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Luca Manca ritorna alla Dakar dopo il terribile incidente del 2010: “Voglio dimostrare quanto valgo”

<<Ho dovuto imparare di nuovo a fare tutto. Voglio ritornare per dimostrare quanto valgo>>. Luca Manca ritorna sul luogo del misfatto.

Sono passati sei anni da quel terribile incidente che fece emozionare migliaia di appassionati, dopo anni di recupero e di allenamenti, dopo aver superato la paura e aver ricominciato a vivere, adesso il centauro sassarese è di nuovo pronto. Mesi di recupero, mesi di esercizi e di speranza: ma la sua testardaggine ha avuto la meglio. Di quella sesta tappa ricorda poco: Manca volava in quell’edizione della corsa più difficile e pazza del Mondo. Aveva il podio a portata di mano ma una caduta mise fine al sogno e rischiò seriamente di compromettere le sue facoltà vitali. Arrivò in coma all’ospedale dopo ore passate nel deserto da solo. Quei brutti momenti sono ora solo un ricordo sbiadito: Luca non si è buttato giù, ha ricominciato da zero e grazie all’affetto dei cari e a una straordinaria forza di volontà ha ricavalcato il sogno, ritornare alla Dakar da protagonista. L’avventura è cominciata ufficialmente: quei due mesi in coma nell’ospedale Mutual de Seguridad di Santiago del Cile, più di là che di qua, gli hanno temprato ulteriormente il carattere, in apparenza docile. Da una sana dose di follia, Manca è passato a una saggezza dettata da esperienze e vita e ora vuole ripartire sulla sua Ktm.  <<È una sfida personale. Voglio tornare per dimostrare quello che valgo oggi. La gente parla di me al passato, ricordando quello che ero: il pilota forte che sfidava Marc Coma. Mi hanno fatto spesso sentire un diverso. Ho dovuto imparare nuovamente a parlare, a camminare, ad andare in bici ed infine in moto. È stata dura, ma ho sempre avuto l’obiettivo di tornare a correre. Così ho ripreso ad allenarmi. Ho corso il Rally di Sardegna, la Sei Giorni nel 2013, ed infine il Merzouga per avere l’idoneità a correre la Dakar>>.

Nel 2010, il giorno prima dell’incidente, il pilota sassarese decise di aiutare Marc Coma, fermo per un problema, dandogli la sua ruota nella sesta tappa. Un gesto generoso che però poi lo costrinse a rischiare maggiormente per recuperare sui rivali: <<Lo rifarei anche oggi, per Marc sì. È un amico. Io ero solo un pilota privato, ma lui mi ha sempre aiutato. E poi lo considero un incidente di gara. Io corro con il cuore e il gas spalancato, sarebbe potuto succedere in un altro momento>>.

Nessun dubbio sulla partecipazione alla corsa sudamericana: <<Sono 5 anni che mi alleno ogni giorno dopo il lavoro, in moto, in palestra e in bici, percorrendo una media di 440 km a settimana. Il mio obiettivo è di finire la gara e sono sicuro di poter fare anche un bel risultato. Il mio approccio alla gara non è cambiato: corro con il cuore>>.

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