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Curiosità. La pianta carnivora di Seui: la Pinguicula Sehuensis. Intervista al dott. Cannas, uno degli autori del ritrovamento

 

Il Prof. Siegfried Jost Casper ha definito il ritrovamento della Pinguigula Sehuensis il maggior contributo per la tassonomia del genere Pinguicula (Lentibulariaceae) in Europa, degli ultimi cinquant’anni. Casper, un luminare della botanica, è considerato il massimo esperto sulle pinguicule, oltre all’autore di testi considerati punto di riferimento in materia.

La scoperta di questa specie di pianta carnivora ribattezzata Pinguicula Sehuensis, che si trova nei monti del territorio di Seui, è stata realizzata dal dott. Marcello Cannas, il prof. Gianluigi Bacchetta e il prof. Lorenzo Peruzzi, che hanno pubblicato lo studio sulla prestigiosa rivista scientifica Phytotaxa nel 2014.

«La prima volta che vidi questa pianta fu nel 1992 – racconta Cannas – mentre scattavo delle foto sulle piante endemiche di Montarbu, per il mio libro (Il bosco incantato 2003 ed. Domus de Janas – ndr -). Mi accorsi che era una pianta non catalogata, e mi ripromisi di parlarne al prof. Pier Virgilio Arrigoni, docente di geobotanica di Firenze che spesso veniva a Seui per le sue ricerche». 

Ma questo non avvenne, e solo nel giugno del 2013 durante il Summer School di dottorato, Cannas parla del suo dubbio sulla specie di pianta endemica avvistata nove anni prima, al prof Bacchetta, docente di botanica e responsabile del Centro di biodiversità dell’Università di Cagliari. «Bacchetta mi disse che stava portando avanti uno studio da qualche tempo sulla stessa pianta. Sarebbe stato un vero e proprio scoop botanico, quindi serviva massimo riserbo, e avremmo dovuto continuare lo studio insieme». 

Così è stato. Cannas, conoscitore della zona, si è occupato del monitoraggio individuando le otto zone dove la rarissima specie di Pinguicula Sehuensis vive, e in seguito alla raccolta dei campioni, è continuato lo studio scientifico sui cromosomi del vegetale. Questa operazione è stata compiuta a cura del prof. Peruzzi del dipartimento di biologia dell’Università di Pisa. «Dall’analisi dei cromosomi è risultato che la Pinguicula Sehuensis è un tipo di pianta ancestrale, la possiamo considerare un’antenata di vari esemplari della stessa specie. E’ imparentata con la Pinguicula Corsica, anche se con caratteristiche del tutto particolari. La scoperta ha colmato una lacuna scientifica – spiega Cannas – perchè gli studiosi per anni avevano escluso la presenza di questa specie in Sardegna». 

Cannas oltre ad essere un geologo è commissario capo del corpo forestale di vigilanza ambientale, e così descrive la rara pianta carnivora sarda: «La Pinguicula Sehuensis è una pianta casmofita calcicola, il suo habitat si trova nelle fessure di rocce con alto valore di pH come quelle calcaree, travertino e conglomerati. Cresce su pareti esposte a nord-nord-ovest, ad altitudini comprese tra 1035 m e 1185 m. Alta fra gli otto e i quattrodici centimetri, le rosette quando completamente sviluppate hanno foglie lunghe fino a 5 cm, ampie, di un verde e giallo brillante. La corolla appare relativamente grande, bilabiata e piuttosto aperta, con lobi corollini obovati abbastanza larghi. Lo sperone è lungo, dritto e sottile. I petali e il tubo si presentano di colore viola brillante che contrasta notevolmente con una parte bianca alla fauce. Lobi e tubo hanno leggere venature più scure». Per sopravvivere e alimentarsi, ha un metodo del tutto particolare, illustra Cannas. «Cattura gli insetti rilasciando sulle foglie una sostanza mucillaginosa e poi li assorbe lentamente per degrado progressivo». 

Erroneamente alcune testate giornalistiche avevano parlato della scoperta dell’ unica di pianta carnivora in Sardegna, quando invece è presente anche un’altra specie che cresce spontaneamente: l’Utricularia Vulgaris, che vive nello stagno di Platamona, nei pressi di Sassari.

Marcello Cannas è anche l’attuale sindaco di Seui, e vorrebbe fare della Pinguicula Sehuensis il simbolo di questo progetto a cui tiene molto. «Un Museo di Scienze Naturali e Geologia a Seui. Perché il nostro futuro è la tutela dell’ambiente e la conservazione delle biodiversità. Dobbiamo puntare su quello, ma non con una visione di un parco “mummificato”, bensì con la sinergia tra la popolazione e gestione del territorio. E questo si potrebbe fare se le istituzioni comprendessero che non si ha tutela e valorizzazione del patrimonio ambientale, senza il coinvolgimento delle persone che ancora risiedono nei paesi dell’interno. Oltretutto il nostro paese è stato sede di un importante bacino minerario di Antracite, ed era doveroso immaginare una sezione del futuro Museo su questo campo». 

A breve nel territorio di Seui potrebbero essere classificate nuove specie di piante uniche al Mondo. Oltre alla nuova Pinguicula, lo scrigno botanico del Tonneri potrebbe regalare altre preziose sorprese.

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