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Donne di Sardegna. Il genio creativo delle sorelle Coroneo

 

Ago, filo, scampoli di stoffa e ritagli colorati diventavano tra le loro mani dei preziosi strumenti d’arte. Dotate di talento naturale, mosse da uno spirito creativo, le sorelle Coroneo erano una firma, un marchio della moda. Nacquero a Cagliari, Giuseppina la maggiore nel 1896 e Albina nel 1898. Il padre Attilio conduceva un negozietto di chincaglierie, di mercerie varie e di articoli di moda in via Mazzini. La famiglia visse prima nel centro di Cagliari, nella zona del Castello, in seguito si trasferì nel quartiere popolare della Marina. Malgrado il loro estro creativo le sorelle Coroneo non ricevettero mai una formazione artistica. Giuseppina si diplomò all’Istituto Tecnico mentre Albina conseguì il diploma magistrale e nonostante questo le sorelle Coroneo manifestarono fin da subito un innato genio creativo.

Nel 1918 Albina iniziò a collaborare con la rivista milanese “Mani di Fata” alla quale spediva periodicamente alcuni figurini di moda e disegni a china acquerellata. Negli anni successivi anche la sorella maggiore Giuseppina iniziò a collaborare con la rivista romana “Tutto” illustrando una pagina dedicata alla Pasqua e con testi e disegni per una novella. Più tardi, nel 1929 illustrerà una novella per la rivista Mediterranea con la tecnica del Collage.  In quell’anno le sorelle Coroneo parteciparono alla Mostra dell’Artigianato Sardo “Primavera Sarda” con i loro pupazzi fatti interamente di stoffa, collage in panno e ricami. Da quest’anno in poi continueranno le esposizioni presso le mostre isolane: alla II Mostra Regionale dell’Artigianato nella sezione “Cuscini e Ricami” e alla “Fiera della bambola in costume sardo” esponendo graziose bambole vestite con gli abiti tradizionali sardi. Bel presto, nella mostra del 1936, i loro lavori iniziarono a figurare accanto a quelli dei grandi artisti del panorama isolano come Ciusa, Bertelli, Ciuffo, Pes Tavolara, Pisano.

Presto le sorelle Coroneo esporranno oltremare a Firenze con oggetti ricordo ispirati alla tradizione sarda. Artiste introverse e taciturne, non amavano circondarsi di clamore e di onori e il loro talento era pertanto sconosciuto al grande pubblico. Nicola Valle, pioniere della letteratura sarda, le definì come “due artiste gentili ed oscure, che nella loro esistenza modesta provano un ostinato piacere a circondarsi di silenzio”. In quegli anni costruivano dei pupazzi di stoffa, creazioni che le porteranno alla ribalta nazionale. Nel 1943 con l’irrompere della Seconda Guerra Mondiale, la città di Cagliari venne drammaticamente colpita dai bombardamenti e la popolazione fu costretta a sfollare, fra esse anche la famiglia Coroneo fu costretta a lasciare la propria casa nel quartiere Marina. Alla fine della guerra, nel 1946 Gio Ponti, ricordandosi dello spirito creativo delle due sorelle artiste, scriverà sulla rivista Stile: “Dove sono le sorelle Coroneo? Come stanno? Chiamandole, perché ricordiamo le loro piccole cose squisite e drammatiche, che esponemmo alla Triennale, è come se chiamassimo tutti gli artigiani artisti d’Italia. Dove siete? Come state? Siete tutti vivi? Così vi gridiamo perchè vi abbiamo amati” e nello stesso anno Gli amici del Libro di Cagliari le definirono come “due sorelle creatrici di un’arte portentosa ed umana”. Ma negli anni “40, complice la crisi del secondo dopoguerra, l’attività delle sorelle Coroneo subì un brusco calo fino a relegarsi negli anni “60 tra le mura di un negozietto di artigianato. In quegli anni si trasferirono nel Corso Vittorio Emanuele II al n. 117, nel Palazzo Vadilonga vicino all’attività del fratello Gerolamo, rimasta attiva fino alla fine degli anni Ottanta. Isolata tra le mura del retrobottega la sorella Giuseppina continuava a creare con riservatezza dei pupazzi di stoffa, pergamene augurali, biglietti, oggetti d’arredamento, solamente per pura passione. Morirà nel 1978 a 82 anni. In quegli anni si susseguiranno mostre retrospettive con la raccolta di oggetti da lei creati, articoli libri e riviste. “La Barcaccia”, la bottega antiquaria in Corso Vittorio Emanuele 103 chiuderà definitivamente nel 1987 e 8 anni dopo, nel 1995 morirà la seconda sorella Albina.

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