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Dal cinema alla ricerca delle persone scomparse, parla Antonio Ferraro, costruttore di droni

Antonio Ferraro, titolare di Dronelab – azienda di vendita e di produzione di droni professionali a Tortolì – racconta gli albori e gli sviluppi fino ai giorni nostri della sua produzione, dando particolare rilievo al fatto che questo è sì un lavoro ma anche un piacere.

«Per me vivere qui è comunque un po’ come stare in vacanza,» scherza «inoltre per tutti noi lavorare è come divertirci. Sembrano dei giocattolini, anche se alcuni costano cinquantamila euro!»

«La passione per questo tipo di lavoro è nata molto, moltissimo tempo fa. Avevo cinque o sei anni quando i miei genitori mi hanno regalato i primi radiocomandi elettronici. Si parla della prima metà degli anni ’70, solo adesso comprendo a fondo il sacrificio. Il loro costo imponeva ai miei uno sforzo enorme».

Nasce, professionalmente parlando, come perito elettronico. Non può non seguire la strada della passione.

«Mi sono trasferito qui in Ogliastra nel 2008, abbiamo iniziato a costruire droni per soddisfare un’esigenza della precedente attività. A quel punto ci siamo chiesti questo: perché non metterci una telecamera e sollevarla in alto, per poter avere una visione del mondo diverso? Allora non era un mondo molto conosciuto, siamo stati, in quel senso, quasi dei pionieri».

Poi, nel 2013, la svolta: il mercato dei droni esplode e loro iniziano a pedalare sempre più veloce. Produrre, produrre sempre, incessantemente. Impennata di richieste e di vendite. I droni sono ormai noti ai più. Inoltre, sono utili per vari scopi.

«Siamo una delle poche aziende in Italia a produrre droni, questo mi inorgoglisce: è un vanto tutto tortoliese. Lo sforzo che ci vuole per fare questo lavoro in una zona non ricchissima di risorse – per ogni singolo componente elettronico è una lotta, si ordina da Cagliari o direttamente dal continente – è notevole».

Le creazioni di Dronelab sono conosciute in ambito cinematografico.

«Sono stati impiegati i nostri droni per la miniserie televisiva “L’isola di Pietro” e per il film di Amendola “Lampedusa”. Un altro drone è a Roma per un film di Andy García. Abbiamo fatto riprese anche per Prada».

Ma c’è anche un altro uso, molto più importante dei precedenti.

«Abbiamo la fortuna di collaborare con i ragazzi del Soccorso Alpino Speleologico Sardo. Recentemente, sono stati chiamati per la bambina scomparsa a Brescia. Sono stati usati anche in questo caso i nostri droni. Per l’eccellenza e la precisione, sono in grado di individuare una persona in un luogo impervio. La telecamera di cui sono dotati ha uno zoom molto sviluppato, inoltre hanno anche termocamere che sono capaci di individuare la differenza di temperatura. Dotiamo di questi moderni sistemi elettronici a tutte le forze dell’ordine, quando serve e ci viene chiesto».

Anche per la ricerca di Michele Secci sono stati impiegati i droni. Il trentacinquenne baunese risulta ancora scomparso.

«Sono in grado anche di effettuare rilevamenti in fotogrammetria e termografia sul territorio per la ricostruzione in 3D. Questo serve anche al Soccorso alpino».

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