
Classe 1990, abiti stravaganti, andatura fiera, alimentazione sana, buona parlantina e ottima cultura musicale: da questa combinazione di elementi si evince il ritratto di Michele Salis, in arte Medulla, giovane originario di Assemini, studente di filosofia con una passione grandissima per la musica e per il voler “fare musica”, al fine di poter urlare al mondo che “essere me non è poi così male, noi stessi siamo il miglior compagno di vita che possiamo avere”.

In cosa consiste il tuo genere musicale?
Nel momento in cui decidi di fare musica, o fai qualcosa che hanno già fatto ma lo fai bene, oppure ti dedichi a delle cose nuove. La mia scelta si colloca nel mezzo: si basa su generi esistenti, ma crea qualcosa di diverso. Tendenzialmente nel mio caso si parla di indie, perché è auto prodotto, ma anche di alternative, perché i brani e i testi non sono pop. Ho scelto di utilizzare poi la musica drone, perché utilizza note fisse che ricordano la tipologia dei mantra orientali, ma anche gli stili noise, dream, sperimentale, in salsa synth music e psichedelica. Posso dire che il mio genere è un incontro fra la musica orientale sacra e la musica nordica, due miei grandi amori. La voce è presente nella pasta del suono: non prevale, è un timbro quasi androgino, un po’ nasale, con qualche salto in falsetto e ogni tanto un pizzico di twang. I testi invece sono una mistione di filosofia occidentale e orientale.
Cosa vuoi raccontare attraverso la tua musica?
Ho sentito il bisogno di trasmettere qualcosa in un momento particolare della mia vita, durante il quale ho sofferto di attacchi di panico. Mi detestavo, non avevo un io forte e stabile, non mi riconoscevo nessun valore. Quando sei piccolo e vieni picchiato perchè sei gay, ti rendi conto che la realtà fa male, e pensi che la tua mente e la tua intelligenza siano il tuo riparo e la tua arma. Ho iniziato però a vedere tutto in modo eccessivamente razionale, a non capire ciò che con la mente non riuscivo a spiegare. La morte di una persona che amavo aveva sconvolto la mia vita, non riuscivo a metabolizzare più nulla. In quel periodo ho capito che l’essere umano è incapace di ascoltare se stesso. Pascal in uno dei suoi scritti dice “L’uomo ama il rumore e lo ama per non essere costretto ad ascoltare se stesso, ecco perchè abbiamo paura di rimanere da soli Nella solitudine l’uomo può guardarsi e vedere sanguinare la tripla ferita che costituisce il suo stesso essere: ignoranza, infelicità e morte”. La musica non ti lascia solo, aiuta a generare emozione e pensiero. Per me è stata una terapia, mi ha fatto rinascere e mi ha insegnato come ascoltare me stesso. Vorrei lo fosse anche per gli altri.
Perché la scelta del nome d’arte Medulla?
Medulla è una parola latina che significa “midollo”. Durante il mio percorso di rinascita, all’inizio cercavo sempre di capire chi fossi io e quali fossero gli elementi strutturali della mia personalità. Il punto è che anche questo mi ha fatto impazzire! Per il semplice fatto che ho cercato un midollo, un’essenza che non esiste, perchè noi umani siamo tutto e allo stesso tempo niente. Sono arrivato poi a capire che il nodo, l’essenza dell’uomo è l’evoluzione, il mutamento. Niente canoni, niente categorie, ma una personalità e una mente libere di poter scorrere, e in caso di necessità, mutare. La mia è una ricerca portata avanti attraverso il pensiero e le emozioni.
Quanto secondo te la musica influisce sull’uomo?
Molto. Innanzitutto perché la musica è fatta di suoni, e la scienza dice che i suoni interagiscono sul cervello, stimolando determinate sensazioni. Se tu riesci a utilizzare i giusti strumenti, i giusti effetti ma soprattutto la giusta melodia, crei qualcosa nell’animo delle persone. È un mezzo sociale, fisico, fisiologico e psicologico perchè stimola corpo, ricordo, riflessione, immaginazione e sensazioni. Quindi perchè non utilizzare un mezzo così potente per aiutare gli altri a trovare se stessi?
Dovessi descrivere la filosofia con una canzone, quale sceglieresti?
Per me filosofia e musica sono la stessa cosa. Ora farò un discorso che potrebbe sembrare superbo, ma io non ho mai visto la filosofia nella musica degli altri artisti. Ho visto la poesia, vedi De Andrè, ma mai la filosofia. E io penso di aver creato un connubio tra le due cose. Per me non sono due elementi distinti: la filosofia mi permette di impostare concettualmente il mio genere, la musica rende attraverso l’arte i miei ragionamenti filosofici. Dovessi scegliere una canzone, ti direi tutto il mio nuovo album: è filosofia in musica. Ogni pezzo tocca una tappa, un tema . Pensando a un altro artista, mi viene in mente una grande come Bjork: molti suoi pezzi possiedono temi potenti.
Tra poco uscirà il tuo primo album. Come si intitolerà?
Si intitolerà Climax, credo. Credo sia il titolo giusto poiché indica un processo in crescendo o decrescendo. La mia esistenza è stata una climax dal punto di vista della filosofia, dell’arte e della vita in generale. Vorrei fosse così anche per gli altri, in senso positivo ovviamente. Il cd comunque uscirà entro l’anno. Novembre e dicembre sono i mesi che mi rappresentano di più perchè concepisco l’emozione in senso di freddezza. È una cosa strana, ma percepisco come caldo un sentimento come l’ansia. Il mio corpo è come se si congelasse invece quando provo belle e forti emozioni. Ecco perché vorrei che le persone collegassero l’inverno al mio cd.