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La comunità ilbonese piange il battagliero-centenario Tziu Elia, domani i funerali

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Elia Cucca in uno scatto di Elisabetta Loi

Le fredde giornate invernali sono ormai solo un lontano ricordo, lentamente le sere sono diventate più lunghe per fare spazio a un tramonto che arriva ogni giorno sempre più in ritardo, da attendere assaporando “sa friscura”, la freschezza del tramonto. Proprio come faceva Tziu Elia.

Intere generazioni l’hanno conosciuto seduto davanti a casa sua, alla sera, a godersi il fresco dopo una giornata trascorsa nelle campagne di Ilbono. Elia Cucca, classe 1917, aveva cento anni e poco più, centouno li avrebbe compiuti ad agosto, senza troppi sfarzi e ghirigori però, una cosa semplice, come lui. Ci ha lasciati questa notte, abbandonando la comunità ilbonese alla quale apparteneva, e che lo custodiva con cura e orgoglio, come simbolo di una generazione dalla quale si ha tanto da imparare, e da ascoltare.

Noi di Vistanet ascoltammo la sua lezione, raccontammo a voi lettori la storia di Tziu Elia, trascorsa in balia della guerra e della prigionia, dal 1939 al 1946.

«Sono stato prigioniero in India, colonia britannica, per mano degli inglesi» ci raccontò un anno fa Elia Cucca, a distanza di più di 70 anni «C’era la guerra in Libia allora, arrivava fino alla Tunisia e all’Egitto: è qui che ci hanno fregato […] ci hanno portato in India, prima a Calcutta e poi a Bombay. Mi hanno fatto vedere tantissimi posti, ma dentro un sacco. Da prigioniero non hai libertà».

All’interno di un sacco viaggiò per il Mar Rosso, attraversò il Canale di Suez, lo stretto di Gibilterra e poi giunse a Liverpool.

Infine, la liberazione, il rientro in Sardegna, e lentamente poi la scelta di una vita tranquilla, semplice, inaugurata la mattina con una passeggiata in centro per comprare il giornale, poi una tappa in campagna, e infine conclusa attendendo il buio, seduto fuori dal cortile di casa sua. Da solo o in compagnia, quello non importava. I più, ormai facenti parte di generazioni lontane a quella di Tziu Elia, lo ricorderanno così: fiero in volto, berritta sul capo e giornale alla mano, all’ombra dell’albero che sovrasta l’ingresso della sua piccola casa in via Nazionale, che senza la sua piccola figura, da oggi risulterà enorme.

Concluse l’intervista ai microfoni di Vistanet con questa piccola perla, da ricordare, insieme a lui: «Anche adesso siamo sempre in guerra. Nonostante il progresso della scienza, ancora oggi c’è sempre chi scavalca gli altri, per sentirsi superiore. C’è posto per tutti a questo mondo, eppure il pesce grosso tenta sempre di mangiare il pesce piccolo, almeno questo è quello che, dopo 100 anni, mi pare di aver capito».

I funerali si terranno domani a Ilbono, alle 16.30 nella chiesa di San Giovanni Battista. 

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