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(FOTO) Il famoso Bruno Lepori nelle parole e nei ricordi del fisarmonicista locerese Alessandro Podda

Alessandro Podda, fisarmonicista locerese

Per Alessandro Podda, fisarmonicista locerese 45enne, la musica non è solo una passione, un qualcosa di esterno che, coltivato negli anni, è diventato importante. È dentro di lui, con lui cambia e si evolve mantenendo sempre, però, un contatto con la tradizione. È un amore, quello per suoni e melodie sarde, che, cresciuto nel suo cuore fin dal primo respiro, si è spinto in profondità aiutato dalla storia millenaria della nostra isola. 

«L’amore per la musica non è nato in uno specifico momento – spiega Podda – ma deriva dalla cultura potente e viva che abbiamo in Sardegna, dai suoni della tradizione. Ricordo quando ero bambino e mio padre cantava. Io danzavo. Un po’ come oggi: io suono e mio figlio di appena un anno danza sulle mie note.  È l’ambiente – dice – a generare questo legame che odora di tradizione, a creare questo filo che ci unisce alla terra su cui camminiamo». 

«Mi sono accostato alla fisarmonica, che era un po’ lo strumento principe del paese per quanto riguardava il ballo tradizionale, sin da bambino. La fisarmonica per me era la festa. Ho iniziato a desiderare di imparare a suonarla guardando il suonatore che veniva in paese, il grande Bruno Lepori. Per me il ballo era strettamente legato all’interpretazione musicale di questo specialista, di questo musicista che ha segnato il destino della musica ogliastrina. Ero un ragazzino quando ho espresso il desiderio di possedere questo strumento: solo così avrei potuto studiarlo e imparare a usarlo bene. Con i soldi della prima comunione e l’aiuto di mio cognato riuscii nel mio intento ma la strada era in salita».

La sua non è una famiglia di musicisti quindi il suo percorso è difficoltoso, di poco più lento del previsto.  «Pregai mio padre di chiedere a Bruno di insegnarmi qualcosa. Lui mi indirizzò verso alcuni musicisti il cui aiuto fu importante. Da quel momento in poi, tutto il mio percorso si è concentrato sulla musica».

Il ballo sardo tradizionale è un richiamo che Alessandro Podda non può non seguire.

«Per spiegare appieno l’influenza di Bruno Lepori sul mio vissuto, devo innanzitutto spiegare una cosa: per me il ballo sardo era Bruno Lepori. Non erano due cose distinte. Ho sempre sentito lui, in paese, ed è tramite la sua musica che mi sono innamorato di quei suoni. Quindi direi che la sua influenza è stata fondamentale. Ricordo che la prima volta che sentii la musica di Bruno mi domandai cosa di più celestiale potesse mai esistere al mondo. Era una melodia che ti faceva sentire un tutt’uno con il luogo circostante, parte della terra e della comunità. Durante la festa di Santu Bachis, ad esempio – la festa principale di Loceri, quella che ci rende pienamente loceresi –, quando usciva la statua con il cocchio dall’interno della chiesa, lui suonava con la fisarmonica una melodia che riempiva ed emozionava tutti. È qualcosa che ancor oggi mi fa venire la pelle d’oca!»

Quel santo, racconta il suonatore locerese Podda, diventava reale, da statua si trasformava in essere vivente e questo avveniva grazie alla musica del grande Lepori.

 

 

«Più in generale, Bruno Lepori è tutt’oggi il punto di riferimento per quella che è la musica da ballo sarda tradizionale ogliastrina. È stato amato e premiato dall’intera comunità che ha scelto il suo ballo per rappresentare la zona».

Alessandro Podda torna indietro nel tempo a un ricordo simpatico: «Quando ero ragazzo mettevo la melodia di Bruno Lepori nel gelosino e andavo a dormire. Mi addormentavo e, nel sogno, entravo nel vivo della festa, nel cuore della mia passione. Riuscivo a penetrare in quel clima di relazioni, di felicità, di contentezza che ti dava solo la festa. Lo svolazzare delle bandierine, il profumo dei fiori (quello che si sentiva all’interno del cocchio quando veniva aperto) e quello della polvere da sparo de is coettos, la magia dell’unione comunitaria. Questi momenti sono impressi nella mia mente, sigillati».

Alessandro ha fondato un’associazione, Associazione di Musica Popolare Ogliastra. Si tratta di un gruppo di giovani che, riuniti attorno a lui, tentano di promuovere il ballo tradizionale.

«Fra noi si è creata una certa sintonia, abbiamo lavorato tanto e studiato tutti insieme. Suoniamo tutti gli strumenti del panorama della musica da ballo sarda-ogliastrina. Oltre fisarmonica, launeddas, sulittu e altri, abbiamo recuperato l’utilizzo di un antico strumento da ritmo sardo, “su tumborro” – una sorta di tamburo di pelle usato per scandire le varie parti del ballo –».

La musica per Alessandro è un linguaggio universale, non ha i limiti del linguaggio verbale, va oltre. È, in altre parole: «Suono, comprensione senza confini. Può essere da una parte rigidità, vera e unica appartenenza al luogo, ma anche libertà e voglia di dialogo. La musica è volontà, capacità di interazione, di condivisione. Suonare il ballo sardo è per me un’esperienza quasi trascendentale, una cosa che, pur partendo dal terreno, se ne discosta andando in alto».

Poi conclude: «La musica è bella perché riesce a mettere in contatto le varie epoche. Non bisogna spazzare via la tradizione, quando si fa qualcosa di nuovo, ma unire il presente e il passato in modo armonioso, cercando di creare qualcosa di magico, di nuovo seppur ancorato alla tradizione».

 

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