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Due fanti ogliastrini tra gli eroi della battaglia di Dogali: il trieddino Battista Imprugas e il seuese Efisio Cannas

Tanto tempo è passato quando due giovani ogliastrini, richiamati alle armi, strappati alla loro terra e alla vita che conducevano nei loro paesi, si trovarono a marciare sulle sabbie del Corno d’Africa per combattere una guerra voluta dalla politica coloniale dell’epoca.

Era la mattina del 26 gennaio del 1887, quando Efisio Luigi Cannas di Seui e Battista Imprugas di Triei, facendo parte dell’11° Compagnia del 15° Regimento Fanteria – posizionata all’avanguardia della Colonna del 3° Battaglione d’Africa guidata dal tenente colonnello Tommaso De Cristoforis –, si dirigevano verso il Presidio di Saati assediato da 20000 Abissini, per portare soccorso e rifornimenti.

Un totale di 540 uomini aveva lasciato all’alba il forte di Moncullo, ma qualche ora più tardi, nella zona di Dogali, a 20 Km da Massaua, venne attaccato da 7000 guerrieri guidati dal ras Alula Engida, che aveva desistito dall’assaltare il forte di Saati per attaccare la colonna in movimento.

I soldati italiani, posizionatosi in formazione di combattimento nelle colline presenti nel luogo, risposero strenuamente agli attacchi, nonostante la superiorità delle forze indigene nemiche, ma, traditi dalle vecchie mitragliatrici in dotazione e dalla fine delle munizioni, ben presto soccombettero, massacrati.

Il bilancio, di 80 superstiti circa, presenta la drammaticità della battaglia, nella quale perse la vita anche De Cristoforis e quasi tutti gli ufficiali. L’opinione pubblica, all’epoca, fu talmente scossa dall’eccidio da mettere il Governo sotto accusa, e costringere il Presidente del Consiglio Agostino Depretis a dimettersi.

Ma cosa ne fu dei due ogliastrini Cannas e Imprugas?

Entrambi, miracolosamente, finirono tra i pochi sopravvissuti. Efisio Luigi Cannas, gravemente ferito, subì un atroce mutilazione. Venne creduto morto e fu evirato, la stessa sorte che toccò a molti altri soldati caduti quel giorno Dogali. Fu ritrovato per caso qualche giorno dopo, agonizzante, da una pattuglia di soldati italiani, a cui era stato ordinato di raccoglier i morti.

Portato all’ospedale di Massaua, dopo un lungo periodo di incoscienza, quando si riprese, rendendosi conto della mutilazione subita, per giorni si augurò che sopraggiungesse la morte. Invece il destino riservò una lunga vita a Cannas: lui, classe 1863, morì alla fine del 1954, a 91 anni, ultimo dei reduci di quella sanguinosa battaglia. Ritornato a Seui, e ripreso il suo lavoro di macellaio, intraprese anche l’attività di venditore di bestiame e di pelli. Rispettato e ben voluto dai suoi compaesani, è stato uno dei fondatori della Festa della Madonna del Carmelo: a lui si deve la presenza nel cocchio – che ogni anno porta il simulacro della Santa da Seui alla località di Arcuerì – anche della statua di Sant’Efisio, al quale era devoto e che aveva invocato in quei terribili momenti nella battaglia di Dogali. Era stato proprio il Santo a donargli la forza per andare avanti nonostante la menomazione.

Battista Imprugas, classe 1865, uno degli ultimi a rimanere in piedi a Dogali, in mezzo alla mischia armato di baionetta, cadde ferito dopo numerosi corpo a corpo. Creduto morto, fu trascinato per vari metri per terra, e abbandonato. Quando vide allontanarsi i guerrieri etiopici, si trascinò tra gli arbusti, evitando gli scempi subiti dai cadaveri dei soldati caduti in battaglia. Una volta allontanatosi, si mise in marcia verso il forte di Moncullo, dove arrivò dopo più di un giorno. Una volta superate le ferite riportate, anche se perse un occhio nei combattimenti, fece ritorno a Triei, dove mise su famiglia, ed ebbe una figlia. Ma nel 1893, mentre svolgeva il suo lavoro da Precettore Postale, nelle vicinanze del paese, fu vittima di un agguato. Ferito gravemente alla trachea, e recisagli la giugulare dai colpi d’arma da fuoco, morì qualche ora dopo, non prima di svelare il nome di chi l’aveva sparato, ai primi soccorritori.

A Roma nel 1889 fu dedicata una piazza agli eroi di Dogali, Piazza dei Cinquecento, nei pressi della Stazione Termini. Fu innalzato un monumento, con alla base una lastra con nomi di tutti i soldati che parteciparono alla battaglia, e sopra di essa un obelisco egizio di Ramsete II.

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