
Copertina Afghan West
Tre giornaliste alla scoperta della terra afghana.
Testi, video e fotografie per raccontare le missioni di pace in una terra controversa e piegata da conflitti e contraddizioni. Questo è “Afghan West. Voci dai villaggi”, il volume edito da Bonfirraro e ideato da tre giornaliste durante due intense settimane trascorse nella zona dell’Afghanistan dove operano gli alpini della Brigata Taurinense. Il resoconto della vicenda è stato affidato alla penna della giornalista siciliana Samantha Viva, i filmati alla video maker campana Katiuscia Laneri e gli scatti alla fotografa ogliastrina Elisabetta Loi.
Per Elisabetta, figlia d’arte, si è trattato del secondo viaggio-missione in terra afghana. Nel 2012, previo un corso di addestramento ( con simulazioni di sequestri e attentati) si era difatti trovata ad Herat con la Brigata Sassari insieme ad un gruppo di altri reporter. Quest’anno ha bissato con un team tutto al femminile, che si è rivelato vincente dal punto di vista umano, artistico e giornalistico. Tecnica, passione e grande sensibilità hanno dato alla luce un libro che racconta perfettamente il clima di incertezza che ancora oggi, più che mai, regna in Afghanistan.
Racconta Elisabetta “Questa seconda esperienza in Afghanistan mi ha arricchita profondamente e messa alla prova. Vivere negli accampamenti della Brigata, senza alcuna comodità, con l’imprevisto sempre dietro all’angolo e la terribile situazione del popolo afghano dinnanzi agli occhi ogni giorno, ha richiesto tutto il mio spirito di adattamento e il mio coraggio. Con questo nostro libro abbiamo cercato di dare voce ai protagonisti del momento di transizione che questa terra sta attraversando, prima del ritiro delle truppe militari”.
Dietro ad ognuna delle foto di Elisabetta fa capolino una storia immensa. Di donne afghane che lavorano in radio e studiano per diventare ufficiali, spesso di nascosto dalla famiglia. Di blindati Lince dentro ai quali si mastica tensione. Di militari che costruiscono strade, ponti e scuole nel tentativo di dare alla nazione gli strumenti per risollevarsi. Di bambini che giocano in mezzo alla miseria e ti seguono con lo sguardo.
168 pagine che raccontano una terra che vive di pregiudizi ed isolamento, senza la pretesa di spiegare nulla. Affermano le giornaliste nella prefazione di Afghan West: “L’Afghanistan ha mille volti. Alcuni sono incomprensibili, altri si nascondono alla vista. Siamo venute qui per capire ma la nostra è una visione parziale, non ha nulla a che vedere con i libri meditati di chi conosce questo posto da prima della guerra, da prima degli elmetti e del linguaggio militare. È solo una piccola parte di un paese che sta cambiando, visto all’interno di un mezzo certo, ma con la voglia, comunque, di raccontare anche questo. Ecco perché abbiamo scelto di guardare quei volti da vicino. Abbiamo cercato di capire cosa provano i combattenti, gli anziani dei villaggi e le donne dell’ovest. L’abbiamo fatto utilizzando un linguaggio diverso, fatto di immagini e parole, provando a raccontare questa piccola porzione di mondo a chi vorrà ascoltare”.