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Gli Ogliastrini scrivono a Babbo Natale PARTE I

Il Natale sta arrivando e il 2012 volge al termine: tra meno di un mese, quest’anno pieno di avvenimenti passerà il testimone al 2013. E mentre i più piccini si accingono a scrivere la letterina a Babbo Natale, ci domandiamo: cosa scriverebbero i nostri ogliastrini più grandicelli in una ipotetica lettera destinata al barbuto portatore di doni? Cosa vorrebbero trovare sotto l’albero di Natale? Le prime lettere arrivano da quattro cittadini ogliastrini: Franco Sabatini, Sabrina Caredda, Pier Paolo Comida e Andrea Contu.

Franco Sabatini, 50 anni, Consigliere Regionale

Il Natale  è un momento che fin da bambini ci ha aiutato a sperare e a ritrovare la fiducia in noi stessi e negli altri. Purtroppo questo 2012, per tantissime famiglie, non è stato un anno sereno, ma al contrario  pieno di preoccupazioni  e di paure. Manca il lavoro e quando c’è,  per tante famiglie,  non basta a garantire loro una vita dignitosa. La prima cosa che vorrei è che il 2013 fosse l’anno della ripresa economica, fosse l’anno in cui aumentano le possibilità di poter trovare occupazione. Vorrei impegnarmi di più nella costruzione di una politica con la P maiuscola, una politica più vicina ai cittadini, più attenta a risolvere i problemi della comunità, una politica che rappresenti uno strumento importante per cambiare le cose. Vorrei invitare gli ogliastrini a denunciare e criticare quando le cose non vanno per il verso giusto e ad essere più attivi: solo con la partecipazione alla vita sociale e politica, le nostre esistenze, i destini delle nostre comunità, potranno migliorare. Il Natale può essere un momento di speranza per tutti, solo se ciascuno di noi coltiva la speranza attraverso il proprio impegno civile; un impegno personale  che sappia guardare all’altro, alla propria comunità, con occhi diversi:  proprio questo scriverei nella mia lettera di Natale.

Andrea Contu, 29 anni, impiegato

Caro Babbo Natale, forse sono un po’ grande per mandarti una letterina. Ma sai, le idee, i sogni le speranze si hanno anche da grandi!. Lavoro come impiegato comunale con un contratto co. co. pro., che vuol dire “oggi lavoro, domani chissà”. Non sono tante le cose che ti chiederei per il posto in cui vivo, ma vediamo di fare una breve lista : meno esodi dei miei coetanei fuori dalla Sardegna, più ogliastrini che restino qua, più terra e meno cemento , più identità isolana e meno mito americano, più turismo sostenibile e meno turismo “da villaggio turistico”, più associazioni giovanili, una diversificazione delle proposte, ma anche (e soprattutto) più politica concreta e meno “ideologizzazioni” universali. Mi rode pensare, caro Babbo Natale, che ci dobbiamo sentire inferiori ad altre realtà quando non ci manca proprio niente.

Sabrina Caredda, imprenditrice

Caro Babbo Natale, l’unica cosa che mi viene da chiederti è la serenità. La spensieratezza. Sai quella che si aveva da bambini, quando l’unica preoccupazione era quella di trovare il “trocco” giusto, nelle strade sterrate per fare le pentoline di terracotta? Oggi, a distanza di “qualche anno”, le strade sono ancora sterrate, ma la spensieratezza non c’è più.

Pierpaolo Comida, 29 anni, geologo

Caro Babbo Natale, nonostante sia un po’ troppo grande per scriverti, ho alcuni desideri che da tempo aspetto di vedere esauditi. Sono un geologo con una passione profonda per i vulcani e volontario di Greenpeace Italia da oltre un anno, attraverso il quale applico tutta la mia passione e dedizione nel proteggere e preservare l’ambiente in cui vivo. Tra i tanti desideri che ho nel cassetto, ho deciso di chiederti solo una cosa che in realtà permetterebbe di risolvere tanti problemi, a Tortolì come in altre parti del mondo. Vorrei che le persone comuni, prendessero coscienza del potenziale che hanno come singoli e del peso che la loro disinformazione e ogni loro singola azione ha sul resto dell’ambiente. Dovrebbero prendere coscienza del fatto che sono parte dell’ambiente in cui vivono, ricordare che sono solo una specie tra le tante e che se danneggiano l’ambiente in cui vivono, danneggiano sé stessi e chi verrà dopo di loro. Oltre a questo, vorrei che le persone si rendessero conto di avere tutto, e che scelte che a loro appaiono come scontate, significano per qualche altro essere vivente, continua fonte di sofferenza.

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