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Addio a Paolo Beldì, storico regista di “Quelli che il calcio”

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È morto Paolo Beldì, regista della storica trasmissione di Rai 2 “Quelli che il calcio”. Aveva 66 anni.

Il regista televisivo è morto a causa di un arresto cardiaco. Al suo timone è nato il mitico programma di intrattenimento sportivo condotto da Fabio Fazio e poi da Simona Ventura. Insieme allo stesso Fazio, ai giornalisti Marino Bartoletti, Carlo Sassi e Idris Sanneh, e a tanti altri personaggi la trasmissione divenne un cult tra gli appassionati di calcio e non. Quando durante il programma partiva l’inno della Fiorentina, significa che i Viola avevano segnato un gol. Il regista era un gran tifoso della squadra toscana.

Bellissimo il ricordo di Marino Bartoletti: «Ci eravamo parlati l’altro ieri. Mi aveva detto che, come regalo di compleanno (l’11 luglio), gli sarebbe piaciuto vedere l’Italia nella finale degli Europei. L’Italia ha fatto il suo dovere, lui invece se n’è andato: e non si fa così, Paolino! Paolo Beldì è stato il nostro regista di “Quelli che il Calcio”: una trasmissione che senza la sua lucida follia (e ovviamente la sua grandezza) non sarebbe mai stata tanto bella. E poi Sanremo, e poi “Anima mia”, e poi gli show di Celentano che non faceva un passo senza lui… E poi di che parliamo? Era un piccolo, frenetico, generoso genio. E soprattutto un uomo gentile e di enorme, quasi infantile bontà. Purtroppo anche un po’ solo…Ora “garrisca al vento” il labaro viola della sua squadra del cuore. Era probailmente l’unico novarese che tifava per la Fiorentina: e questo la dice lunga sulla sua voglia di remare sempre controcorrente.
“Mi hanno un po’ dimenticato” mi dicevi con pudore. Sarai sempre nel nostro cuore Paolino, altrochè».

Anche Fazio lo ricorda: «Con Paolo Beldì abbiamo lavorato insieme dieci anni straordinari. Avevamo raggiunto un’intesa pazzesca a ‘Quelli che il calcio’, lui con le immagini partecipava al dialogo, commentava, interveniva. La sua regia parlava ad alta voce, quasi sempre ironizzando. Me lo presentò Bruno Voglino quando facevamo ‘Diritto di replica’ su Rai3 e lui inventò una cifra stilistica di racconto da grande appassionato di televisione, cresciuto alla scuola di Beppe Recchia, dove la regia aveva una funzione fondamentale nel racconto. Cifra che divenne fondamentale in ‘Quelli che il calcio’. Era un uomo molto ironico ma anche molto solitario. La sua regia era fatta di grande qualità, una qualità che passava anche per le scene costose e per un numero di telecamere notevole e credo che anche per questo lo abbiamo visto sempre meno. Perché oggi è tutto all’insegna del taglio, del risparmio e del consumo istantaneo».

Questo infine il commiato di Simona Ventura: «Quando sono arrivata a Quelli che il calcio nel 2001 ho pensato quanta fortuna avessi avuto nel vederti ancora lì , in cabina di regia. Sei stato una guida preziosa in quegli anni di risultati strepitosi, uno dei pochi registi che ha creato uno stile, una cifra tutta sua (autore fra noi autori) . Non ti dimenticherò mai Paolo e, sinceramente, Grazie, te l’ho detto troppo tardi».

 

 

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