In questi giorni è stata affidata la gara di progettazione del Museo Mater a un gruppo di professionisti (Studio di Architettura Ortu e Pillola Associati, Arch. Federico Aru, Arch. Michela Serra, Dott. Marcello Carlotti) formato da ingegneri, architetti e antropologi culturali i tempi di consegna del progetto si aggirano attorno ai 6 mesi dopo inizieranno i lavori.
Il corpo centrale del Mater è stato individuato nella riconversione di un ex edificio scolastico. Il rinnovamento dell’edificio parte dunque dalla trasformazione della sua immagine esteriore con una sua nuova e ricercata espressività che si leghi ai temi del museo. La strategia per il volume esistente prevede il mantenimento delle facciate attuali, che vengono uniformate con la giustapposizione di una membrana metallica permeabile. Oltre alla definizione di un nuovo volume astratto, la lamiera stirata permette la schermatura della luce solare, favorendo l’ombreggiamento delle facciate e contribuendo al miglioramento delle prestazioni energetiche dell’edificio.
Alla sintesi formale che contraddistingue il volume rinnovato si contrappone una ricerca di forte matericità. In particolare, una nuova cassa metallica leggera rivestita con dei fogli di acciaio riconfigura l’accesso del Mater, definendo sul prospetto principale una prima pala espositiva che potrebbe accogliere il logo del museo o il programma degli eventi.
L’acciaio rievoca la matericità della componente ferrosa degli strumenti tradizionali per la lavorazione della terra, e la sua patina il degrado superficiale che il tempo ha inesorabilmente disegnato.
Nella parte antistante il volume ricoperto dalla lamiera stirata è posizionato un piccolo giardino per la coltura di piante aromatiche e officinali che con le loro varietà di profumi e colori durante le stagioni aiutano ad inquadrare uno dei temi principali del progetto: la ciclicità dei tempi e l’intermittenza di spazi ed esposizioni.
Un unico piano esterno sostituisce i due livelli attuali dello spazio antistante l’accesso. Grazie alla demolizione della recinzione si configura un nuovo spazio urbano, completamente pubblico, pensato come una grande sala espositiva all’aperto, infatti la dilatazione dello spazio pubblico della strada concorre alla definizione di un nuovo piano che potrebbe contenere alcuni tra i pezzi più grandi della collezione. La risistemazione delle aree esterne di pertinenza del museo prevede il richiamo ad alcuni elementi fondativi della produzione agraria: uno specchio d’acqua disegna il piano di accesso al museo, mentre nella parte antistante il volume ricoperto dalla lamiera stirata è posizionato un orto/giardino per la coltura di piante aromatiche e officinali che con le loro varietà di profumi e colori durante le stagioni aiutano a variare immagini e profumi dello spazio pubblico al variare delle stagioni.
La distribuzione planimetrica interna non stravolge l’impianto originario, ma lo adatta ai nuovi usi e alle flessibilità richieste. La demolizione di alcuni tramezzi diventa invece opportunità per una rimodulazione dello spazio espositivo, che si presenta sostanzialmente come un grande e unico spazio definito da “muri cavi” e “scatole”. Questi concorrono all’allestimento dello spazio museale, oltre che alla definizione di nuove spazialità all’interno dell’edificio esistente.
Come già espresso il museo proposto proietta i suoi interessi ben oltre i confini della sua architettura volendo essere punto di riferimento per la vita sociale, didattica, produttiva di Loceri e non solo.
In primo luogo è immediato cercare un primo legame con il mondo della didattica dalle scuole materne, elementari, medie, superiori, alle università che si vorranno avvicinare ai i temi della produzione agraria da una prospettiva più innovativa, attraverso un approccio conoscitivo più aperto e stimolante, grazie all’alto grado di interattività e multimedialità proposto. La sala congressi si presta molto bene ad un uso seminariale o alle attività di gruppo che si fanno spesso nelle scuole nelle ore dei laboratori a carattere tecnico-scientifico. La stessa aula potrebbe essere meta di lezioni, seminari o congressi aperti a carattere divulgativo.
La parte museale del Mater potrebbe essere sicuramente un elemento attrattivo per le scuole del territorio e dell’Isola di grandissimo valore per la riscoperta di un tema così importante come la produzione agraria, non solo in termini storici, ma anche futuri. Gli orti e le vigne didattiche, diffusi per il paese e il territorio ogliastrino, darebbero un ulteriore impulso verso l’obiettivo di avvicinare i più giovani a questi temi.
Il senso del museo proposto è quello di essere un luogo inclusivo e che vuole sfruttare la tecnologia attuale per alimentare conoscenze, contenuti, prospettive, dibattiti. Per questo sarà possibile interagire con i contenuti del museo, aggiungere le proprie conoscenze o i propri ricordi attraverso la componente tecnologica del museo o attraverso la rete, creando contenuti sempre vivi, mutevoli, che rimbalzano tra i visitatori. L’idea che le persone possano contribuire direttamente ai contenuti del museo aggiungendo le loro conoscenze nel portale web e negli schermi multimediali, rende ogni visita stimolante, speciale e differente dalle altre. Un museo pubblico, letteralmente: in esso tutti potremmo partecipare a definirne e migliorarne i contenuti. Si immagina un museo che, proprio perché si proietta oltre la staticità della cartina e del pannello stampato, sia un’esperienza piacevole da vivere anche se la si è già vissuta.
Questa concezione farebbe del Mater un possibile ulteriore attrattore turistico per Loceri. Un museo unico nel suo genere per temi, esposizione e contenuti.