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Il nodo è sciolto: sgominata la banda della rapina al portavalori dell’Istituto Vigilanza Sardegna, avvenuta a Serrenti nel 2014

(Foto internet e Link Oristano).

Il nodo è sciolto: sgominata la banda della rapina al portavalori dell’Istituto Vigilanza Sardegna, avvenuta a Serrenti nel 2014. Nel pomeriggio di ieri personale della squadra mobile di Cagliari ha eseguito il fermo di indiziato di delitto (disposto dalla Direzione Distrettuale Antimafia) nei confronti di Silvio Sebastiano Peddio, 47enne di Desulo.

L’uomo che vive a Elmas è ritenuto responsabile di aver fornito il proprio contributo nell’eclatante rapina del 21 marzo 2014 al furgone portavalori dell’Istituto Vigilanza Sardegna, avvenuta sulla Statale 131 nel territorio di Serrenti e che aveva fruttato ai malviventi circa 6 milioni di euro.

Il fermo è scaturito dopo le operazioni a carico della guardia giurata Giuseppe Levanti e dalle perquisizioni effettuate su soggetti collegati eseguite nella mattinata di ieri.

Il delitto in questione è noto: il 21 marzo 2014, intorno alle 15, un commando di almeno sette-nove persone armate e mascherate aveva assaltato il furgone portavalori della Vigilanza Sardegna partito dalla sede di Cagliari e diretto a Nuoro con un carico di  denaro quantificato in circa 6 milioni di euro. Il furgone era scortato da un altro blindato. Arrivato in prossimità del Km 37 della Statale 131 in territorio di Serrenti il furgone era stato costretto ad arrestare la marcia in quanto un autoarticolato che lo precedeva era andato ad ostruire la carreggiata ponendosi di traverso. Contemporaneamente anche il blindato di scorta era stato bloccato. I due furgoni erano stati circondati dai rapinatori  che avevano intimato alle guardie di scendere dai mezzi: tre malviventi si erano occupati del primo furgone e, per rendere più concreta la propria azione e vanificare qualsiasi tipo di reazione, avevano sparato a distanza ravvicinata (con armi da guerra) contro i vetri del furgone, ferendo lievemente due delle guardie.

L’equipaggio del secondo furgone era stato costretto ad arrendersi sotto la minaccia di una scatoletta da cui spuntavano dei fili elettrici, appoggiata sul vetro del blindato  a dimostrazione di un possibile ordigno esplosivo.

Alcuni malviventi avevano proceduto all’effrazione del caveau del primo furgone mediante una troncatrice e, prelevati  i cartoni e le borse con il denaro, si erano allontanati dal luogo non prima di avere tentato di appiccare il fuoco ai veicoli utilizzati.

I mezzi rubati, tranne il camion, sono risultati rubati tra il nuorese ed il nord Sardegna; quello utilizzato per la fuga un Fiat Doblò è stato  rinvenuto incendiato – a distanza di giorni – nella zona di Siliqua, a dimostrazione di una probabile base logistico-operativa in quei luoghi.

Le immediate indagini da parte della Squadra Mobile della Questura di Cagliari, attraverso tabulati telefonici e attività tecniche, aveva consentito di individuare delle utenze telefoniche, attraverso le quali i rapinatori avevano comunicato nel corso della giornata dell’assalto. Una di queste utenze era stata poi attribuita alla guardia giurata Levanti attraverso un certosino lavoro di comparazione dei dati telefonici indicati.

Subito dopo la rapina le utenze “riservate” avevano smesso di funzionare ma ulteriori risultanze  hanno permesso di identificare altri soggetti,  potenzialmente coinvolti,  e attribuire i ruoli  in merito alla rapina in argomento e altra in fase di programmazione.

In pratica, così come per la rapina di Serrenti sono emerse utenze “riservate” in possesso di Levanti e soggetti collegati.

Le attività tecniche hanno mostrato, in questa fase, che Levanti si è posto come basista  fornendo le informazioni necessarie per eludere i nuovi sistemi di blocco dei caveau dei furgoni e quelle relative all’uscita e al carico degli stessi mentre un  soggetto desulese  era stato invece incaricato di convogliare le notizie a un “gruppo locale”,  verosimilmente quello che si appoggiava in aziende nelle campagne di Vallermosa, Decimoputzu e Siliqua, e al referente di un “gruppo d’assalto” ogliastrino, poi  identificato nella persona di un noto pregiudicato talanese, ex latitante.

L’identificazione del desulese è avvenuta dopo alcuni mesi: nell’ottobre del 2014 Levanti ha raggiunto Elmas incontrando, all’interno del cortile di un condominio, il soggetto desulese: a quest’ultimo, sulla base di precise misure  (fornite utilizzando un foglio A4),  ha spiegato come effettuare le operazioni di taglio del pistone idraulico che aziona l’apertura dello sportello del caveau di un furgone portavalori: in quel condominio abitava Sebastiano Silvio Peddio.

Levanti e Peddio, per eludere le investigazioni, hanno comunicato esclusivamente mediante sms o simulando cadenza straniera. Levanti ha inviato principalmente dei messaggi in codice per indicare a Peddio l’uscita dei furgoni dalla sede della Vigilanza Sardegna e le giornate propizie per il colpo.

Nel corso del monitoraggio è stato accertato come gli stessi avessero effettuato dei sopralluoghi per altri assalti che sono stati puntualmente vanificati dall’attività preventiva del Reparto Volo e Reparto Prevenzione Crimine delle forse dell’ordine, sulle indicazioni fornite dagli investigatori della squadra mobile.

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