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Cagliari. Il grido di aiuto dei “Figli della crisi”

Alcuni esponenti del movimento spontaneo “Figli della Crisi” sotto il palazzo del consiglio regionale a Cagliari

Cagliari. Presidiano il palazzo del consiglio regionale di via Roma da quasi un mese, fra tende e fornellini a gas. E non intendono mollare prima di essere stati ascoltati. Chiedono interventi concreti per il diritto allo studio e all’occupazione.

 

Sono i figli della crisi. Studenti, disoccupati e figli di cassintegrati, provenienti dalla regione più povera d’Italia: il Sulcis. Ma non solo. A lottare insieme a loro ci sono tante persone arrivate da diverse parti della Sardegna. Come Anna Moi, insegnante di Ussassai, da qualche anno in pensione. Dall’Ogliastra a Cagliari si è unita al coro di voci, al grido di aiuto lanciato da questi giovani ai quali è stato rubato il futuro.

 

“Sono un’ex insegnante, mi sento in dovere di stare accanto a queste persone nella battaglia per difendere il loro sacrosanto diritto allo studio e al lavoro. I problemi dei figli della crisi riguardano anche noi. Molti studenti quest’anno – ha rimarcato Anna Moi – non riceveranno le borse di studio dell’Ersu, a causa dei tagli effettuati dal Governo. Idonei ma non beneficiari. Non potranno quindi studiare perché le loro famiglie non sono in grado di mantenere i loro studi. Chiediamo che questi politici ci ascoltino e che il presidente Cappellacci ci riceva al più presto.”

 

Tra gli accampati ormai da 27 giorni c’è anche il figlio di un’ex dipendente Alcoa, Fabio Muntoni, 22 anni di Gonnesa, disoccupato, ex studente di agraria. Il suo sogno è lavorare la terra, la sua famiglia possiede venticinque ettari di terreno. Ma senza contributi non sa come farla fruttare. E di certo non può chiedere aiuto a suo padre, recentemente licenziato.

 

I figli della crisi, chiedono impegni precisi da parte dei nostri politici, ma da 27 giorni a questa parte non hanno ancora ricevuto risposte.

 

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