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Scrittura. Marco Conti si racconta

Vistanet  - Scrittura. Marco Conti si raccontaMarco Conti, classe 1985, è originario di Quartu S.Elena. Dopo la laurea in scienze dei servizi sociali, ha iniziato a lavorare come assistente sociale in una comunità per minori ad Esterzili e presso due centri della propria città. Recentemente ha pubblicato un delicato romanzo che ha già avuto entusiastici feedback da parte del pubblico: “Dalla ceneri della fenice”. Un giovane uomo di grande talento e umanità, traboccante di passione ed interessi. Conosciamolo meglio.

“Dalle ceneri della fenice”: raccontaci di cosa parla questo tuo romanzo.

È un racconto di speranza, di forza e di rinascita. E’ la storia di Lorenzo, un ragazzo che si trova ad affrontare lo scritto di italiano dell’esame di maturità. In questa situazione si lascia andare ai propri ricordi e attraverso un lungo flash back ripensa a quello che è stato il proprio difficile percorso di crescita: a quando le vicissitudini del proprio passato lo hanno costretto a riscrivere daccapo la sua storia; a quando all’uscita di scuola, a quattordici anni, trovò ad attenderlo un assistente sociale che lo portò in una casa famiglia per minori. Qui Lorenzo volterà pagina, inizierà a valorizzare le proprie risorse e a scegliere le tinte, le tonalità e le sfumature con le quali dipingere il proprio futuro. Imparerà a “specchiarsi nel cielo”, a rinascere dalle ceneri del proprio dolore, dalle ceneri della fenice.

Cosa  rappresenta per te la scrittura?

Per me la scrittura è evasione dalla quotidianità all’interno della quale mi muovo. Mi permette di trovare nuovi stimoli, di proiettare  la mia mente e il mio cuore all’interno di un mondo dove sono io che decido come devono andare le cose, dove sono io che decido quali emozioni e quali sensazioni devono andare in campo e quali devono invece farsi momentaneamente da parte. Inoltre mi dà la possibilità di esprimere liberamente e senza inibizione quello che sento dentro, cosa che nella routine di tutti i giorni non sempre riesco a fare con altrettanta naturalezza.

Quanto ha influito il tuo lavoro sulla trama del libro?

Sicuramente la mia professione di assistente sociale ha influito in maniera determinante non solo sulla trama del racconto, ma anche sul messaggio di speranza e di rinascita che ho tentato di lanciare. In questo racconto ho cercato di coniugare non solo quelle che sono le professionalità e le competenze tipiche di un assistente sociale, ma soprattutto di dare spazio e libero sfogo alle emozioni, alle sensazioni e ai sentimenti che hanno accompagnato tutta la mia esperienza professionale.

Cosa pensi del panorama culturale sardo?

Ritengo che il panorama culturale sardo sia ricco, florido e assolutamente di qualità. Oltre agli artisti sardi che hanno trovato la giusta collocazione e che sono riusciti a condividere le proprie passioni nel modo migliore, ci sono anche tanti artisti giovani, che con entusiasmo e speranza tentano di far udire la loro voce. Fortunatamente oggi mi pare vi sia una maggiore attenzione verso questi artisti e una maggiore tendenza a concedere loro la possibilità di mettersi in mostra, con la giusta fiducia e la giusta disponibilità.

Quali scrittori ti hanno influenzato? Cosa stai leggendo in questo momento?

Partendo dal presupposto che ciò che si scrive è senza dubbio il riflesso di ciò che nella vita si è letto, credo di essere stato in qualche modo influenzato dalla voglia di giocare con le parole tipica di Alessandro Baricco e dal tentativo di suscitare sensazioni attraverso uno stile di scrittura chiaro e lineare di Niccolò Ammaniti. In questo momento sto leggendo “Lo stato delle anime” di Giorgio Todde.

Tre libri che sono stati importanti nella tua vita e che consiglieresti ai nostri lettori.

Senza dubbio un libro che porterei sempre con me è “Il piccolo principe”, che ho letto e riletto innumerevoli volte, cogliendone sempre sfumature diverse e nuovi spunti di riflessione. Lo consiglierei a qualsiasi tipo di lettore perché non si è mai troppo vecchi per smettere di sognare. Il secondo libro che consiglierei è “Kafka sulla spiaggia” del giapponese Murakami Haruki, che trovo un capolavoro di genialità e di comunicazione, perché mi ha fatto ridere e sorridere per la paradossalità e apparente improbabilità di certe situazioni, e allo stesso tempo mi ha fatto piangere perché, come pochi altri, mi è arrivato dritto nel cuore. Il terzo libro che mi porto nel cuore è “Novecento”, di Alessandro Baricco, che non mi stanco mai di rileggere, e ogni volta mi chiedo come sia possibile raccogliere così tante emozioni in così poche pagine.

Hai altre passioni oltre alla scrittura?

Oltre alla scrittura la mia grande passione è il calcio. Infatti gioco fin da bambino nel ruolo di portiere. Tutt’oggi nonostante gli impegni lavorativi riesco ad allenarmi con una certa regolarità e a disputare con entusiasmo il campionato di prima categoria.

Progetti per il futuro? Pubblicherai ancora?

Sicuramente nell’immediato il mio intento è quello di tentare di far conoscere a quante più persone “Dalle ceneri della fenice”, perché è un messaggio in cui credo molto. Mi piacerebbe avere la possibilità di parlarne in qualche scuola, perché ritengo che affrontare il tema della speranza in una maniera un po’ particolare e diversa dal solito potrebbe essere un’esperienza quantomeno interessante per ogni studente. Non so se pubblicherò ancora, sicuramente non smetterò di scrivere perché mi dà delle splendide sensazioni alle quali non vorrei rinunciare. Ho appena terminato un breve racconto dal titolo “Tempi sospesi” e nel tempo cercherò la serenità e la calma per capire se condividerlo con il pubblico.

 

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