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(Gallery)I nuragici come facevano i bronzetti? Andrea Loddo riproduce fedelmente la tecnica dell’epoca

Tra i nuraghe non si facevano acquisti, non esisteva la moneta e per ottenere ciò che serviva nella vita quotidiana si operavano degli scambi, si barattava o più semplicemente ci si adoperava per procacciarselo. Ed è esattamente quello che fa Andrea Loddo, di Lanusei, appassionato di archeologia sperimentale: «io non compro niente, nessun materiale di quelli che mi servono per realizzare un bronzetto- spiega Andrea – me li procuro, dalle terre per l’impasto della ceramica al carbone per la fusione dei metalli, dalla cera per modellare agli attrezzi che mi costruisco da me».

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Andrea realizza i bronzetti sardi riproducendo esattamente la tecnica utilizzata dagli uomini del periodo nuragico che va dal dal 1800 fino al settimo secolo a.C. « Riprodurrò fedelmente un capo tribù, un pastore con l’agnello in spalla-annuncia Andrea- e il terzo è una sorpresa che non voglio anticipare». Ovviamente dietro alla dimostrazione nella quale si esibirà domani c’è uno studio durato anni, a cominciare dalla ceramica. La tecnica che veniva utilizzata durante l’epoca nuragica prevede come prima fase quella di modellare il bronzetto con la cera d’api, che Andrea si procura direttamente dalle arnie, per poi ricoprirlo con l’argilla.

« Dopo due anni di prove – racconta l’archeologo sperimentale- sono riuscito a individuare la giusta miscela di terre , provenienti dall’Ogliastra e dal Nuorese, che mi hanno permesso di ottenere una ceramica refrattaria che non si danneggia con gli sbalzi di temperatura». Dopo aver modellato la ceramica sopra la statuina in cera , la lucida prima della cottura con i sassolini di fiume e infine la cuoce. Questa tecnica si chiama “a cera persa” perché durante la cottura della ceramica la cera si scioglie e defluisce da alcuni fori praticati proprio a questo scopo nella ceramica. Una volta cotta la statuina di ceramica sarà cava all’interno perché dovrà essere riempita col bronzo fuso.

« Per la fusione dei metalli costruirò un forno a forma di nuraghe – prosegue Andrea- come quelli che sono stati rivenuti a Villagrande Strisaili, a S’Arcu ‘e Is Forros il sito nuragico metallurgico più antico della Sardegna». Il fuoco sarà alimentato col carbon coke che Andrea ha preso direttamente alla miniera di Seui. Per tenere il carbone incandescente Andrea e un suo collaboratore, utilizzeranno due mantici ricostruzione fedele di quelli dei nostri antenati dei nuraghe. Durante la dimostrazione verrà mostrato al pubblico anche il minerale che contiene il rame, la calcopirite, che frantumato verrà messo in fusione nei crogioli. Il bronzo che utilizzerà Andrea sarà composto al 95 per cento da rame e al 5 per cento da piombo. La fase della fusione e soprattutto il “colaggio” della lega fusa rappresentano il momento più delicato.

I nuragici ovviamente non disponevano di apparecchiature che misurassero la temperatura, e per valutare quale fosse il momento giusto, quindi la temperatura ottimale alla quale far colare il metallo fuso all’interno del calco in ceramica, si potevano basare solo sul colore del metallo che varia di tonalità a seconda della temperatura raggiunta. Andrea naturalmente farà altrettanto e l’operazione non è affatto semplice, bisogna cogliere l’attimo giusto se si vuole raggiungere un buon risultato. Una volta riempiti i calchi saranno tenuti in verticale nella sabbia e quando il metallo sarà solidificato verranno immersi nell’acqua fredda. L’ultima fase della realizzazione di un bronzetto prevede che il metallo ormai indurito venga liberato dalla ceramica e questa è un’altra operazione molto delicata perché il bronzetto soprattutto nelle sue parti più delicate potrebbe spezzarsi. La rappresentazione di questa sera si rivelerà estremamente suggestiva e porterà inevitabilmente a una riflessione: un popolo come quello nuragico,che è arrivato a elaborare tecniche cosi raffinate di lavorazione dei metalli, era molto più evoluto di quanto spesso non si pensi.

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