della Casa.

La comunità presieduta dal professor Fernando Nonnis, infatti, ha vinto il bando per il Sistema di Protezione per i Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR), programma del Ministero dell’Interno in collaborazione con i Comuni che offre accompagnamento e sostegno, assistenza e integrazione a un massimo di 20 immigrati. Grazie a questo programma, i migranti potranno usufruire di istruzione e assistenza sanitaria pubblica, essere inseriti in corsi di formazione scolastica e professionale. 

Come spiega Nonnis, <<non si tratta di un centro di prima accoglienza. Dal 1984 Casa Emmaus si occupa di uomini e donne con problemi di tossicodipendenza, ma dal 2011 ci prendiamo cura dei migranti ai quali, dopo un’attenta analisi di ogni caso, è stato garantito il diritto di permanenza nel nostro territorio in qualità di rifugiati politici e profughi di guerra. Si tratta per lo più di mamme con bambini e qualche nucleo famigliare monoparentale, provenienti principalmente dai paesi dell’Africa subsahariana quali Gambia, Mali, Nigeria e Costa D’Avorio.Ospitiamo circa 24 persone in appartamenti da noi gestiti, in condomini dove vivono i residenti del posto.

All’inizio c’è stata un po’ di diffidenza da parte di questi ultimi, che poi è venuta meno dopo essere stati rassicurati . In generale, però, non ci sono stati episodi come quelli avvenuti in altri centri della Sardegna, dove la popolazione locale si è opposta veemente alla presenza degli stranieri. Anzi, in questo caso c’è un’ottima convivenza – afferma Nonnis, che tiene anche a ribadire che Casa Emmaus non si occupa di assistenzialismo – Noi forniamo ai migranti le basi per l’integrazione. Facciamo da tramite per garantirgli l’assistenza sanitaria e l’istruzione (i bambini sono stati inseriti nelle scuole della zona) , oltre che indirizzarli a percorsi professionali e formativi che possano garantirgli l’inserimento nel mondo del lavoro. Il resto, però, lo fanno loro. Camminano con le proprie gambe, sono liberi di uscire e andare dove vogliono e ovviamente gli abbiamo dato delle regole da rispettare per la convivenza civile, pena l’esclusione dal programma Sprar. Finora, tutti le hanno rispettato senza creare problemi>>.

Uno dei tanti obbiettivi che si pone Casa Emmaus tramite il programma ministeriale è quello di educare alla reciproca conoscenza e comprensione delle rispettive culture, cercando di rompere i tabù e pregiudizi che purtroppo sono più vivi che mai nella società. <<Abbiamo recentemente tenuto un incontro con i giovani delle scuole, intitolato “Iglesias accoglie” proprio per far comprendere la realtà dalla quale fuggono queste persone. Si tende a pensare che se alcuni di loro non provengono da paesi in guerra, non hanno diritto di essere accolti perché ‘la povertà esiste anche da noi’ . Sfortunatamente non ci si rende conto che la povertà di questi paesi non ha nulla a che fare con quella a cui siamo abituati in Italia. In Africa si soffre la fame, la carestia e la mancanza di acqua potabile. Chi dice che vanno aiutati a casa loro dovrebbe per primo fare qualcosa ‘ a casa loro’ >>, conclude Nonnis.

La biblioteca di Iglesias ha inoltre ospitato, nei giorni immediatamente precedenti al Natale, una mostra fotografica dal titolo “Storie di donne”,  le cui foto raffigurano le donne migranti e le volontarie di Casa Emmaus nella loro vita quotidiana.

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