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Regionali 2019: intervista ai candidati ogliastrini. Parla Marco Melis (Solinas Presidente)

Domenica 24 febbraio i cittadini sardi saranno chiamati ad eleggere il Presidente della regione e il Consiglio regionale. La Sardegna è una delle sei regioni italiane che in questo 2019 sarà chiamata alle urne, insieme insieme ad Abruzzo, Calabria, Piemonte, Emilia Romagna e Basilicata. In Ogliastra, da settimane, la campagna elettorale si è fatta infuocata. Noi di Vistanet cercheremo di dare spazio ai candidati ogliastrini di tutte le coalizioni, sottoponendo loro la medesima griglia di domande.

Oggi ci confrontiamo con il 48enne arzanese Marco Melis, candidato per Sardegna 20Venti ( Solinas Presidente), 1° maresciallo dell’aeronautica militare presso il Poligono Sperimentale Salto Di Quirra e sindaco di Arzana dal  2005.

Partiamo dalla sua decisione di candidarsi. Cosa l’ha convinta a mettersi in gioco e a pensare di mettersi al servizio della comunità? Che valore aggiunto pensa di poter dare, nel caso in cui dovesse essere eletto consigliere, alla qualità della vita degli ogliastrini?

Ho trascorso gli ultimi 20 anni della mia vita alla guida del Comune di Arzana, di cui sono Sindaco alla terza legislatura consecutiva. Ho, inoltre, ricoperto diversi incarichi istituzionali e non, tra cui componente del CDA dell’Ente Foreste (oggi Agenzia FoReSTas), Presidente dell’Unione dei Comuni d’Ogliastra, Presidente della conferenza socio-sanitaria, Presidente del Consorzio di Polizia Municipale, Presidente del Consorzio PON Sicurezza “Sviluppo, cultura e legalità Ogliastra” e Presidente del Consorzio Forestale dell’Ogliastra.

Essere Sindaco, diversamente da come si potrebbe pensare, è un compito molto impegnativo e, spesso, difficoltoso. Nella maggior parte dei casi i Comuni, soprattutto quelli piccoli, vengono trascurati o lasciati soli nell’affrontare tutte le incombenze e le problematiche locali. Anzi, spesso, queste incombenze derivano proprio dall’incapacità di queste istituzioni, in primis la Regione.

Il motivo per cui ho deciso di candidarmi è, principalmente, perché ho potuto constatare, in prima persona, le innumerevoli inefficienze organizzative e burocratiche dell’amministrazione regionale e perché, vorrei mettere a disposizione tutta l’esperienza maturata in questi anni per garantire all’Ogliastra la dignità e le attenzioni che merita. Ho cinque figli e da padre mi sento in dovere di fare qualcosa per il loro futuro e per quello di tutti i nostri giovani, da sempre costretti a cercare riparo sicuro oltremare. Non mi piace fare promesse o illudere le persone, posso solo assicurare che metterò tutto l’impegno possibile per garantire un rilancio del nostro territorio, in tutti i settori.

Trasporti e infrastrutture sono una spina nel fianco dell’Isola. Solo solo in Ogliastra abbiamo: un aeroporto chiuso dal 2011, che nei tempi d’oro ha fatto atterrare oltre 50mila persone in Ogliastra. Poi un porto, quello di Arbatax, che vede attraccare sempre meno navi e poi una strada, la nuova 125 Orientale Sarda che ancora non è compiuta nonostante l’inaugurazione di un primo tratto nel lontano 2002. Quali soluzioni per l’Ogliastra?

I programmi elettorali degli ultimi 30 anni di tutti i candidati in Ogliastra sono sempre stati improntati alla risoluzione di queste problematiche. Se ancora oggi ne stiamo parlando è evidente il fallimento della politica regionale in materia di trasporti, viabilità e infrastrutture.  Ritengo che il miglioramento delle stesse sia condizione imprescindibile, anche, per il rilancio di molti servizi e settori, quali il Turismo. Infatti, a causa della scarsa infrastrutturazione interna e degli onerosi e carenti collegamenti aerei e navali con il resto del mondo, l’Ogliastra è rimasta un territorio poco conosciuto.

Credo che uno dei principali problemi sia legato alla burocrazia che spesso rallenta o addirittura blocca l’esecuzione di opere fondamentali. Per fare un esempio, la SS 389, che collega Nuoro all’Ogliastra, ha visto l’inizio dei lavori negli anni 80’ e a distanza di quasi 40 anni è ancora incompiuta nonostante vi siano i finanziamenti che consentano l’ultimazione fino al bivio di Arzana.

Le possibili soluzioni sono legate allo snellimento delle attività burocratiche e a maggiori investimenti nelle infrastrutture (tra cui aeroporto, porto, strade e ferrovie) con il coinvolgimento anche dei privati. Sarebbe necessario, inoltre, potenziare il sistema dei trasporti pubblici, anche interni e migliorare i collegamenti aerei e navali da e per la Sardegna, riducendone, per quanto possibile i costi di trasporto.

Ritengo sia necessario potenziare anche le ferrovie della Sardegna, mediante il completo rilancio di tutte le tratte turistiche e quelle del trasporto pubblico locale. Confido nella prossima amministrazione regionale affinché presti più attenzione alle infrastrutture.

Giustamente quella della mancanza di lavoro è una priorità assoluta da affrontare: è da qui che si prendono le misure di una vera democrazia. Qual è la sua ricetta per combattere la precarietà, il ricatto del bisogno?

Come dice l’art. 1 della nostra Costituzione “l’Italia è una repubblica fondata sul lavoro”. O almeno così dovrebbe essere. Invece, ci troviamo davanti una repubblica basata sull’assistenzialismo e lo sfruttamento del lavoro. Gli ultimi orientamenti del governo centrale, dal mio punto di vista, sono stati disastrosi, infatti, piuttosto che investire sulle politiche di impresa, sulla riduzione delle tasse e sulla promozione del lavoro a tempo indeterminato ci si è preoccupati solo di emettere card che non fanno altro che alimentare illusioni e false aspettative. Abbiamo bisogno di politiche che generino valore sociale senza favorire l’assistenzialismo. Il vero lavoro è quello creato dalle imprese che hanno bisogno di un sistema fiscale più equo, di una burocrazia più snella e di una giustizia più efficiente, soprattutto in campo civilistico. Così come ha detto Papa Francesco “L’obiettivo vero da raggiungere non è il reddito per tutti, ma il lavoro per tutti”.  È, pertanto, necessario rivedere l’intero sistema produttivo regionale creando stabilità occupazionale e sostenendo chi investe in questa. Tutto ciò non potrà prescindere dalla revisione del sistema di formazione, ormai quasi inesistente. Il valore aggiunto delle imprese sono i loro lavoratori; le risorse umane, a differenza delle altre risorse, sono inesauribili e crescono quando le si incentiva.

L’organizzazione della sanità rappresenta una sfida fondamentale per il Governo della Regione. Cosa pensa della riforma sanitaria? Quali azioni intende compiere nello specifico rispetto alla situazione del nosocomio lanuseino?

La riforma sanitaria è stata un disastro per la Sardegna e in modo particolare per la nostra Ogliastra, che, rispetto alle altre zone, ne è rimasta maggiormente colpita e più penalizzata.  La cosa più urgente da fare è l’immediata assunzione dei medici che mancano in organico, questo problema sta portando al collasso l’intero Sistema sanitario Ogliastrino. Il vero ostacolo alla sanità sarda è il DM 70/2015, recante standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera.

L’art. 3 dello stesso, però, sancisce che le Regioni a statuto speciale, che provvedono autonomamente al finanziamento del servizio sanitario regionale, applicano le norme contenute nel decreto compatibilmente con i propri statuti e con le peculiarità demografiche e territoriali di riferimento nell’ambito della loro autonomia organizzativa.

È cosa ovvia che il funzionamento dell’ATS, così come previsto dalla riforma sanitaria, in un territorio vasto e complesso come il nostro, caratterizzato da profonde differenze geografiche e insediative, fosse un progetto fallimentare. La nostra Ogliastra per troppo tempo si è dovuta battere per evitare tagli nei servizi sanitari che allo stato attuale non sono sempre garantiti. Ad oggi, non riesco ancora a capire l’adozione di alcuni atti della Giunta Regionale che pare abbiano dimenticato l’autonomia speciale della Regione che amministrano e la possibilità di andare in deroga al DM sopra richiamato.

Dal mio punto di vista è necessaria ed urgente una “contro riforma” che preveda un vero piano sanitario che miri alla creazione di aree vaste, compatibilmente con le peculiarità territoriali della Sardegna, entro cui ricadano le aziende ASL distinte per distretti. Le “aree vaste”, come avviene in Emilia-Romagna (prima in Italia per l’efficienza del sistema sanitario), curano le relazioni tra gli enti del servizio sanitario regionale e hanno funzioni di coordinamento al fine di ottimizzare le attività amministrative, tecniche e sanitarie in un ambito di bacino sovraziendale.

È necessario investire nelle strutture sanitarie per assicurare ai cittadini servizi migliori: bisogna ristrutturare, ammodernare gli ospedali e le Case della Salute, non chiuderle!!  Bisognerebbe, inoltre, lavorare insieme all’università per la programmazione dei corsi di laurea e delle specializzazioni fondamentali in campo medico, per assicurare l’apporto delle figure necessarie, onde evitare la carenza di medici, che oggi è una delle peggiori piaghe che affligge la sanità sarda.

È necessario, inoltre, creare una rete che parta dai servizi sociali di ogni singolo Comune e che si integri con tutti i servizi del territorio fino all’Ospedale. Bisogna ripartire dalla centralità dell’individuo e dalla sua dignità spesso calpestata o messa da parte. Bisognerebbe puntare, inoltre, sull’educazione alla salute associata ad un buon servizio di prevenzione e di diagnostica (da introdurre anche nelle scuole), perché una buona sanità non può mai prescindere da una buona prevenzione.

Quali sono, a suo avviso, le altre emergenze da fronteggiare subito per quanto riguarda l’Ogliastra?

In Ogliastra è diventato tutto un’emergenza.  Oltre la Sanità, le infrastrutture e i trasporti, il lavoro e la scuola (argomenti già trattati precedentemente) ritengo sia molto importante, per l’Ogliastra e per la Sardegna, rilanciare l’economia, investendo nel turismo, nel commercio, nell’artigianato e nell’agricoltura e pastorizia.  Ritengo che l’Ogliastra, tra le altre cose, dovrebbe puntare maggiormente sulla valorizzazione delle filiere agroalimentari e sul turismo attivo.

Il sistema produttivo ogliastrino (dall’olio, al prosciutto, alla pasta fresca, …) presenta caratteristiche uniche rispetto alle altre zone della Sardegna e dell’Italia. Un altro elemento caratteristico del nostro sistema produttivo è l’assenza di grandi imprese e la presenza di tante piccole imprese. Sono convinto che se queste piccole imprese si organizzassero in distretti industriali, per rimpiazzare la mancanza di una grande industria, riuscirebbero a rilanciare il settore rendendosi competitive a livello internazionale. Il D.lgs. 228/2001 stabilisce che le Regioni provvedono all’individuazione di due tipi di distretti: i distretti rurali e i distretti agroalimentari. Lo stesso decreto definisce i distretti agroalimentari come sistemi produttivi locali e sottolinea, ai fini della loro individuazione, l’importanza di tre concetti: la significativa presenza economica, l’interdipendenza produttiva e le produzioni tradizionali o tipiche. Il concetto di interdipendenza produttiva pone maggiore attenzione tra il legame di dipendenza che ci deve essere fra agricoltura e industria delle trasformazioni alimentari. Ciò, in economia, rende il nome di filiera produttiva, ovvero l’integrazione verticale tra processi produttivi. Inoltre, per la verifica della presenza dei prodotti tipici e tradizionali ai sensi della vigente normativa, deve necessariamente essere monitorata la presenza dei marchi di tutela dei prodotti agroalimentari quali i DOP, IGP, DOC, DOCG, IGT.

Si devono, pertanto, incentivare le produzioni DOP che partendo dalla tradizione, attraverso l’innovazione, portino ad un vero e proprio rilancio del settore.

Il Turismo attivo, invece, è un modo innovativo di fare turismo e visto il contesto paesaggistico in cui si sviluppa, mira a creare un marketing di nicchia basato sulla natura, lo sport e l’ambiente. Il turismo attivo, legato anche alla salute e al benessere, è in forte crescita e la Sardegna, per le sue peculiarità paesaggistiche, offre un palcoscenico ideale per lo sviluppo di questo segmento turistico. L’Ogliastra è la regione sarda che più si presta a tale tipologia turistica, in quanto possiede un patrimonio di grande estensione e varietà (dal mare alla montagna). Si presenta, infatti, come un grande anfiteatro costituito da montagne rivolte verso il mare. Gli arrivi registrati in Ogliastra, nel quinquennio 2013-2017, sono pari al 6% degli arrivi registrati nell’intera Isola. E’, insieme alla provincia del Medio Campidano (2%) e di Carbonia-Iglesias (3%), una delle zone della Sardegna meno conosciuta e frequentata dai turisti. Il turismo attivo è, inoltre, una tipologia di turismo sostenibile, valido ed indispensabile per valorizzare e far conoscere un territorio. Potrebbe essere l’occasione per ampliare il mercato turistico, promuovendo attività “fuori stagione”, in determinati mesi dell’anno. Attività sportive come la mountain bike, il trekking, l’arrampicata e l’equitazione potrebbero, infatti, essere praticate senza alcun problema almeno nove mesi su dodici. La Sardegna, considerato che solo negli ultimi anni ha iniziato a pianificare ed investire risorse nel mercato del turismo attivo, risulta ancora oggi carente di una rete sentieristica, guide locali specializzate e adeguata mappatura del territorio con relativi percorsi attrezzati. In Ogliastra i sentieri presenti spesso non sono manutenuti, sono mal collegati tra loro e sono privi di adeguata segnaletica e mappatura. La zona è, inoltre, carente di piste ciclabili. A causa della scarsa infrastrutturazione interna e degli onerosi e carenti collegamenti aerei e navali con il resto del mondo, l’Ogliastra è rimasta un territorio selvaggio e poco conosciuto, in particolare modo nelle zone interne. Recentemente, in occasione della 7ma edizione del Rally di Sardegna Mountain Bike (svoltosi dal 31 Ottobre al 03 Novembre 2018) ho avuto modo di confrontarmi con alcuni partecipanti stranieri che manifestavano la loro meraviglia nella scoperta di paesaggi così incontaminati e a bassa, o quasi assente, antropizzazione come quelli Ogliastrini. Sempre in tale occasione, ho potuto notare la mancanza di strutture idonee ad accogliere questo tipo di disciplina, soprattutto nei mesi di spalla alla stagione estiva.

La Regione può fare tanto in tal senso. In primis è necessaria una rivisitazione della normativa regionale, per quanto concerne la disciplina delle strutture ricettive alberghiere ed extra-alberghiere e l’erogazione di maggiori incentivi per coloro che abbiano interesse a investire in questo settore. Sarebbe inoltre auspicabile un riesame della normativa che concerne la concessione di immobili regionali. La stessa Regione ha quantificato il suo patrimonio immobiliare in 12.682 cespiti del valore complessivo di un 1.135.680.162 euro. Tra questi beni figurano anche strutture che rappresentano testimonianze del passato, più o meno recente, e costituiscono beni di interesse culturale, ambientale e paesaggistico, quali ex fortezze militari, ex carceri e colonie penali, cantoniere e stazioni ferroviarie. La ristrutturazione di queste strutture costituirebbe un valore aggiunto per la stessa Regione nonché per l’economia isolana ed una opportunità di rilancio, specialmente per i territori dell’interno. Pertanto, sarebbe interesse della stessa amministrazione regionale concedere o alienare detti stabili ai fini della riqualificazione e messa a reddito.

Spesso si ricercano soluzioni alla crisi che si dimostrano inadatte alla nostra realtà invece dobbiamo maturare la consapevolezza che abbiamo importanti punti di forza da valorizzare e su cui investire.

Permettere ai nostri giovani di farsi le ossa nella nostra Isola e di poterci restare per costruire qui un futuro sembra una delle maggiori sfide che la Regione dovrà affrontare. Come pensa di riuscirci?

In uno dei tanti incontri pubblici che ho tenuto durante la mia campagna elettorale, questo tema è stato al centro di un’interessantissima discussione.  È vero che sono molti i giovani in cerca di un’occupazione ma è anche vero che sono molte le aziende che offrono posti di lavoro senza trovare nessuno che abbia le competenze per ricoprirli.

La formazione è una questione importante per il futuro dei nostri giovani.  La scuola e la cultura hanno un ruolo fondamentale nel formare e rafforzare la coscienza e la consapevolezza dei nostri giovani affinché possano diventare adulti responsabili del proprio futuro e di quello della comunità in cui vivono. L’istruzione, in Sardegna, è lontana dagli standard qualitativi degli altri Paesi Europei ed è, purtroppo, fanalino di coda anche in Italia. L’identità e la forza di un Popolo sono direttamente collegati al grado di cultura e di informazione che lo stesso riesce ad esprimere. In Sardegna serve un cambio di rotta anche per quanto riguarda la scuola e la cultura.

Tra le tante opzioni legate al mondo dei giovani e all’alta specializzazione, per esempio, c’è quella della realtà di Perdasdefogu. Penso che la politica abbia il dovere di esprimersi anche in tematiche relative alla ricerca e alla sperimentazione nel campo aerospaziale.

Sono convinto che Perdasdefogu abbia il diritto di rivendicare un progetto di rilancio in questo settore, in quanto porterebbe innumerevoli benefici alla sua comunità e non solo, cui, ad esempio:

Sarebbe, inoltre, l’occasione buona per utilizzare le infrastrutture militari del PISQ in attività civili e aerospaziali.

Le donne devono entrare a pieno titolo nell’economia e nelle istituzioni, per ragioni di giustizia, di equità sociale, ma soprattutto per garantire un reale sviluppo alla Sardegna. Quali sono le azioni che intende portare avanti per sostenerle?

Ritengo che la battaglia delle pari opportunità nel mondo del lavoro per le donne sia solo all’inizio.  Nonostante molto sia cambiato dagli anni 50’, ritengo sia necessario cambiare ancora molto di più per venire incontro a tante donne che, spesso, non riuscendo a conciliare il lavoro con la vita domestica, si trovano costrette a scegliere tra la carriera e la famiglia.

Per superare gli ostacoli alle pari opportunità di genere nel lavoro sarebbe necessario consentire un prolungamento del periodo di maternità retribuito fino, almeno, al compimento dell’anno di vita del bambino, sia per le lavoratrici pubbliche che private e offrire scuole dell’infanzia a costo zero dall’anno in poi. Non essendo l’istruzione materia di potestà legislativa esclusiva nello statuto della Sardegna, ritengo che la Regione dovrebbe intervenire erogando incentivi alle donne e agli asili nido che accolgo gli infanti fino al terzo anni di vita.

Per quanto riguarda la visione della donna nel mondo del lavoro, ritengo, che bisogna fare ancora molto per cambiare la tendenza che vede sempre l’uomo primeggiare, per quanto riguarda reddito e posti chiave nel lavoro e nelle istituzioni. Come già detto, penso sia necessario investire nella scuola e nella cultura, perché occorre un cambio di mentalità profondo, in quanto alla donna bisogna riconoscerle il ruolo che merita e che gli spetta, senza diventare un soggetto da tutelare. Per esempio, avere una legge elettorale che garantisca la parità di genere, in modo da consentire che anche le donne possano occupare posti in politica, sancisce, secondo il mio punto di vista, il fallimento di una cultura che ad oggi è prettamente di stampo maschilista. La donna vale quanto donna e non perché una legge dica che vale quanto un uomo.

Parliamo di fasi attuative. Nessun programma chiaramente si può realizzare contemporaneamente ogni sua parte e ci si deve dare delle priorità di intervento. Quali saranno?

Tra i tanti argomenti affrontati ritengo che il diritto alla salute sia imprescindibile e inderogabile. La prima cosa che la nuova amministrazione regionale dovrà fare sarà ristabilire un servizio sanitario che prenda atto delle reali necessità di ogni individuo e che ne soddisfi i bisogni.

L’altra vera emergenza è il lavoro, legato necessariamente all’istruzione e alla formazione. La legge sulla scuola, infatti, in Sardegna è ormai attesa da troppi anni. Sarà, poi, dovere della Regione intervenire sulla fiscalità e sul principio di insularità, elementi da ridefinire se davvero vogliamo puntare al rilancio dell’occupazione.

Infine, sarà necessario ridiscutere lo Statuto della Regione Sardegna; per troppi anni abbiamo assistito a proclami e chiacchiere, ma nessuna amministrazione regionale ha realmente capito l’importanza di una revisione statutaria.

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