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Una caramella per la festa della donna? Calma e gesso, non offendetevi, non è come sembra

Sgombriamo subito il campo: non era colpa di Eva. È stato il serpente, che era maschio di sicuro. Come? La sto prendendo troppo alla lontana? L’Inquisizione? Troppo antica? Allora che mi dite di Enrico VIII, ne sapeva più lui della Leosini! Niente, ancora troppo vecchio. Vabbè, aggiorniamoci, Trenitalia, oh! L’ho detto. In realtà sulle mirabolanti promozioni a favore della metà del cielo che domani festeggerà la sua festa ci sarebbe parecchio da dire. Tipo volantini che offrono a metà prezzo, udite udite niente po’ po’, anzi popò, di meno che il detersivo per i piatti, solo per l’occasione, d’altronde quale donna non vede l’ora di festeggiare l’ 8 marzo con “Svelto” in sconto? Svelto non ci piace, in nessun caso, sappiatelo.

Ma è da tanto che non ci interessa uscire tutte donne con le gonne solo l’8 marzo, nel senso: ci sono 365 giorni all’anno per uscire con le amiche, perché dovremmo farlo proprio il giorno che il menù costa il doppio e fate finta che la torta mimosa a fine pasto sia gratis? E già che ci siamo, segnatevelo, ci sono disponibili 365 giorni all’anno per regalare fiori. Ma quest’anno il premio “promozione del Menga” ops! scusate forse è volgare, meglio il latino, mi correggo: “Promozione ad Minchiam”, lo vince di sicuro Trenitalia. Cioè, offre in omaggio alle donne, a chi è cliente, ma solo se mangia sul treno o consuma al bar, (oh! è una gelèe, non è che te ne può offrire due), una caramella al limone. Ora, tralasciando che in Sardegna il Freccia Rossa non c’è, ma davvero nessuno in azienda si è reso conto dell’immane corazzata Potëmkin che si stava organizzando? Una caramella? Ci sembra rasentare l’assurdo e la buttiamo sul ridere per non fare le solite “brucia reggiseni” arrabbiate col mondo.

Ma oggi I have a dream, ho un sogno come Martin Luther King e ve lo voglio raccontare: in realtà dietro la geniale ideona della caramella al limone, non c’è un uomo tirchio e arido. C’è una donna. Una come tante, come noi, che per caso ha letto quello splendido manifesto della Lega, quello pubblicato proprio in occasione della festa della donna che domanda a gran voce: «Chi offende la dignità della donna?», la donna come tante, che siede alla scrivania e deve inventarsi una campagna pubblicitaria per l’8 marzo, legge con interesse questo incredibile agglomerato di becere risposte che forse lo stesso Mussolini avrebbe avuto qualche perplessità a pubblicare, e riflette. «Offende la dignità della donna chi sostiene proposte di legge che tendono a imporre la neolingua che sostituisce i termini “ mamma e papà” con “genitore 1 e genitore 2”». Lei è mamma e si chiede che differenza possa fare essere chiamata mamma o genitore.

«Offende la dignità della donna chi sostiene una cultura politica che rivendica una sempre più marcata e assoluta autodeterminazione della donna che suscita un atteggiamento rancoroso e di lotta nei confronti dell’uomo». Lei ricopre un ruolo importante nell’azienda, ha studiato e lottato con le unghie e con i denti per arrivarci, perché mai non dovrebbe autodeterminarsi, e chi dovrebbe decidere per lei, suo marito? Suo padre? È rancorosa. Oddio col ciclo sì, in effetti è rancorosa, ma anche con il gatto mica solo con gli uomini. «Offende la dignità della donna chi contrasta culturalmente il ruolo naturale della donna volto alla promozione e al sostegno della vita e della famiglia». Eh già, pensa la donna come tante, che disgraziata, sto qui alla scrivania ad autodeterminarmi anziché a fare altri figli.

«Offende la dignità della donna chi la strumentalizza, come anche i migranti e gay per finalità meramente ideologiche al solo scopo di fare la “rivoluzione” e rendere sempre più fluida e priva di punti di riferimento certi per la società». La donna come tante si chiede come mai se in Italia ci sono più donne che uomini, queste sono considerate una minoranza come gli immigrati o i gay, e poi così sciocche o ignoranti da farsi strumentalizzare. Le dita della donna scivolano veloci sulla tastiera. Poi si alza, prende la borsa, e guarda soddisfatta un ultima volta il monitor prima di andar via. Ecco l’idea: non abbiamo bisogno di qualcuno che ci dica cosa offende la nostra dignità, né che ci dica cosa dobbiamo fare, ci dovreste il rispetto, ma visto che in tanti ancora non ne siete capaci, regalateci una caramella, non ci serve altro.

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