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(FOTO) Villagrande, la 93enne zia Maria Lepori racconta la sua vita tra famiglia, lavoro e sane abitudini

Zia Maria Lepori

Articolo di Maria Aurora Murgia, 3 C Liceo scientifico Lanusei.

Zia Maria Lepori, villagrandese di 93 anni, racconta tra aneddoti e ricordi la sua lunga vita.

Una vita non sempre facile quella di zia Maria, che nel corso degli anni ha dovuto affrontare tante difficoltà sin da giovane – «quando ero una bambina mia madre, mi paragonava già a un’adulta» afferma con grande fierezza. Ma dopo il tanto lavoro e la fatica alla fine non sono mancati i momenti di gioia e soddisfazione.

«Sono nata in casa dei miei genitori e sono sempre vissuta a Villagrande Strisaili. Sono la più grande di sette i fratelli e per questo motivo sin da piccola ho sempre badato a loro e aiutato i miei genitori nelle faccende domestiche. Mia madre mi ha insegnato tante cose e perciò  l’ho sempre considerata un importante punto di riferimento. Quando avevo cinque anni, l’accompagnavo all’ orto per innaffiare e restavo sveglia tutta la notte per farle compagnia.» racconta zia Maria.

«Ho sempre lavorato duramente, mi prendevo cura del nostro orto e dei pochi filari di vite che possedevamo, seminavo il grano e l’orzo e in cambio rendevo delle giornate di servizio gratuite a chi ci prestava il carro dei buoi.» «Inoltre andavo nel bosco a prendere le ghiande e le bacche. Alcuni viveri dovevo trasportarli dai paesi vicini, era un lavoro molto faticoso anche perché non esistevano tante auto e perciò dovevo andare a piedi.»

«A casa mi occupavo di sistemare tutti i vestiti dei miei fratelli che lavoravano al monte come pastori. Con la stoffa cucivo maglie e pantaloni. Lavavo, filavo, ordivo e tessevo con il telaio la lana delle pecore e riuscivo a realizzare lenzuola e sacchi, con il cotone invece facevo i tovaglioli.

Per un periodo ho anche lavorato come domestica per alcune persone, tra cui anche una mia cugina e qui ho avuto la possibilità di frequentare costantemente la scuola, poiché quando stavo a casa mia, ero così impegnata a lavorare e per via delle scarse possibilità economiche, i miei genitori non potevano mandarmi alle lezioni, infatti avevo più assenze che presenze. Non possedevo né quaderno né calamaio, a volte trovavo un pennino rotto, allora lo prendevo e lo aggiustavo, i libri invece mi erano forniti a scuola ma erano vecchi e potevamo tenerli soltanto per poco tempo perché dopo dovevamo restituirli. Nonostante tutto però sono riuscita a completare la quarta elementare.» racconta con soddisfazione zia Maria.

«Una vita fatta di tanto lavoro e dedizione per la famiglia, ma poco tempo per i divertimenti «a causa degli impegni non avevo neanche tanto tempo per giocare, però alcune volte tutto il vicinato si riuniva fino a sera e tra una sferruzzata a maglia e l’altra si parlava e scherzava, lavoravamo tranquillamente e allo stesso tempo si socializzava.»

«Prima le persone erano più buone, si volevano bene e si andava d’accordo, avevo tanti amici e ci aiutavamo tra parenti e vicini di casa. Assistevamo gli anziani senza paga. Mi ricordo che mia nonna era malata e così noi nipoti le sistemavano il fuoco e le portavamo sempre il pranzo e la cena.»

L’alimentazione di certo non era come quella di oggi, ci si doveva accontentare di pasti frugali: «ai tempi il cibo era diverso, tutto era diviso, si mangiava quel poco che ricavavamo dell’orto: patate, fagioli, fave, ceci, legumi, cipolle, mele, pere, fichi, e alti frutti. Il vino che producevamo non era tanto ma era dolce e buono. Il latte, ricavato dalle caprette, si beveva di mattina e di sera con il caffè di ghiande e ceci.»

«I miei fratelli producevano il formaggio mentre io con le altre due mie sorelle ci svegliavamo molto presto per macinare il grano e l’orzo, da cui si ricavava la farina che poi era utilizzata per fare il pistoccu, i culurgiones e i gathulis, anche il lievito madre era fatto in casa. Era raro mangiare la carne, infatti, solo in occasione delle feste come quella del patrono era servita o una capra o un agnello. In cucina allevavamo anche un maialetto e le galline. L’acqua presa dal fiume, dagli orti e dalle fontane era pura e fresca. Spesso capitava che nell’acqua usata per l’irrigazione degli orti trovassi delle trote e cosi le acchiappavo e poi le mangiavamo.»

Vita sana quella di zia Maria, su tutti i fronti: «in passato si fumava la pipa e alcuni anziani al posto del tabacco utilizzavano il legno, ma io non ho mai fumato, ho seguito l’esempio di mio padre a differenza di alcuni miei fratelli, ricordo che quando loro fumavano dentro casa io li mandavo fuori!»

«È vero che la mia vita è stata complicata ma in seguito ci sono stati dei momenti indimenticabili e son riuscita a trovare del “tempo libero” anche per me. Grazie ai viaggi parrocchiali ho potuto visitare tanti luoghi. Sono stata a Pietrelcina, in Umbria, a Lourdes e due volte in Terra Santa e ho preso per la prima volta i più vari mezzi di trasporto: taxi, pullman, nave, aereo e treno.»

«Ora invece prego, leggo i giornali religiosi, recito i vespri, le lodi, il rosario, di mattina e di sera, seguendo il mio libro e guardo la messa alla televisione.» ricorda con gioia.»

Un cuore grande quello di zia Maria, molto credente e religiosa pensa al prossimo e dispensa alcuni utili suggerimenti «i consigli che vorrei dare ai giovani sono: bere molta acqua limitando l’utilizzo dei liquori, mangiare in modo sano con pochi dolci e soprattutto amarsi, perdonarsi, avere buon senso ed essere sempre in pace.»

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