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Ogliastrini nel mondo. Sabrina Peralta: cuore diviso tra Villagrande e Germania

Sabrina Peralta nasce in Germania nel 1979. All’età di sette anni si trasferisce a Villagrande, a casa della zia, la sorella più grande di suo padre.

«All’inizio non è stato facile perché non parlavo l’italiano, le poche cose che sapevo erano pronunciate male e le persone trovavano questa cosa molto divertente (io meno). Inoltre, essendo “mezzo tedesca”, risultavo più grande degli altri bambini e questo, nei primi anni, è stato motivo di prese in giro che non mi aiutavano granché a sentirmi a mio agio in un posto che, all’inizio, non era la mia casa.»

Cambiare mondo, cambiare lingua, cambiare vita. Difficile, ma non impossibile. Presto Sabrina riesce ad amare il piccolo paese arroccato sulle montagne. «Una volta iniziate le scuole però, molte cose cambiarono e con il tempo riuscii anche io ad inserirmi e capire meglio le persone e un modo di vivere lontano anni da come vivevo io in Germania

Dopo il diploma, nel 2001, all’IPSAR di Tortolì, Sabrina torna in Germania. Poi si reca a Londra, lì lavora per 3 mesi in un albergo come addetta alle pulizie. «Da Londra sono rientrata in Germania, a Wolfsburg, che è la mia città natale. Qui iniziai a fare la cameriera in vari ristoranti fino al 2004.»

A marzo dello stesso anno, però, la svolta. Nuovamente valigia, nuovamente cambio. «Sono tornata, con il mio (ora) ex marito, in Inghilterra, ma stavolta a Manchester. Ho iniziato a lavorare come Traffic Warden (Vigile Urbano). Dopo quasi due anni di Inghilterra e una gravidanza “a sorpresa”, mi sono ritrasferita in Germania dove ho ripreso a studiare per ottenere un diplomino da commessa (si, qui esiste il diploma da commessa e dura 3 anni) e un diploma da mediatrice. Ho inoltre lavorato come interprete su circuiti di prova per una compagnia giapponese: questo non solo mi ha dato la possibilità di viaggiare a 250 km/h ma anche di conoscere la cultura e le usanze dei miei colleghi asiatici.»

Adesso, quindi, la Germania è la sua casa. «Mia figlia Lucille, il mio compagno Jan ed io abitiamo in Bassa Sassonia: fino a pochi anni fa a Wolfsburg e ora a Lachendorf, un paesino di 6000 abitanti a circa 45km da Wolfsburg. Mi piace tanto la zona, sembra di essere a Villagrande visto che la mia vicina di casa ha le galline e altri vicini hanno mucche, pecore e cavalli. Siamo in mezzo al nulla ma al centro di tutto e, a parte il vicino che mi imbratta il fronte casa con foglie e ghiande dei suoi alberi, non mi posso lamentare, anzi.»

Insomma, Sabrina ha il cuore diviso a metà. C’è la Germania, suo amato Paese natale, e Villagrande, un paesino le cui tradizioni le scorrono nelle vene ma che ha dovuto imparare ad amare, riuscendoci con il tempo.

«La Germania per me è casa cosi come lo è l’Ogliastra, o meglio Villagrande. Molti dicono che sardi si nasce. Io rispondo: “Cazzate!” Io ho imparato ad amare e apprezzare la mentalità di paese e ho creato un perfetto mix di culture. E poi, grazie agli insegnamenti delle zie, sono indipendente e mi arrangio a fare quasi tutto: tiro su mia figlia da sola, mi occupo di tutte le faccende di casa visto che Jan in settimana lavora fuori e vado a lavorare. E non dimentichiamo il cucinare: Culurgiones, Sebadas, Gathulis, Thippulas, Turredda de Curcuriga, etc. La mia ultima specialità è stata la salsiccia fatta in casa. Quindi la Sardegna la porto con me sempre, ovunque io sia e mi sento in gran parte “biddamannesa”.»

Quando poi si torna in Ogliastra, le cose da fare sono tante. «Quando rientriamo in paese, siamo contenti di riabbracciare la famiglia e gli amici.  Ci piace inoltre farci un giro per vedere chi c’è e cosa è cambiato. Una cosa sacra poi, è bere un cappuccino al bar e assolutamente immancabile è la pizza. Amo sentire l’odore di casa, le passeggiate al Bosco di Santa Barbara, il giro in macchina al Lago e ovviamente il mare.»

Riesce comunque a portare un po’ di Villagrande, un po’ di Sardegna anche nel posto dove vive.

«Qua a Lachendorf gli odori e la gente sono diversi ma col tempo riesco a “sardizzarli” un po’ e riescono anche a salutarmi con un abbraccio e non semplicemente con il darmi la mano. Inoltre organizzo spesso pranzi o cene a tema, in mancanza del classico spuntino al bosco o in qualche garage, mi accontento di questa alternativa.»

Poi, conclude: «Che altro dire? Siamo persone semplici, apprezziamo quello che abbiamo e cerchiamo di andare avanti ogni giorno, in modo positivo e con un sorriso.»

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