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“Nassara e la guerra dei poveri”. Deligia, l’ex funzionario dell’ONU innamorato dell’Ogliastra racconta gli anni in Ciad

Nell’Ottocento, gli europei si spartirono l’Africa attorno a un tavolo a Berlino, armati di matita e righello, senza immaginare le conseguenze di questo atto violento e arrogante. Nel 1975 il Ciad era indipendente da appena 15 anni, ma solo sulla carta. Le popolazioni di questa terra erano povere e analfabete, e la loro politica era guidata dai francesi. Questi ultimi, lasciando il paese, avevano trasmesso il potere alle genti del Sud, popolazioni animiste convertite al cristianesimo e impiegate nella lavorazione del cotone. Le genti del nord est, allevatori nomadi musulmani la cui cultura è stata forgiata dalla dura vita del deserto, furono escluse. La fame e la siccità inaspriranno il conflitto – che era sempre esistito – dando inizio a una serie di sommosse che sfoceranno in un colpo di stato e in una guerra civile.

E’ in questo contesto che si dipana la storia, autobiografica, racconta per le edizioni Condaghes da Gianni Andrea Deligia. Nato a Meana Sardo nel 1949, Deligia si laurea in scienze politiche a Cagliari e frequenta un corso post laurea a Beirut. Nel 1975 svolge il servizio civile in Ciad. Da qui ha inizio la sua carriera internazionale con l’ONU. Dal 1977 al 2011 si occuperà di sviluppo, rifugiati, emergenze umanitarie, governance degli stati e mantenimento della pace, lavorando in Africa, Medio Oriente, Asia centrale ed Estremo Oriente.

In “Nassara e la guerra dei poveri” (Edizioni Condaghes, e-book Amazon) Deligia racconta i nove anni trascorsi in Ciad, dal 1975 al 1983.  Spinto dalla curiosità verso terre e culture lontane, giunge in Ciad a 25 anni e viene subito travolto dagli eventi. Diventa capo redattore di Tchad et Culture, l’unica rivista del Paese, scritta in francese. A quei tempi la maggioranza dei ciadiani era analfabeta e conoscere quello che succedeva nelle diverse regioni del paese non era facile. Il calcio era uno dei pochi elementi capaci di unire le diverse popolazioni, dal deserto del nord est alla relativamente fertile savana del Sud. Unico giocatore bianco del campionato nazionale di calcio, Gianni diventa famoso come Nassara, “L’uomo bianco”.

Si incontra e scontra con una realtà molto diversa dalla sua, che lo affascina stregandolo con le tante contraddizioni. Nel 1977 si trova a lavorare per l’ONU e per il governo del Ciad, per far sì che io ciadini potessero scrivere la propria storia. Nel 79 la guerra civile raggiunge la capitale. Gianni intreccia così la storia della sua giovinezza con quella di questo paese. Qui si innamora, si sposa, mette su famiglia, fa carriera e decide di restare anche durante la guerra, lottando come funzionario dell’ONU accanto alle donne e ai bambini del Ciad.  

Deligia, nella sua vita di coraggioso girovago, ha trascorso del tempo anche in Ogliastra. Il padre era ferroviere a Gairo Scalo e responsabile della linea Seui-Lanusei. «A Gairo – racconta l’ex funzionario ONU – ho fatto la quinta elementare. E lì che per la prima volta abbiamo avuto l’acqua in casa e l’elettricità. E’ sempre lì che ho cominciato a giocare a pallone e a scoprire i piaceri della corsa a piedi che fa ancora parte della mia vita. Durante il periodo universitario per mesi ho insegnato alle scuole medie di Ussassai e poi di Bari Sardo. Negli anni successivi sono tornato spesso in Ogliastra, per qualche giro tra Seui, Ussassai, Jerzu e  Tortolì. A parte la bellezza della natura, mare incluso, è in Ogliastra che ho sviluppato l’amore per “su casu agedu” e per il prosciutto».