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Carceri, estate periodo delicato. Caligaris esprime solidarietà alle Agenti di Cagliari-Uta

Foto di repertorio

«È risaputo che l’estate è il periodo più difficile per chi vive all’interno delle strutture penitenziarie e purtroppo la Casa Circondariale di Cagliari-Uta non fa eccezione. Esprimiamo solidarietà all’Agente che ha subito danni per aver cercato di sedare gli animi delle detenute, e ai colleghi in difficoltà dovendo far fronte a diverse emergenze a partire dall’elevato numero di persone con gravi problematiche di origine psichiatrica» afferma in una nota Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, con riferimento all’aggressione subita da una Agente intervenuta per sedare una lite tra due detenute nella sezione femminile del Villaggio Penitenziario “Ettore Scalas”, sottolineando “la fragilità del sistema che non è in grado di garantire, specialmente in estate quando anche il volontariato ridimensiona la propria presenza nelle strutture, attività in grado di contenere l’aggressività di chi sta scontando una pena”.

«La realtà femminile dentro le carceri» ricorda Caligaris «benché numericamente poco significativa risulta particolarmente problematica. Le detenute vivono la perdita della libertà come un fardello insostenibile non riuscendo a superare il pensiero della famiglia del cui destino si sentono responsabili. Ciò le porta a una sorta di insofferenza nei confronti delle compagne e a una condizione di astio verso tutti. Ovviamente ci sono le eccezioni ma nel complesso si sviluppa un ipercriticismo e una incapacità di vivere l’esperienza detentiva valorizzando gli aspetti della solidarietà e della comunità».
«La situazione diventa esplosiva quando, come accade nelle Festività o in estate, si diradano quegli incontri e quelle iniziative promosse dai volontari per coltivare la cultura della comunicazione e della condivisione del fare. Lo strumento più utile resta infatti quello delle attività come sanno bene le Educatrici di Cagliari-Uta che promuovono iniziative concrete con il coinvolgimento di tutti gli operatori. Resta il problema dei disturbi psichici, delle doppie diagnosi e dell’indole delle persone. Non tutte e non sempre infatti» conclude la presidente di SDR «è possibile costruire rapporti positivi con persone che provengono da condizioni familiari, sociali ed economiche in cui predomina la prevaricazione».

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