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Da insegnante di italiano a insegnante di vita. Intervista alla docente per migranti Loredana Rosa

Loredana Rosa con i suoi studenti

Loredana Rosa con i suoi studenti

Migliaia di migranti in questi anni sono sbarcati sulle coste italiane. Trovandosi così catapultati in una realtà completamente diversa da quella a cui erano abituati, con una lingua a loro estranea e una società diffidente e riluttante nell’accoglierli.

A parlare con noi di questo delicato argomento è Loredana Rosa, insegnante lanuseina di italiano per stranieri,  prima nel centro di accoglienza ogliastrino Cortemalis e ora al Cpia che ha due classi ospitate dall’Istituto Tecnico Geometri di Lanusei.Il compito che le è stato affidato non è certamente semplice. Non è quello di una normale professoressa. Loredana non si limita, infatti, ad insegnare la nostra lingua ai ragazzi stranieri ma mette tutta se stessa per affrontare, al loro fianco, tutto quello che questi giovani si portano dietro: la maggior parte di loro, infatti, ha alle spalle storie molto dure. Storie di violenza, di povertà, di disagio. 

Loredana Rosa con i suoi studenti

Per ricoprire un incarico simile è necessaria una particolare empatia. Come racconta la docente: «Serve mantenere uno stato vitale molto alto. Bisogna essere quasi degli attori, gesticolando e coinvolgendo i ragazzi il più possibile, poiché bisogna far fronte anche al loro stato d’animo, derivante dalla situazione estremamente precaria in cui si sono trovati e in cui si trovano».

Una semplice lezione frontale non basta, questi particolari studenti hanno bisogno di imparare praticamente la lingua: andando al supermercato, in biblioteca, al museo. «Pensare che molti di loro non sapevano nemmeno cosa fossero un libro o un quadro! – spiega Loredana Rosa – Non puoi che essere felice, quando senti questi ragazzi provenienti dall’altro capo del mondo, esprimere il loro piacere, ad esempio, di fronte alle opere di Maria Lai. Tutta questa fatica è infatti compensata dai loro sorrisi, semplici gesti di affetto che significano tanto per me e per chi svolge questo lavoro».

Un lavoro-missione, quello di Loredana. Che regala anche tante soddisfazioni. «E’ un lavoro molto gratificante – racconta la docente lanuseina – E te ne accorgi anche dal rispetto che i ragazzi nutrono per te. Vedono l’insegnante come una figura autorevole, un po’ come in passato, mentre i ragazzi d’oggi non hanno più quella concezione di rispetto di un tempo. La cosa bella è che non sono semplicemente loro a imparare da te, ma indirettamente ti insegnano molte cose». 

Uno scambio che non è unilaterale, quindi, quello tra la professoressa e i suoi studenti. «I ragazzi ti fanno capire come sia fondamentale prendere la vita con leggerezza – conclude Loredana Rosa – Noi ce la prendiamo spesso per motivi futili, mentre ci sono persone come loro che avrebbero tutte le ragioni per arrendersi, ma nonostante tutto vanno avanti. A volte bastano un “ciao!” e un sorriso per cambiare loro la giornata. Cose del genere non le impari sui libri, ma venendo a contatto con persone nuove, con un bagaglio culturale diverso dal tuo. In questo modo l‘insegnamento diventa reciproco, e le lezioni scolastiche si trasformano in lezioni di vita»

 

Articolo scritto da Nicolò Putzu in seno al progetto di alternanza scuola/lavoro della 3C del Liceo Scientifico di Lanusei 

Loredana Rosa con i suoi studenti

 

Loredana Rosa con i suoi studenti

 

 

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