Immaginate di fingere di essere un’altra persona per 41 lunghissimi anni.

E’ accaduto in India, nello Stato del Bihar, dove è stata scoperta la frode più che quarantennale di un uomo di 62 anni.

Nel 1977 una ricca famiglia della zona di proprietari terrieri segnalò la scomparsa del figlio, Kanhaiya Singh, un ragazzo di 16 anni. Dopo alcuni anni del ragazzo non si ebbe notizia fino a quando, nel 1981, un giovane si presentò affermando di essere la persona scomparsa.

Forse per la somiglianza, forse per la cecità accusata dall’anziano padre del ragazzo, il giovane fu creduto e inserito in famiglia. La madre non lo accettò mai, anzi lo denunciò subito, ma il volere del padre ebbe il sopravvento.

A distanza di quasi 40 anni però l’impostore è stato smascherato. Dayanand Gosain, così si chiama il “Lupin dell’identità”, dopo è stato giudicato colpevole di furto d’identità, imbroglio, associazione a delinquere. Dovrà scontare una condanna in carcere di sette anni.

Una pena tutto sommato accettabile per lui visti gli ultimi quattro decenni trascorsi negli agi, con tanto di laurea e proprietà gestite come vero erede della famiglia Singh.

La storia dei tre marinai dispersi sull’atollo di Pikelot, nel mezzo del Pacifico, per una intera settimana sembra uscita da un romanzo. Sono stati trovati grazie alla loro abilità nel tracciare la parola “Help” sulla spiaggia con delle foglie di palma.

I tre pescatori sono rimasti bloccati su un isolotto per oltre una settimana, vivendo di noci di cocco e acqua di un pozzo. I loro familiari hanno lanciato l’allarme quando non sono tornati da Pikelot, e l’intervento tempestivo delle autorità di Guam e delle forze militari statunitensi ha giocato un ruolo fondamentale nel ritrovamento e nel salvataggio dei marinai dispersi.

Prima del loro recupero sono stati lanciati diversi pacchi di sopravvivenza e una radio per stabilire un contatto con i naufraghi per assicurarsi che fossero in buone condizioni di salute e per fornire loro ulteriori supporti durante l’attesa del salvataggio.