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Il cinema è donna. Intervista alla regista nuorese PJ Gambioli

La regista PJ Gambioli

La regista PJ Gambioli

Pj Gambioli è nata a Nuoro nel 1972. Lavora da sempre nel settore artistico, come attrice e soprattutto come regista.  Al suo attivo vanta un cospicuo numero di cortometraggi, documentari, videoclip musicali e mediometraggi.  E’ inoltre l’ideatrice della Rassegna di Cinema Indipendente Sardo, che ogni anno ospita a Nuoro giovani registi emergenti sardi e registi di fama nazionale.

Come e quando è nata la sua passione per la cinepresa?

In qualche modo sono “figlia d’arte”, nel senso che ho ereditato la passione che mio padre, in quanto tecnico di laboratorio, aveva per le telecamere e la tecnologia. Fin da bambina abbiamo avuto in casa strumenti come telecamere e video registratori che all’epoca erano molto all’avanguardia. Tuttavia devo ammettere che la passione che aveva mio padre (di filmare per ore ed ore) era per me incomprensibile. Lo trovavo addirittura noioso, visto che mi piaceva molto di più stare davanti alla macchina da presa. Con la maturità invece è emersa la comprensione e soprattutto la passione per questo straordinario mezzo di comunicazione.

Quale è stato il suo primo lavoro da regista e quale l’ultimo? Si sente cresciuta artisticamente?

Il primo è stato Bisos de Janas (sogni di fate), l’ultimo come fiction Le petit camion. Come web series Pausa Pranzo, come documentari una series che riguarda la salute e la riabilitazione fisica nella disabilità. Nel mio primo lavoro filmico ho scritto ed organizzato tutto il cortometraggio, ma non avevo nessuna esperienza come filmaker. Ho iniziato letteralmente da zero. Per le riprese mi aiutò Gianni Secchi, che non smetterò mai di ringraziare perché è stato il primo ad avermi incoraggiato a seguire questa strada. Per il montaggio non so nemmeno come ho fatto, visto che nessuno me l’aveva mai insegnato. E’ stato un piccolo miracolo. Dal debutto fino ad oggi non ho mai smesso di studiare e ritengo di essere cresciuta parecchio, formandomi praticamente in tutti i settori del cinema. Perché la conoscenza del settore è per me, oltre che appassionante, fondamentale.

Quali sono le tematiche che predilige trattare nei suoi corti?

Tematiche sociali o comunque di contenuto. Mi piacciono i film di contenuto che possibilmente fanno emozionare e che hanno la capacità di creare discussione.

Un corto al quale si sente particolarmente affezionata?

Underwater, sottacqua. Perchè in quel periodo della mia vita avevo moltissimi sogni e tantissima energia.

Si crea arte sull’onda di un’urgenza, di una necessità. Quali sono le sue? Cosa la spinge ad iniziare un nuovo lavoro?

L’amore inteso come emozione nell’elaborare esattamente quel progetto. Il movente è sempre quell’emozione che ti rende impellente tutto. E allora devi raccontare e non importa la grandezza della sfida, perché intimamente vuoi concludere il lavoro ed in qualche modo tutto questo diventa l’unica priorità. Quando mi appassiono ad un’idea si scatena in me una sequenza di emozioni e tutto mi proietta in quella direzione. Questo può essere un vantaggio come uno svantaggio, poiché se non credo in qualcosa divento molto selettiva, in sostanza preferisco non fare ciò in cui non credo veramente.

Cosa le resta dopo aver concluso un lavoro, dopo aver spento la macchina da presa?

Il film quando nasce deve camminare da solo. Non mi va di restare attaccata a quell’idea creativa. Quindi posso dire che inizialmente mi scarico dallo stress accumulato. Perchè l’esperienza è faticosa e per mesi non hai fatto altro che pensare a lui. Poi lentamente recuperi e ricordi i momenti migliori, per poi lasciarli nuovamente andare alla ricerca di nuove emozioni.

Il suo è un settore in cui è difficile essere donna?

Credo non ci sia settore dove essere donna sia particolarmente facile. Prima di oggi il cinema era prerogativa quasi del tutto esclusiva dell’uomo. Oggi seppur molte di meno, le registe donne fanno sentire la propria voce. Io credo che questa professione implica delle scelte forti, in quanto per essere praticata ha bisogno di una certa dose di indipendenza. Se il tuo tempo è impiegato nella gestione di altre priorità, allora è molto difficile conciliarle con le innumerevoli esigenze della professione.

 

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