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Regionali 2019: le interviste ai candidati ogliastrini. Parla Ivan Mameli, Riformatori Sardi ( Solinas Presidente)

Ivan Mameli

 

Domenica 24 febbraio i cittadini sardi saranno chiamati ad eleggere il Presidente della regione e il Consiglio regionale. La Sardegna è una delle sei regioni italiane che in questo 2019 sarà chiamata alle urne, insieme insieme ad Abruzzo, Calabria, Piemonte, Emilia Romagna e Basilicata. In Ogliastra, da settimane, la campagna elettorale si è fatta infuocata. Noi di Vistanet cercheremo di dare spazio ai candidati ogliastrini di tutte le coalizioni, sottoponendo loro la medesima griglia di domande.

 

Partiamo oggi con Ivan Mameli, 33enne sindaco di Bari Sardo e creatore del movimento Alternativ@ per l’Ogliastra, che ha stretto un accordo con i Riformatori Sardi per Solinas Presidente.

 

Partiamo dalla sua decisione di candidarsi. Cosa l’ha convinta a mettersi in gioco e a pensare di mettersi al servizio della comunità? Che valore aggiunto pensa di poter dare, nel caso in cui dovesse essere eletto consigliere, alla qualità della vita degli ogliastrini?

Credo che l’Ogliastra sia come anestetizzata, assistiamo ai vari fallimenti del territorio come se tutto fosse normale. E’ più comodo un politico dai modi gentili e compiacente piegato agli interessi del proprio partito che un rompi scatole, che alza la voce, dissente dalla massa costi quel che costi. In un anno e mezzo da Sindaco del Comune di Bari Sardo ne ho visto di tutti i colori. Frasi del tipo “tanto non cambia nulla”, oppure “funziona da sempre così”, “guarda che non ti conviene inimicarti Tizio” in questo territorio sono oramai la regola. Il distacco dei cittadini dalla politica credo sia dovuto ad una rassegnazione diffusa. Io questo modo la classe politica ogliastrina, pressoché immutata da 20 anni, agisce indisturbata consolidando situazioni di potere e clientele che rappresentano ossigeno per loro stessi. Abbiamo creato il Movimento Alternativ@ per l’Ogliastra e stretto un accordo politico con il partito dei Riformatori Sardi, unico partito che in questo anno e mezzo ha sostenuto le nostre battaglie per il territorio in Consiglio Regionale. Con questo accordo abbiamo la possibilità di proporci a queste elezioni regionali per dare voce a chi come noi dissente da questa politica. Siamo quelli che si sono opposti duramente alla chiusura dei cantieri sulla 125 mettendo in atto una protesta che seppur inizialmente criticata da più parti poi è stata sostenuta da tutti ed è servita per sbloccare la situazione. Siamo i primi ad aver messo in discussione la politica delle nomine, i carrozzoni utili solo a pochi e i rappresentanti politici che si piegano agli interessi dei partiti a discapito del territorio. Vogliamo creare una nuova classe politica che pretenda con forza di avere i diritti che questo territorio rivendica da sempre, non si tratta di una gentile concessione.

Parliamo di trasporti e infrastrutture. Sono una spina nel fianco dell’Isola. Solo in Ogliastra abbiamo: un aeroporto chiuso dal 2011, che nei tempi d’oro ha fatto atterrare oltre 50mila persone in Ogliastra. Poi un porto, quello di Arbatax, che vede attraccare sempre meno navi e poi una strada, la nuova 125 Orientale Sarda che ancora non è compiuta nonostante l’inaugurazione di un primo tratto nel lontano 2002. Quali soluzioni per l’Ogliastra?

Mi concentrerei per un attimo nel porto di Arbatax. Noi abbiamo avuto questa grande fortuna di avere un porto proprio nel nostro territorio. Siamo pieni di investimenti pubblici “a perdere”, cattedrali nel deserto, investimenti privi di un minimo ritorno economico. Poi ci sono infrastrutture come il porto di Arbatax che necessiterebbero di un corposo piano di investimenti poiché è lampante il ritorno economico che beneficerebbe il territorio che invece vengono lasciati ad un lento decadimento. Credo che un minimo di urbanizzazione, ampliamento delle banchine, il pieno funzionamento della stazione marittima, rivedere il pescaggio del porto attualmente limitato a soli 9 metri consentendo così l’ingresso alle navi con più ampia portata sia non solo necessario ma doveroso. Non mi butterei subito a proporre dei terminal crociere se prima non venisse affrontato un minimo di infrastrutturazione stradale e organizzativa interna al territorio.

Per quanto riguarda l’aeroporto credo che non ci sia miglior portatore di verità del libero mercato. Se, come sembrerebbe, ci sono compagnie disposte ad investire dei capitali per far finalmente funzionare lo scalo creando delle economie, ben vengano. Quello che mi sento di dire è: 1) Fate presto! 2) Teniamo fuori la politica e i carrozzoni pubblici dalla gestione di settori produttivi come questo.

In merito alla cosiddetta “nuova 125” è un problema che conosco bene. Non credo sia il caso di scendere nei tecnicismi dei vari fallimenti a cui abbiamo assistito, vorrei giusto dire che forse è l’opera, assieme alla 389, dove la latitanza politica e il disinteresse dei vertici regionali e statali si siano evidenziati maggiormente.

 Giustamente quella della mancanza di lavoro è una priorità assoluta da affrontare: è da qui che si prendono le misure di una vera democrazia. Qual è la sua ricetta per combattere la precarietà, il ricatto del bisogno?

Proprio in questi giorni sento insistentemente da più parti parlare di posti di lavoro che potrebbero arrivare in particolar modo dal settore pubblico. Capisco che in tempi di crisi come i nostri, parlare di posti di lavoro possa far gola a tanti ma credo che si tratti del solito “fumo negli occhi”. Compito della classe politica è quello di FOVORIRE lo sviluppo economico attraverso una molteplicità di azioni e investimenti a favore del territorio, per il resto ci pensa la libertà di impresa che chiede da tempo immemorabile la creazione di queste condizioni favorevoli agli investimenti. Non occorre moltiplicare enti o posti di lavoro nel settore pubblico, occorre che gli stessi funzioni in modo efficiente. Serve maggiore semplicità nell’utilizzo degli avanzi di amministrazione dei comuni. Ridurre la burocrazia e i tempi di attesa.

E’ insopportabile che se io oggi ricevo un finanziamento pubblico devo aspettare anni solo per aprire il cantiere. Occorre ridurre la pressione fiscale sui tributi locali, investire in infrastrutture viarie, risparmio energetico, investire in marketing territoriale, turismo, agroalimentare, rivedere l’utilizzo della forza lavoro e del patrimonio dell’ente foreste, occorre aprirci al mondo!

 L’organizzazione della sanità rappresenta una sfida fondamentale per il Governo della Regione. Cosa pensa della riforma sanitaria? Quali azioni intende compiere nello specifico rispetto alla situazione del nosocomio lanuseino?

Il buon funzionamento della sanità, in particolare a garanzia dei più deboli, è la misura della civiltà di qualsiasi società. In sanità la Sardegna spende molto e fornisce servizi insoddisfacenti. Non c’è dubbio che qualcosa funzioni male. E non c’è dubbio che la riforma voluta dal centrosinistra sia stata un vero disastro! E’ stata creata l’azienda unica, un mostro senza testa, che ha fatto crollare la qualità dell’assistenza riuscendo a far arrabbiare tutti. I cosiddetti “piccoli ospedali”, come Lanusei, con la loro dimensione “a misura d’uomo” possono funzionare meglio dei grandi ospedali se vengono riempiti di funzioni che siano coerenti con i bisogni del territorio.

Non dimenticherò mai le parole irrispettose di Moirano in occasione della conferenza socio-sanitaria dell’Ogliastra che, tabella alla mano, definiva come fortunato un territorio che con scarsa popolazione avesse presso l’ospedale di Lanusei ancora troppi reparti. Senza poi dare una risposta nel momento in cui si evidenziavano le difficoltà di accedere al diritto alle cure delle zone periferiche del territorio. Le bugie, anche in Ogliastra, hanno avuto le gambe corte.

 Quali sono, a suo avviso, le altre emergenze da fronteggiare subito per quanto riguarda l’Ogliastra?

L’emergenza in primo luogo è utilizzare finanziamenti che oggi, continuando con questo immobilismo, rischiamo di perdere. Pensiamo ai 11,5 mln destinati alla zona portuale oppure ai 5 mln destinai alla condotta idrica Tortolì – Pelau. Dare gambe ai finanziamenti del programma “Ogliastra percorsi di lunga vita” anche questi a forte rischio perenzione. Rivedere da subito questa riforma sanitaria, dare concretezza ai cantieri sulla 125 e la 389.

Permettere ai nostri giovani di farsi le ossa nella nostra Isola e di poterci restare per costruire qui un futuro sembra una delle maggiori sfide che la Regione dovrà affrontare. Come pensa di riuscirci?

Cercherò di non essere banale. Sono dell’idea che in Ogliastra per far si che giovani come me decidano di non allontanarsi dal proprio territorio occorre creare delle condizioni economiche favorevoli. Dare una colpa dell’attuale condizione economica solo alla politica credo non sia un ragionamento completo.

In Ogliastra sono veramente pochi i mercati che tendono ad essere saturi, c’è ancora tanto spazio da occupare. Occorrerebbe una maggiore propensione al rischio di impresa. In questi ultimi tempi il settore turistico è stato rivoluzionato e in Ogliastra sono tante le aziende che riescono a stare a passo con questa evoluzione, possiamo vantarci di tante eccellenze. Viviamo nell’era dell’e-commerce per cui o ti adegui o stai fuori. Allo stesso tempo possiamo vantare tante peculiarità: cultura, tradizioni, stile di vita, insomma la nostra identità. Siamo degli ottimi produttori ma abbiamo forti carenze nelle fondamentali fasi della trasformazione e commercializzazione. Le normative in tal senso non ci aiutano pertanto andrebbero semplificate. Diffidiamo di chi offre posti di lavoro nel settore pubblico con il fine di ottenere consenso politico.

Le donne devono entrare a pieno titolo nell’economia e nelle istituzioni. Quali sono le azioni che intende portare avanti per sostenerle?

Oggi le donne risentono di oggettive condizioni di svantaggio nel mercato del lavoro. Esistono già delle disposizioni normative che tengono canto della femminilità, come esistono già disposizioni normative che incentivano in modi diversi la possibilità di autodeterminazione delle donne. In ambito politico, credo che la novità della doppia preferenza di genere sia una risposta concreta in tal senso. Ad ogni modo sarei più dell’idea di parlare on termini positivi o negativi di “persone” e non di donne o uomini.

 

 

 

 

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