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Antiche leggende sarde. “Sa Giobiana”: il divieto di tessere di giovedì

Foto: Sito Sardegna Soprattutto

C’era un tempo nel quale le donne tessevano tantissimo. Tutti avevano un proprio telaio, e ciò che serviva in casa si confezionava in questo modo lento e laborioso. Non si aveva a disposizione un monitor di computer per poter scegliere colore, taglia e prezzo. Tutto era prodotto con impegno e sacrificio tra le mura della propria casa.

Ancora alla fine degli anni 70 era possibile notare, nel corredo delle giovani, qualche coperta di lana grossa fatta al telaio.

Uno dei preparativi che precedeva l’impianto del telaio era l’orditura.

C’era, in effetti, una sola regola: mai ordire di giovedì. La leggenda de “Sa Giobiana” nasce proprio da questo divieto, da questa imposizione talvolta sentita, probabilmente, un po’ stretta – si parla di quando c’erano delle necessità concrete –.

Una donna, narra la leggenda, si dimenticò di questo veto impostole. Parlò con sua comare di mercoledì sera e le due si misero d’accordo: avrebbero ordito il giorno successivo.

Durante la notte, la donna sentì una voce. Pareva essere sua comare che la chiamava e la invitava a svegliarsi. «È ora di andare!» continuava a dire quella voce.

Sentì cantare un gallo e questo non le permise di rendersi conto dell’orario. Si alzò, senza alcuna paura né dubbio, e si diresse verso la voce. Pronta per il lavoro concordato la sera precedente, si avviò verso lo spiazzo. Fu allora che si rese conto: quella donna, la stessa che la chiamava, non era sua comare ma la temutissima Giobiana. Aveva gli arti completamente coperti dai peli. Senza dare segni di terrore, le disse di aver dimenticato il gomitolo di lana dentro casa. «Vado a prenderlo,» disse «ma torno immediatamente.»

Una volta dentro, però, cosparse ogni stanza di acqua benedetta, mise il treppiede e la scopa alla rovescia e dispose in vari posti le erbe benedette.

Insospettita dal ritardo della donna, Sa Giobiana corse a casa sua. Non poté comunque entrare, perché la donna aveva fatto in modo che lei non fosse in grado di varcare la soglia di quella dimora. Scontenta, se ne andò. Buttò però, per vendetta, il filato – che andò quindi perduto – sul tetto.

 

“Villagrande Strisaili tra storia e leggenda” di Antonio Cannas e Assunta Rubiu. Dicembre 1977. Stabilimento Tipolitografico Editoriale Fossataro (Cagliari).

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