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«Riesci a descrivere il tuo lavoro in cinque minuti?» Il video di Cristian Mascia, operaio Forestas

In questo video, Cristian Mascia prova a spiegare i 27 anni di lavoro trascorsi all’Agenzia Forestas. 27 semestri di lavoro – come recitano le scritte che scorrono sullo schermo –, per la precisione, perché Cristian Mascia è un operaio semestrale.

Tutto parte da una domanda fattagli qualche tempo prima: «Riesci a descrivere il tuo lavoro in cinque minuti?». E sono proprio cinque minuti che usa per raccontare tutto. Un amore per la sua terra, quello dell’operaio/fotografo (tutte le foto presenti nel video sono le sue), infinito, fortissimo. Descrive l’impegno, il costruire costante suo e dei suoi compagni, il lavoro, la dedizione per boschi – ma non solo – e la passione per l’arte. Il fermo aiuto dato ai comuni e la difesa della nostra storia. La lotta contro gli incendi di fianco al Corpo Forestale.

“Il mio lavoro è tutto questo, faccio parte di quell’esercito buono che corre in aiuto di tutti, basta solo chiamare e noi ci siamo. ho la fortuna di lavorare in un ambiente ancora sano, siamo l’unica alternativa alla distruzione dell’ambiente”.

La formazione, i mezzi spesso obsoleti, la voglia di crescere e di diventare invincibili. E la ferma constatazione – ahimè – di essere, in alcuni casi, “primi livelli”, come scrive, operai che lavorano 6 mesi l’anno.

Un ultimo cenno va all’alluvione di Villagrande. Il video infatti è dedicato alla piccola Francesca.

«Adoro il mio lavoro e credo sia il più bello del mondo, spesso mi sono sentito preso in giro perché viene attribuita all’operaio forestale l’etichetta di “poltrone” non è così. Come in ogni ambito c’è la mela marcia.  Io e i miei compagni abbiamo sempre fatto il massimo, soprattutto nelle emergenze. In tre minuti si partiva per raggiungere ogni dove, il più delle volte a notte fonda. Ho voluto creare questo video lasciandomi trasportare. Il 7 dicembre 2004 arrivammo a Villagrande, non credevo ai miei occhi, continuava a piovere ma io e i miei colleghi ci impegnammo molto, come tutti del resto, per cercare far presto. Lì ho capito chi siamo. Le formichine verdi (come ci chiamava Renato Soru) furono fondamentali per dare una mano ai nostri conterranei. I giorni a Villagrande erano per me turbati da un sentimento di impotenza,di tristezza.  Sono padre di una figlia coetanea di Francesca, non ho mai dimenticato quella bimba. Anche se non l’ho mai conosciuta, in qualche modo la porterò con me. Ho scelto la fotografia con le stelle perché non può che essere lì».

Le musiche sono di Piero Marras.

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