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Iniziare a correre anche se non si è più ragazzini? Si può! La runner tortoliese Maena Delrio ci spiega come

 

La runner Maena Delrio, trentasettenne tortoliese mamma di due bambini, da tempo si è avvicinata al running e da due anni pratica agonismo a livello amatoriale attraverso una società sportiva, la G.S. Atletica Ogliastra, con risultati molto soddisfacenti, che le sono valsi premi e classificazioni in alcune delle gare più importanti a livello regionale. Si è riavvicinata allo sport da “adulta”, mettendosi in gioco con un’attività totalmente nuova e oggi ci racconta come, a suo avviso, ci si possa avvicinare al mondo dello sport e del running in particolare, anche se non si è più ragazzini.

 

Riportiamo integralmente la sua testimonianza: 

«Beata te!» Ecco una delle più quotate espressioni che mi sono state rivolte da quando ho cominciato a correre. 

Dopo questa premessa, voglio soffermarmi sul virgolettato con il quale ho esordito: beata te. E sui significati impliciti, nascosti fra le lettere e l’espressione tra l’ironico, il dispiaciuto e il sorpreso, con la quale le persone solitamente accompagnano queste due parole. Perché, diciamoci la verità, io non sono una persona speciale, e nemmeno portata più di altri. Non ho praticato atletica da piccola, verso i vent’anni ho frequentato una palestra e ogni tanto facevo jogging, totalmente ignara del mondo che vi si celava dietro. Ho una discopatia cervicale e l’ultima volta che ho fatto una lastra, il mio scheletro mostrava già i segni dell’invecchiamento! Famiglia e lavoro mi impegnano allo stesso modo di tante altre madri, e anche io alla sera arrivo stanca, come tutti.

Quindi perché “beata”? Credo che la differenza la faccia un concetto semplice, che io chiamo “lista delle priorità”. Infatti, quando qualcosa è in cima alla lista dei nostri bisogni primari, noi accettiamo di trovare il tempo per praticarla, senza accampare scuse. Alla fine, si tratta di ritagliare un’ora al giorno per farsi del bene, prendersi cura di noi stessi, con un’attività che ha il potere di riequilibrare non solo il nostro organismo, ma anche la nostra mente.

Molti mi dicono: vorrei, ma non so da dove cominciare. O peggio: non so come fare, magari non sono adatto. Niente di più sbagliato. Il nostro organismo è nato per correre. La sedentarietà del quotidiano, l’agiatezza, ci hanno impigriti e hanno sbilanciato e viziato le nostre posture, e compromesso il metabolismo, ma ogni corpo umano è una macchina perfettamente in grado di percorrere correndo anche lunghe distanze, e vi posso assicurare che tornare a impadronirsi di quella che è la naturale propensione di ognuno di noi non è poi così difficile, anzi! Io ne sono la prova!

Ovviamente, l’avvicinamento alla disciplina deve essere fatto per gradi, con costanza ma a piccoli passi: bisogna rieducare il corpo, ritrovare un appoggio corretto in modo da sollecitare la muscolatura a svilupparsi nei tempi e nei modi ideali e non farsi male. I benefici però, quelli li percepirete fin dalle prime settimane.

Quando ho cominciato, ho compiuto i miei primi passi “a sensazione”. Un po’ correvo, un po’ camminavo. Avevo scarpe inadatte, così come pure l’abbigliamento, ero sgraziata nei movimenti. Mi rivedo mentre goffa tentavo di arrivare da casa a Basaura con la schiena curva, la lingua di fuori, la bottiglietta d’acqua in mano e il cellulare con la musica nell’altra. Ma che soddisfazione quando alla fine mi ritrovavo di fronte la distesa d’acqua salata! Mi sembrava di aver conquistato l’Everest! E questa sensazione mi motivava al ritorno, quando ormai ero stanca e i muscoli mi dolevano per lo sforzo( che, sappiatelo, la prima settimana è normale, mi stupirei se qualcuno di voi affermasse il contrario!).

Se potessi tornare indietro, probabilmente mi informerei e mi documenterei maggiormente, nel momento in cui prendo la decisione di praticare il running, anche perché una scelta sbagliata può penalizzare chi sta cominciando, al punto da farlo desistere. Ho visto tanta gente che si fermava senza quasi provarci, a causa di un abbigliamento o una scarpa inadatti, o per aver tirato troppo durante le prime uscite tanto da non riuscire poi a muoversi per una settimana. Sul web i blog e le pagine che parlano di corsa non si contano, ma i fondamentali del podista principiante si possono riassumere in poche righe:

-La scarpa è fondamentale. Per iniziare, bisogna sempre prediligere una calzatura ben ammortizzata e stabile (in gergo si chiamano A3 ): in commercio ce ne sono per ogni piede, e bisogna tener conto dei chilometri percorsi, dato che alla soglia dei 500 va sostituita. A volte sento persone che affermano ”le ho da due anni ma sono nuove nuove”. Non per correre. Quando una scarpa si scarica, non è detto che la suola sia usurata ( io ad esempio le consumo solo in punta, le butto che hanno il tallone perfetto), ma cambia proprio la struttura interna. La scarpa scarica o sbagliata è la prima causa di infortunio. Dato che stiamo parlando dello strumento principale del runner, deve essere funzionale al suo utilizzo. Avete mica mai visto un pittore che usa un pennello vecchio perché ”ancora qualche setola è buona”?

-L’abbigliamento. Troppe volte mi è capitato di vedere podisti avvolti in strati di tessuto nonostante i venti gradi abbondanti, per non prender freddo e perché il sudore fa dimagrire. Sbagliato! A parte il falso mito del sudore, questo è uno dei motivi per cui si molla la corsa ai primi tentativi. Tenete presente che quando corriamo il nostro corpo percepisce 10 gradi più della temperatura esterna. Vi siete mai chiesti perché nelle gare corriamo con la canotta e i pantaloncini quando ci sono 12 gradi? Beh, noi ne sentiamo 22. Quindi, sì alle maglie in tessuto tecnico, che mantengono il calore corporeo, ai pantaloni aderenti e leggermente compressivi, ai kway da mettere quando c’è vento e legare in vita se avete caldo. Non c’è bisogno di spendere un patrimonio, va bene anche un acquisto da decathlon. Bisogna stare comodi, come se avessimo una seconda pelle. No al cotone, all’abbigliamento largo (a me personalmente da fastidio il tessuto che si muove troppo, perché mi abrade la pelle). Sì alle brasiere per le donne, non c’è niente di peggio di un seno sballottato qui e là. Sì alla vaselina nei punti critici(non avete idea di quanti uomini con capezzoli sanguinanti alla fine di una corsa, o sotto le ascelle).

-I primi passi. E’ inutile partire a bomba. Vanno rieducati i muscoli ( spesso pensiamo di essere allenati perchè per lavoro ci muoviamo molto, salvo poi scoprire che la nostra massa magra, i muscoli appunto, non è affatto così sviluppata come credevamo), va rieducato cuore e respirazione. Curiamo lo stretching, prima e dopo lo sforzo. Su youtube ci sono svariati tutorial, avrete l’imbarazzo della scelta. Partiamo correndo a piccole dosi, inframezzando l’allenamento con camminate che man mano che andiamo avanti ridurremo, fino ad arrivare a correre ininterrottamente per almeno 20’. Poi arriviamo a cinque chilometri. La mente ha bisogni di un obiettivo, ma questo non deve mai spingersi troppo in là, perché altrimenti si ha l’effetto contrario, il famoso ”non ce la farò mai”. Le gare? Utili, ma non necessarie. Non è che tutti quelli che cominciano, devono necessariamente preparare una maratona! (anche se il mondo magico della competizione e dell’agonismo hanno un fascino tutto particolare, magari un giorno ve ne parlerò… »

-Non abbiate paura di correre da soli. Io ho iniziato in compagnia, poi ho proseguito da sola. Certamente avere una persona che la mattina ti chiama e ti dice «Andiamo a correre?» è in un certo senso motivante. Il rovescio della medaglia è che finchè siamo noi a trascinare, va tutto bene, ma nel momento in cui chi ci trascina si ferma, automaticamente molliamo. Cerchiamo anche in questo frangente di renderci autonomi. La corsa può essere uno sport di gruppo, ma soprattutto è una sfida con noi stessi. Non perdiamo mai questo aspetto d’interiorità che secondo me è il valore aggiunto di questa disciplina piuttosto che di altre!

Bene, coi fondamentali credo di aver terminato, e non vi tedierò oltre. Non vi elencherò nemmeno tutti i pregi della corsa, l’effetto che ha sulla salute e sull’umore. Lo faccio già abbastanza sulla mia pagina facebook!

Però voglio farvi riflettere su una domanda, che secondo me è la prima cosa che dovete chiedervi quando cominciate: perché lo voglio fare? Le risposte possono essere molteplici. C’è chi è costretto per disturbi fisici o anche come terapia. C’è chi cerca una valvola di sfogo, chi ha bisogno di ritagliarsi un momento esclusivo. Chi vuole ritrovare un contatto naturale con la propria terra. C’è chi semplicemente corre per mangiare, o chi non ama particolarmente la disciplina ma ha scoperto che è un modo per far gruppo, per far parte di qualcosa di più grande, di una bellissima famiglia.

Nessun motivo sarà mai sbagliato, nessuno sarà più valido di un altro. Quello che conta è il risultato finale, l’appagamento che vi farà sentire bene, le endorfine che metterete in circolo e vi faranno sentire stanchi ma felici, più leggeri, pieni di rinnovata energia. Sarete sempre gli stessi, solo che un po’ migliori. E vi vorrete un po’ più bene, perché avrete imparato a credere in voi stessi, e nella forza che era nascosta dietro la paura di non riuscire. E infine capirete che il running non è solo uno sport, ma una scelta di vita, un modo d’essere.

Provare per credere!

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