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Imprenditore del mese. Tortolì, da Attilio Murru ad Attilio Murru. Pane e dolce, una storia di famiglia

Articolo di Francesco Mascia

Il fondatore è stato Quinto Murru che, spinto dai ricordi d’ infanzia, realizzò nel 1973 il “Panificio Murru” ricreando il primo panificio di famiglia aperto alla fine degli anni trenta del 900 dal proprio padre Attilio Murru, messo poi in ginocchio dalla guerra e quindi chiuso.

L’azienda “Pane e Dolce” nasce nel 1998 nella zona industriale di Tortolì su iniziativa, oltre che ancora di Quinto, dei figli Attilio, Andrea e Silvana.

«E dopo vent’anni, con lo stesso impegno e la stessa passione di sempre, si continua ad essere un punto di riferimento per i tortoliesi e non solo – ci racconta Attilio Murru, classe 1961 e imprenditore da sempre- anche grazie alle lavoratrici e ai lavoratori che ci hanno accompagnato e ci accompagnano in questa sfida sin dal primo giorno».

L’avventura inizia poco prima dell’anno 2000, con progetti e propositi innovativi, con un moderno stabilimento che doveva consentire la  produzione di numerose tipologie di pane, per incontrare i gusti dei clienti e la produzione della classica pasticceria sarda oltre che della pasticceria fresca. Si sviluppa contemporaneamente un progetto di apertura di rivendite, anche in franchising, la più importante delle quali ( fra quelle a suo tempo aperte a Cagliari, nella via Vittorio Emanuele a Tortolì e a Santa Maria Navarrese) è quella situata in via Monsignor Virgilio a Tortolì, aperta dal mattino fino a mezzanotte, oggi con servizi di caffetteria, ristorazione, pizzeria, enoteca etc.

Un impegno lungo e costante, proseguito, dopo la morte di Quinto, da Attilio, con buoni risultati, a volte però accompagnati da relative difficoltà. «Un impegno continuo diretto a soddisfare il gusto del consumatore proponendo spesso  nuovi prodotti, sempre nuove modalità  di accoglienza e nuovi servizi» spiega l’imprenditore tortoliese.

«Negli ultimi anni, oltre a dover far fronte alla più grossa crisi economica dal ’29, ci si è dovuti adeguare – continua a raccontarci Attilio Murru – alle nuove abitudini e alle nuove scelte alimentari, davvero molto diverse da quelle di un recente passato. Cambiano le mode del momento, c’ è una significativa concorrenza rappresentata dalla grande distribuzione, sono sempre più diffuse intolleranze e allergie alimentari. Il pane, poi, è visto come un alimento che “fa ingrassare” e si acquistano prodotti alternativi che sono però, nella realtà, ben più calorici e certamente meno genuini. Di fatto, tutto ciò ha comportato una riduzione inimmaginabile nei consumi pro-capite di questo prodotto: si è passati da un consumo medio pro capite che si attestava, fino a pochi decenni fa, intorno ai 220 gr. /giorno  ad un consumo medio intorno ai 70-75 gr. / giorno. Ed infatti – prosegue Murru – non si vedono più i clienti uscire dai panifici, la mattina, con il classico bustone pieno di pane, come avveniva in passato».

«Ma sono sicuro che il pane tornerà ad essere apprezzato – conclude l’imprenditore – come prodotto sano, genuino, buono e insostituibile come effettivamente è! La sfida, dunque continua su fronti diversi ma sempre con la massima attenzione alla qualità dei prodotti  e dei servizi, nel pieno rispetto della volontà del capostipite».

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