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La lettera. Mamma full time per 8 anni: sul reddito di maternità. “Quando la realtà fa più paura della distopia”

Incrementare il tasso di natalità, incentivando le donne a fare figli ed avere la possibilità di seguirli a tempo pieno. Questo è l’obiettivo del “Reddito di maternità” , la proposta di legge di iniziativa popolare promossa dal Popolo della Famiglia e sostenuta in Sardegna da Fortza Paris e Riformatori Sardi, che sarà sottoposta alla nuova Giunta regionale guidata da Christian Solinas. L’idea è quella di dare un contributo economico di 1000 euro netti al mese a ogni donna disoccupata, per una durata di 8 anni, ogni volta che si ha un figlio.

“Ecco la prima grandissima perla dal nostro governo regionale. E ovviamente l’unica cosa che si può pensare è che talvolta la realtà faccia più paura della distopia”, scrive Martina Marras, professoressa di filosofia. “La nostra visione è quella di liberare la donna dalla schiavitù del lavoro”. Ve lo ripeto: LIBERARE LA DONNA DALLA SCHIAVITÙ DEL LAVORO. Rabbrividisco al pensiero che in una conferenza stampa qualcuno abbia potuto dire una frase del genere. Mi fa orrore come poche cose.

Certamente una buona politica deve avere a cuore la questione della genitorialità. Attenzione, non solo della maternità. E poi quale “maternità”? Questa alla fine dei conti è la questione principale. Se non facciamo figli (e questo è un problema?) forse la cosa migliore sarebbe provare a chiedersi il perché. Se la risposta è che non li vogliamo, poco si può obiettare. Se la risposta è che non possiamo, mi aspetterei soluzioni più serie. La politica che “regala” soldi a pioggia è una politica che fa schifo di per sé: non ha idee, non è in grado di fare progetti e creerà più problemi che altro. Questo in generale. Nello specifico assistiamo alla vergognosa riproposizione di un modello patriarcale che fa schifo. Perché chi crede che le donne non facciano figli perché lavorano non ha capito niente (al massimo potrebbe essere il contrario). E chi pensa di fornire un aiuto alle mamme pagandole per stare a casa 8 anni ha capito ancora meno di quelli che sono i problemi della genitorialità oggi.

Una politica attenta alle esigenze VERE delle madri (e dei padri, che però hanno molto meno bisogno di tutele) è quella che parla di asili, di congedi non farlocchi fruibili davvero da entramb*, di tutele sul lavoro, di paghe eque, di controllo per chi non rispetta le leggi (certamente insufficienti) attualmente in vigore.

Il lavoro di cura va riconosciuto come tale e dunque pagato. Questa è l’unica sfumatura che mi trova in accordo in questa drammatica iniziativa. Ma le premesse ideologiche non possono non avere un peso: pagare le madri per stare a casa e liberarle dalla schiavitù del lavoro è ben diverso dal riconoscere il valore del lavoro domestico. Se fare la madre (o il padre DIO SANTO, DOVE SONO I PADRI?) è un lavoro – o può esserlo, se qualcun* lo vuole – un lavoro di cui le società devono essere grate, beh, allora dovrebbero cambiare anche un po’ di condizioni: vogliamo creare un precariato delle madri? Tempo determinato 8 anni e poi? Di fronte a quale Tribunale si potrà impugnare il licenziamento per chiedere la stabilizzazione? E i contributi? Eh? Vi direi nuovamente che tutto ciò mi fa schifo, se non mi facesse tremendamente paura. Nelle distopie femministe, dove le donne sono quasi sempre ridotte a mere fattrici, di norma ci si chiede “come è iniziato tutto questo?”. Secondo me inizia proprio così“.