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Clamorosa scoperta a Roma: trovata una seconda Gioconda che potrebbe essere di Leonardo Da Vinci

Una scoperta straordinaria che potrebbe riscrivere la storia di una delle opere pittoriche più famose al mondo, quella avvenuta a Roma nel 2019 e resa nota in queste ultime ore, come raccontato dal quotidiano La Repubblica.

In un deposito di Montecitorio, sede della Camera dei Deputati, è stato trovato un quadro molto simile alla celebre Gioconda di Leonardo Da Vinci e che secondo gli esperti potrebbe essere stato dipinto dallo stesso genio toscano o dai suoi allievi dietro sua supervisione.

A rivelare il legame tra quest’opera e Leonardo è stato il questore della Camera, Francesco D’Uva. «Si tratta di una copia del quadro del Louvre realizzata dalla bottega di Leonardo, forse addirittura con la sua stessa collaborazione – spiega a Repubblica l’esponente del Movimento Cinque Stelle -. Il dipinto, adesso, verrà conservato nella sala Aldo Moro della Camera: La Camera dei Deputati è il luogo adatto, riceve oltre 200mila visitatori lʼanno, tra i quali più di 60mila studenti».

Sul sito della Camera è presente una descrizione dettagliata dell’opera con tanto di immagini. «L’opera – si legge – è pervenuta nel 1892 alla Galleria Nazionale dalla collezione Torlonia, nei cui inventari è documentata a partire dal 1814, come “copia della Gioconda di Leonardo da Vinci”. Giuseppe Antonio Guattani, estensore dell’inventario Torlonia del 1817-1821, aveva attribuito il dipinto a Bernardino Luini, riferimento poi omesso nei successi inventari della collezione romana. L’opera è citata, ancora nel XIX secolo, in un commento all’edizione del 1851 delle Vite del Vasari, insieme con altre copie derivate dal celeberrimo capolavoro leonardesco: “in Firenze in casa Mozzi; nel Museo di Madrid; nella Villa Sommariva sul lago di Como; presso il Torlonia a Roma; a Londra presso Abramo Hume, e presso Woodburn; e nell’Ermitage di Pietroburgo […] e finalmente un’altra copia nella Pinacoteca di Monaco. Purtroppo restano sostanzialmente ancora sconosciute le precedenti vicende materiali del quadro, che fu trasferito su tela, forse in Francia nella seconda metà del XVIII secolo, come lascerebbe supporre la grafia di un foglietto di carta incollato al telaio, scritto appunto in francese, che menziona esplicitamente l’operazione di trasporto della pittura. Altrettanto incerta è pure l’identità del copista, e persino una sua generica collocazione geografica e cronologica, né, in questo senso, risulta di grande aiuto la diretta analisi comparata con l’originale leonardesco, trattandosi appunto di una copia che aspira a replicare diligentemente il suo modello. Dopo lo scrupoloso intervento di pulitura e restauro condotto nel 2019, la tela delle Gallerie Nazionali consente comunque di apprezzare non solo la fedele aderenza del disegno al prototipo – più pronunciata rispetto ad altre copie oggi note della Gioconda – ma anche una serie di dettagli che possono forse contribuire a far luce sulla lunga e travagliata genesi della celeberrima tavola leonardesca, ancora non del tutto chiara, nonché sulla storia della sua precoce e fortunata ricezione. In particolare, la redazione del paesaggio sullo sfondo, il taglio dell’inquadratura e certi dettagli nella resa dell’abbigliamento, come il merletto che sporge dalla scollatura dell’abito, possono far pensare che l’ignoto pittore abbia avuto l’opportunità di studiare e replicare l’originale in condizioni diverse e verosimilmente più leggibili rispetto a quelle in cui ci appare oggi».

FOTO: CAMERA DEI DEPUTATI

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