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Donne e arte. Intervista a Stefania Lai, artigiana lanuseina

Stefania Lai, artigiana lanuseina, ha fatto dell’arte un mestiere, una passione, un modo di vivere. Con grinta ed entusiasmo sta al timone di un laboratorio artistico che sforna quotidianamente pezzi unici, figli di estro e competenza. Un vulcano di idee, una donna che ha voglia di nuove sfide e avventure ogni giorno. Conosciamola meglio.

Quanto è difficile portare avanti un laboratorio artistico?

Il laboratorio è nato dopo anni di gavetta. Ho acquisito nel tempo esperienza con i clienti, con i materiali, con le temperature. Lavoro il vetro tramite fusione. Il vetro è un materiale che appare freddo e rigido quando in realtà è molto flessibile e pronto a farsi modellare dell’esperienza creativa. Lavorare da sola è difficile, una sfida continua, anche perché sono molto severa con me stessa.

Come sei arrivata alla lavorazione del vetro?

Dipingo, costruisco e decoro da sempre, fa parte di me. Sono arrivata al vetro in maniera casuale ma appena ho compreso che lavorandolo avrei usato la luce come materiale per dare vita ad un effetto, è nato un amore che non si è mai affievolito. Realizzo opere tra le più disparate, dai complementi dall’arredo alle vetrate. Il soggetto che prediligo raffigurare è la donna, che a parer mio ha una pienezza tutta da celebrare.

Cosa significa, oggi, essere artigiani?

Lavorare da artigiani in un momento storico come questo, significa assumersi la responsabilità di raccogliere le esperienza artistiche di chi è stato artigiano prima di te, di far dialogare il passato con il presente, di prendere in prestito esperienze e tecniche per metterle al servizio di quello che di nuovo nascerà. Un artigiano mette insieme tante intuizioni e competenze per dare vita ad opere assolutamente uniche. Le mani sono incomprese in un mondo di produzioni in serie e realtà virtuali. Ma continuo a pensare che il bello che ci circonda sia un cibo al quale la nostra anima non possa rinunciare.

La mattinata tipo nel tuo laboratorio?

Ogni giorno si progetta, si ritaglia, si assembla e si mette in forno per la fusione. Radio sempre accesa e pensieri sempre in vortice. Si incontrano i committenti e si ragiona con loro. Si sperimenta, si sbaglia, si riprova, si cercano nuove soluzioni. Il lavoro dell’artigiano è molto vario e dinamico, un vero e proprio modus vivendi.

Raccontaci dell’associazione Artimanos.

Ci siamo accorti che le associazioni di categoria non ci rispecchiavano più, così è nata ARTIMANOS, un’associazione degli artigiani del settore artistico. Insieme abbiamo organizzato esposizioni , meeting e tavole rotonde e devo dire che questa associazione è stata la dimostrazione del fatto che il nostro essere abitanti di un’isola non fa di noi ulteriori piccoli luoghi a se stanti.

E’ problematico per una donna farsi valere in un settore come il tuo?

Il mestiere dell’artigiana e quello dell’artista richiedono certamente doti spesso attribuite in passato al genere maschile. Se non altro perché spesso si lavora con una committenza impietosa, che rende il processo creativo di realizzazione una spesa non indifferente di energie. Talvolta mi è successo di notare una prima perplessità da parte dei clienti nell’affrontare con me argomenti tecnici; perplessità scemata immediatamente dinnanzi alla mia conoscenza del lavoro. Essere donna non è certo un handicap, anzi, lo considero una grande ricchezza poichè trovo che le donne abbiano una speciale capacità di comprendere anche il non detto e di facilitare l’incontro fra posizioni differenti. E’ semplicemente necessario credere nella propria preparazione ed esperienza.

Stai pensando di attivare dei corsi nel tuo laboratorio. Di che si tratta?

Mi piacerebbe aprire il laboratorio a chi ha interesse ad apprendere le tecniche di traduzione del pensiero in opera. Vorrei strutturare dei corsi volti a riunire le persone intorno ad un tavolo nel quale il vetro e alcuni altri materiali siano protagonisti. Mi piace l’idea della condivisione, del confronto. Credo che ci si debba attivare per rendere più ricco il tempo della nostra vita, per mettere a frutto le nostre capacità spesso sconosciute ed acquisire competenze nuove ad ogni età.

Cosa rappresenta per te l’arte?

L’arte è ciò di cui ci nutriamo quando siamo svegli. E’ quel cibo che profondamente, silenziosamente, riempie i nostri giorni di senso, che ci regala la possibilità di scendere in profondità.  L’arte in senso lato fa della nostra vita una vita di qualità. Per cui sono indignata per ciò che sta succedendo oggi: gli artisti sono troppo schiavi del mercato, abbandonati a se stessi, lontani dal vivere quotidiano. Questi atteggiamenti privano noi e i nostri figli della possibilità di sapere cosa è arte, di incontrala, toccarla, viverla e farla.  Il mondo dell’arte è un mondo che tutti dovrebbero poter frequentare. Mi riferisco alla gratuità dell’accesso ai musei, al materiale multimediale capillare, all’investimento nella scuola e nella società.

Come ti sei avvicinata all’arte? Quali sono gli artisti che hanno influenzato il tuo percorso?

Fin da piccola ho sempre apprezzato ed ascoltato con attenzione i discorsi inerenti alle varie forme d’arte e molto presto ho iniziato a sperimentare in prima persona. L’arte chiama, per cui si ha necessità di rispondere. Tra gli artisti, amo molto Maria Lai e Costantino Nivola e quelli che mi hanno influenzato sono tantissimi. Per quanto riguarda il mio stile, trovo collegamenti con il periodo espressionista ed i muralisti dei primi del novecento messicano. Amo anche l’art brut ( perchè è la vera e pura espressione dell’arte scevra dagli interessi di mercato) e installazioni e performance che invitano lo spettatore a far parte attivamente dell’opera.

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