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Accadde oggi. Il 29 novembre 1914 la Sardegna piange Sebastiano Satta

foto sebastianosatta.org

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Sebastiano Satta nasce a Nuoro nel 1867. A cinque anni, perde il padre – Antonio Satta – e la madre provvede da sola al mantenimento suo e del fratello Giuseppino. Importante è il suo insegnante di liceo Giovanni Marradi che lo fa appassionare a Carducci. L’influenza carducciana si sentirà anche negli anni successivi, consolidandosi durante il servizio militare svolto a Bologna.

Satta si laurea in giurisprudenza a Sassari nel 1894. Fin dal 1890 lavora come giornalista per il quotidiano “L’Isola”. Collabora anche con “La Nuova Sardegna”. Fonda il quotidiano “La Via” e, con Luigi Falchi, la rivista “La Terra dei Nuraghes”.  È ricordato per l’elegante eloquenza e per le profonde conoscenze. Tra le sue opere, importanti sono i “Versi Ribelli” (raccolta di poesie), l’ode “Primo maggio”, i “Canti barbaricini” e i “Canti del Salto e della Tanca”.

Si sposa nel 1905 con Clorinda Pattusi. La sua prima figlia, Raimonda, muore neonata nel 1907. I “Canti dell’Ombra” sono ispirati a lei. Nel 1908 nasce il suo secondo figlio, Vindice. Colpito da paralisi nello stesso anno, Satta trascorre gli ultimi sei anni della sua vita in immobilità.

Ama profondamente la sua terra natale, la Barbagia, che guarda anche con occhi critici. Avvocato, giornalista e cultore di lingua e cultura sarda, ne apprezza ogni lato – persino quelli più foschi. Aderisce alle idee socialiste, ma interpreta il socialismo in senso umanitario e romantico. È ricordato dai nuoresi per la sua capacità di stare vicino alle persone più umili e per l’essere sempre attento alle richieste della realtà locale. Satta non nasconde i suoi sentimenti di simpatia per i banditi, per lui uomini divenuti simili ai randagi che con le loro azioni altro non fanno che manifestare una ribellione verso un ordine per loro incomprensibile e inaccettabile.

Muore il 29 novembre 1914. Il peso della sua scomparsa viene sentito forte in tutta l’isola.

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