Oggi, 17 novembre, in occasione della Giornata mondiale della prematurità – istituita nel 2008 e riconosciuta dal Parlamento Europeo grazie all’impegni dell’European Foundation for the care of Newborn Infants –, la Società Italiana di Neonatologia (SIN) e il Ministero della Salute hanno promosso una campagna dal titolo “Il neonato al centro del futuro”.
Sensibilizzare, questo l’obiettivo della campagna, sul tema dei neonati pretermine, richiamare il valore dell’assistenza e sottolineare l’importanza della prevenzione dei fattori di rischio.
In questo giorno importante, riproponiamo la storia di Nicole, la bimba prematura di Tortolì che ha vinto la sua battaglia per la vita.
Nicoletta Todde e suo marito Massimo Innocenti vivono a Tortolì e hanno due figlie, Paola di 24 anni e Sara di 19.
Il 23 settembre 2016 nasce Nicole, 810 grammi per 25 centimetri. Un fragile fagottino con un’infezione renale e un’emorragia cerebrale. Tubi, spie e lampeggianti di ogni tipo e sempre il cuore in gola per i neo genitori. Ma la piccola si mostra da subito una grandissima guerriera.
A dicembre sopraggiunge una complicazione per Nicole: un’occlusione intestinale la costringe ad essere trasferita al Bambin Gesù di Roma con un volo militare. L’intervento va bene ma arriva una seconda complicazione per la piccola ogliastrina: il cuore non funziona a dovere e Nicole non cresce.
A maggio quindi la bimba viene portata a San Donato milanese per il primo intervento a cuore aperto volto a stabilizzarla in attesa del secondo intervento, quello ( si spera) definitivo. L’intervento riesce ma purtroppo dopo i primi miglioramenti la crescita di Nicole si interrompe nuovamente: le analisi sono disastrose e il fegato e i reni stanno cedendo. La paura è tanta perché la bambina non ha raggiunto il peso necessario a sostenere l’intervento definitivo al cuore.
«Eravamo disperati – raccontano i genitori – Non ci avevano dato quasi nessuna speranza di riuscita. Eravamo letteralmente distrutti e impotenti». Ad ottobre la piccola Nicole va sotto i ferri per la terza volta nel giro di pochi mesi. L’intervento riesce ma dopo tre giorni sopraggiunge un arresto cardiaco che purtroppo le causa un danno cerebrale nell’emisfero destro.