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La storia di Andrea Loddo: “Il sogno di un giovane nuragico”

Andrea Loddo

Andrea Loddo

Andrea Loddo, 41enne lanuseino e tecnico archeo-sperimentale, è appassionato di civiltà nuragica sin da quando era poco più di un bambino. Ricorda di quando il padre lo portò a vedere le Tombe dei giganti in tenera età, e di come ne rimase stregato. Fu quella la prima volta in cui entrò in contatto con l’archeologia e il momento in cui se ne innamorò perdutamente.

Ha iniziato nel 2010 ad occuparsi della lavorazione dell’osso e del corno e a studiare più da vicino la Civiltà Nuragica. Studi che lo hanno spinto poi verso un modo assolutamente innovativo di fare archeologia sperimentale: studiare i nostri Avi con strumenti e tecniche arcaiche. 

E poi passato alla lavorazione dell’argilla e alle tecniche di cottura a combustione lignea, sperimentazione che gli ha permesso di dedicarsi alla lavorazione del bronzo e di ideare un impasto refrattario composto da tre tipi di terre reperite tra i territori dell’Ogliastra e del Nuorese.

Modellare il bronzo implicava la lavorazione della cera, la fusione del rame per la creazione della lega, tra mille difficoltà relative ai mantici, al forno e al crogiolo. Andrea ha speso tanto tempo nella sperimentazione di queste tecniche e dopo due anni, ha fatto la scoperta più importante: durante la realizzazione di alcuni bronzetti complessi (come le navicelle) con la tecnica della cera persa, si è accorto che la figura si presentava completa, senza l’uso dei canali di sfiato che sarebbero stati per lui – ma originariamente anche per i nostri avi – impossibili da eliminare senza seghetti o tronchesi moderne. E’ in quel momento che ha avuto la conferma che occuparsi di archeologia sperimentale in quel modo, senza l’utilizzo di mezzi artificiali all’avanguardia (gessi refrattari e non impasti naturali), gli avrebbe permesso di fare un salto temporale di migliaia di anni e di lavorare “accanto” agli antichi e abili fonditori nuragici.

Una passione che poi, per Andrea Loddo, ha preso la forma di un vero e proprio mestiere. Quando si è dedicato alla lavorazione del cuoio, alla concia delle pelli e allo studio dei probabili tessuti in uso in epoca nuragica, ha attirato infatti l’attenzione del giovane regista ogliastrino Mauro Aragoni. In collaborazione con la troupe di Aragoni, Loddo ha quindi ideato i mezzi che hanno permesso di realizzare per la nota pellicola cinematografica NURAGHES S’ARENA di Aragoni gli armamenti e le armature nuragiche, grazie all’attenta analisi e al meticoloso studio di quella civiltà.

Nei sogni di Andrea Loddo ora c’è la possibilità di aprire in Ogliastra un parco nuragico.

Da cosa è nata l’idea di aprire al pubblico un parco nuragico?

L’idea nasce dalla volontà di generare un turismo culturale emozionale, libero e senza forzature. In modo tale da avvicinare le persone alla materia e far conoscere anche ai turisti  l’affascinante e misteriosa civiltà nuragica. Ho pensato di  creare un parco, che può servire da macchina del tempo, uno squarcio nel passato, che permetta alle persone di tutto il mondo di vivere uno spaccato di vita quotidiana di 3000 anni fa, dove osservare la vita dei nostri antenati e gli usi e i costumi di quell’epoca. Un salto nel tempo nella cultura isolana alla riscoperta delle proprie origini

Che cosa sarà esposto in questo parco? Quali saranno le sue dimensioni?

L’idea è di realizzare dei laboratori sperimentali, che rispecchino i luoghi in cui nacquero le arti nuragiche che oggi rivedono nei musei non soli quelli che si trovano in Sardegna e che riguardano la cultura materiale del passato. Ci saranno quattro laboratori aperti al pubblico.  Il Laboratorio di metallurgia: dove si potrà assistere alla lavorazione della cera d’api per la realizzazione di modelli di bronzistica di vario genere e alla lavorazione Arcaica del bronzo. Il Laboratorio della concia e lavorazione delle pelli e la realizzazione delle ipotetiche armature sullo studio dei rispettivi bronzetti. Il Laboratorio dell’argilla: lavorazione della creta con la tecnica del colombino e cotte in fossa a combustione lignea. Infine, il Laboratorio della panificazione: coltivazione di un campo di grano dal quale si farà vedere tutta la macina del grano fino ad ottenere la farina, la panificazione ottenuta con il lievito madre ed infine la cottura del pane in un forno in argilla con chiusura a cupola.

Vorrei ricreare un villaggio nuragico in tutta la sua realtà, ho anche pensato di costruire un altare ellittico dove divinizzare i bronzetti e le spade. Le punte delle lance saranno bloccate, con colate plumbee in fori chiamate coppelle realizzati sullo stesso altare, così come avveniva in epoca nuragica. Il parco Nuragico deve trasmettere la magia che vi era al tempo, raccontare la storia sarda dalle origini, facendo vedere e toccare con mano le riproduzioni come armi, spade, scudi etc. Il parco sarà diverso dal classico museo, dove le persone non possono toccare con mano la nostra storia, ma solo guardare attraverso una teca in vetro. Per quanto riguarda la sua dimensione spiega Andrea -questo parco nasce come se fosse un vero villaggio, l’idea è quel dì cominciare con quattro laboratori

Avete aperto la raccolta fondi “crowfunding”, com’è finita?

Per la raccolta fondi ci siamo rivolti alla piattaforma Eppela adatta ai progetti di stampo culturale. Per realizzare il Nuragic Park si doveva raggiungere la cifra di 40mila euro. Abbastanza complicato in soli quaranta giorni, sapevamo bene di non arrivare al nostro obiettivo. Le donazioni hanno comunque raggiunto gli 8.500 euro, che sono stati restituiti ai donatori. Un bel segnale, comunque.  Colgo l’occasione per ringraziare tutte quelle persone che hanno cercato di realizzare questo progetto. Sono state davvero tante e da diverse parti del mondo . Servono dei finanziamenti, al momento sto valutando varie proposte da vari comuni.  

 

La location scelta a Tortolì può essere un luogo adatto per fare un parco? E Perché?

Sì, perché  è una zona turistica molto frequentata e ben servita. Fa parte dell’archeologia sperimentale fare in modo che la nostra storia venga conosciuta a fondo, anche attraverso l’osservazione delle nostre strutture megalitiche come i Nuraghi, le Tombe dei Giganti e i Pozzi Sacri. E’ grazie ai bronzetti che vediamo nei vari musei della Sardegna ma anche all’estero, che possiamo percepire quanto fossero abili le loro mani nel ritrarre perfettamente il popolo nuragico nella loro quotidianità, nelle armature corazzate per andare in guerra.

Le amministrazioni ogliastrine appoggiano il suo progetto? E la comunità?

Sì, c’è stato molto appoggio  da parte delle amministrazioni locali. Hanno capito che il progetto è unico nel suo genere, non esiste in Sardegna né in Italia. Alcune amministrazioni stanno tentando di approvare il progetto nei loro comuni. L’interesse è stato alto, anche da parte dei cittadini come si può vedere anche dal numero di visualizzazioni del video promozionale del parco sulla piattaforma Eppela: circa 47.400. Questi numeri fanno capire che la gente è interessata. Oggi come oggi, riuscire a recuperare 8.500 euro con la crisi economica che abbiamo, non è semplice. Ho apprezzato la buona volontà da parte della popolazione nel cercare di realizzare questo mio piccolo sogno.

Articolo scritto da Maria Sara Murino, in seno al progetto di alternanza scuola/lavoro della 3C del Liceo Scientifico di Lanusei

 

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