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ASD Basket Tortolì, Agostino Murgia e Enzo Ferreri si raccontano tra traguardi e progetti per il futuro

Articolo di Chiara Schiavone

Agostino Murgia e Enzo Ferreri, dirigenti dell’associazione ASD Basket Tortolì, ci parlano dei progetti che sperano di mettere in atto durante questa nuova stagione sportiva.

Quello della pallacanestro a Tortolì è un progetto nato intorno agli anni ’60 grazie a Rosetta Contu, che realizzò il primo campo di basket di Tortolì a Monte Attu. Fu grazie a lei se le persone si avvicinarono a queto sport. Con il tempo si appassionarono anche alcuni degli attuali allenatori dell’associazione ASD.

Perché un ragazzo dovrebbe praticare il basket?

Perché è sia divertimento che educazione. Il nostro scopo è quello di insegnare delle regole che possano andare bene pure all’interno dell’ambiente familiare. Ogni allievo si sente parte integrante della squadra, comprendendo che neppure un campione del mondo riuscirebbe a raggiungere ottimi risultati senza il supporto dei suoi compagni. Tutto questo sprona ogni giocatore ad avere maggiore autostima, consolidando la fiducia interiore.

Cosa vi augurate per questa nuova stagione sportiva?

Speriamo di porre le basi per una squadra che duri nel tempo. Ma l’obiettivo primario è quello di far conoscere il Basket ed il Minibasket, puntando ad incentivarne la crescita. Ogni anno è una scommessa. Negli ultimi anni gli iscritti sono arrivati quasi a 100 e tra essi ci sono anche numerosi stranieri. Inoltre riproveremo ad ottenere dei finanziamenti nazionali che ci consentano di creare un’aggregazione tra la nostra associazione e le polisportive degli altri paesi ogliastrini.

Da quale età è possibile praticare lo sport?

Sono presenti varie categorie: Pulcini e Paperine (6-7anni); Scoiattoli e Libellule (8-9 anni); Aquilotti e Paperelle (10-11 anni); Esordienti (12 in su). In ogni squadra il numero degli atleti è tale da consentire la partecipazione ai vari campionati, durante i quali tutti giocano senza preferenze.

Durante gli anni avete mai riscontrato qualche problema?

Ovviamente quelli non sono mancati, soprattutto durante la crisi economica che però non ci ha impedito di continuare il percorso. Siamo andati incontro alle esigenze di ogni famiglia, riuscendo ad ottenere sponsor e con questi fondi a realizzare anche altre iniziative, come quella dedicata alla narrazione teatrale sul basket. I soldi ricavati sono stati riservati all’acquisto dell’attrezzatura sportiva destinata ad ogni ragazzo e di un pulmino per le trasferte.

I sacrifici fatti dai ragazzi vengono ripagati?

Si, ne abbiamo più volte avuto la dimostrazione. Per due anni consecutivi, infatti, un ragazzo ed una ragazza sono riusciti ad arrivare alle finali regionali, raggiungendo in seguito pure le nazionali del progetto “AZZURRINI FIP”. Un altro esempio potrebbe essere quello di alcune squadre che sono riuscite a vincere quasi tutte le partite di un intero ciclo triennale.

Quale partita ricordate con più piacere?

Sicuramente quella contro il Sant’ Eulalia. Mancava poco alla fine dell’incontro quando uno dei nostri allievi in possesso del pallone avrebbe dovuto compiere un’azione che ci avrebbe portato alla vittoria. Purtroppo non seppe cogliere l’opportunità. Questo per noi non fu un dramma e neppure per i ragazzi che, anche grazie alla sconfitta, perfezionarono le loro abilità. Dagli errori si impara, sempre.

Avete mai pensato di estendere la pallacanestro anche alle persone diversamente abili?

Certamente, ma purtroppo alcune condizioni (servizi igienici inadatti, allenatori non specificatamente qualificati) non ci consentono di attuare questo progetto per il momento.

Che influenza ha la vostra associazione nel tessuto sociale di Tortolì?

Noi, oltre ad insegnare lo sport, cerchiamo di sensibilizzare le persone dal punto di vista sociale. Ogni anno organizziamo degli incontri con i volontari dell’ADMO che mediante il nostro aiuto e il loro messaggio di vita e speranza, sono riusciti, qualche anno fa, ad incrementare dell’1% il numero dei donatori regionali (15 su 1500 totali). In futuro vorremmo portare un’esibizione a Santa Maria Navarrese di pallacanestro in carrozzina, sostenuti da alcuni campioni. Per fare questo abbiamo diversi contatti, ad esempio l’Armani Milano; La Dinamo Sassari etc. In definitiva, ci piace dire che il nostro è un basket sociale.

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