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L’antidoto alla fuga dalle zone interne? Creare opportunità di lavoro. Parola di Paci

«È il lavoro l’unico efficace antidoto alla grande fuga dalle zone interne. Perché se c’è lavoro i giovani restano nella loro terra e lì costruiscono il loro futuro, mettendo in moto un meccanismo virtuoso che muove l’economia e genera sviluppo. Non solo: è fondamentale l’aggregazione dei Comuni, soprattutto i più piccoli, per garantire quei servizi che non è pensabile avere (e ben funzionanti) in ogni centro, e dunque per assicurare una buona qualità della vita» L’ha detto l’assessore della Programmazione Raffaele Paci partecipando alla seconda edizione di “SPOP CAMPUS OMODEO”, workshop di discussione e progettualità sul tema dello spopolamento e delle aree interne in Sardegna al Novenario di San Basilio nel Comune di Nughedu Santa Vittoria. Il campus è rivolto a universitari e giovani professionisti, ed è organizzato attraverso gruppi di lavoro con l’obiettivo di creare uno scenario di sviluppo per il territorio in grado di riattivare il tessuto economico e sociale dei paesi in spopolamento.

«Lo spopolamento delle zone interne è un fenomeno globale e mondiale: certamente va governato e per quanto possibile contrastato. Di sicuro non ci sono soluzioni facili, oggi siamo qui per cercarle insieme ancora una volta, partendo dalla certezza assoluta e inconfutabile che l’unica vera cura è creare opportunità di lavoro diffuse nel territorio» ha sottolineato Paci. «Avendo chiaro l’obiettivo, ognuno deve fare la sua parte per raggiungerlo il più rapidamente possibile: la Regione, i Comuni, le imprese con progetti di ampio respiro e sviluppo che favoriscano un sistema produttivo sano in grado di autosostenersi. Per quanto ci riguarda, stiamo facendo la nostra parte con grande e costante impegno, prima di tutto con la programmazione territoriale per la quale abbiamo stanziato complessivamente 500 milioni, che lancia la sfida di modelli di sviluppo diversi rispetto al passato e che stiamo portando avanti con i territori che si stanno alleando. Stiamo poi realizzando altri due interventi,  fondamentali per assicurare servizi adeguati in tutti i territori: il progetto Iscol@, con oltre 300 milioni investiti nelle strutture scolastiche e nella qualità della formazione, e la banda larga, 150 milioni per garantire in tutti i Comuni dell’isola un servizio ormai fondamentale e irrinunciabile per famiglie, giovani e imprese che in questo modo riescono a essere connessi con il mondo». Fra le politiche utili al rilancio delle zone interne ci sono poi la flexicurity e i bandi per le imprese o di sostegno alle Start up. Infine la Snai, la Strategia nazionale per le aree interne che in Sardegna coinvolge due territori, l’Alta Marmilla e il Gennargentu-Mandrolisai.

«Sono esempi di interventi fortemente strutturati e articolati, frutto di una proficua collaborazione, da una parte con il governo centrale e dall’altra con i territori, per rilanciare zone dalle enormi potenzialità» ha ricordato Paci.

L’aggregazione è dunque l’altra parola chiave, insieme al lavoro.

«Non è un delitto che paesi vicinissimi e persino confinanti si pensino come quartieri di una città, che al quel punto può offrire tutti i servizi che servono» ha spiegato il vicepresidente della Regione. «Unire le forze non significa rinunciare alla propria identità, al proprio stemma o al proprio nome, anzi è l’unica strada per garantire la sopravvivenza proprio dei paesi più piccoli. 377 Comuni, di cui la gran parte piccolissimi, non possono in alcun modo garantire servizi di qualità, e questo è un dato di fatto inconfutabile. Allora serve unire le forze, abbattere gli steccati, allearsi, garantendo una mobilità più dinamica e tecnologica, con mezzi e sistemi di spostamento flessibili che siano adeguati alle nuove esigenze, che servano per portare i bambini in scuole vere a pochi chilometri di distanza e non in pluriclasse dannose per loro e il loro futuro, ma che servano anche a portare l’anziano dal medico o alle Poste, gli adolescenti al cinema nel centro vicino, le famiglie in luoghi condivisi di aggregazione e svago».

 

Paci ha poi ricordato che il patrimonio delle zone interne della Sardegna su cui si può e si deve puntare per creare sviluppo è immenso e soprattutto esclusivo. Unico al mondo. E da qui bisogna partire.

«Turismo, ambiente, artigianato, beni culturali, agroalimentare sono le ricchezze su cui puntare in particolare nelle aree interne a rischio di spopolamento e in cui investire, con una politica fatta di innovazione, alleanze, sinergie, in cui ogni territorio riesca a pensare in grande a garanzia anche del Comune più piccolo. I turisti sono affascinati dalla nostra terra, certamente per la sua bellezza ma anche per il cibo, le tradizioni, l’artigianato: valorizziamole, facciamole conoscere sempre di più, esportiamole. Sono queste le nostre ricchezze, regalo di un passato lontano che, grazie all’alta tecnologia e dunque all’innovazione e al digitale, possono garantire un solido futuro ai nostri giovani e dunque alla Sardegna». ha concluso Paci.

 

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