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VIDEO I giovani di Coldiretti in corteo con le valigie contro la Regione: “Se non sbloccate il bando dobbiamo emigrare”

Manifestazione stamattina in piazza del Carmine a Cagliari dei giovani di Coldiretti: il bando “a Tempo” per il primo insediamento, al quale hanno partecipato più di 3200 giovani agricoltori è fermo da 10 mesi, e intanto loro hanno anticipato migliaia di euro come richiesto dal bando, ora attendono una risposta che doveva arrivare entro 90 giorni dall’iscrizione

Sono un esercito di giovani, tutti con la valigia in segno di protesta: dieci mesi fa hanno presentato una domanda per aderire al bando che fa parte di un pacchetto di misure previste dal PSR, Programma di Sviluppo Rurale della Regione Sardegna, per sostenere l’agricoltura isolana. In particolare del pacchetto fa parte una misura dedicata ai giovani che vogliono intraprendere o estendere un attività produttiva, chiamata 6.1 partita nel 2016 alla quale sono seguite altre misure sempre legate alle attività agricole o extra agricole in zone rurali bandite nel 2017.

La particolarità che caratterizza questo bando rispetto a quelli degli anni precedenti è il fatto che sia a “sportello aperto” cioè nel momento in cui si presenta la domanda tutte le procedure che precedono l’inizio di un’attività produttiva devo essere già espletate. L’obiettivo era quello di tagliare drasticamente i tempi della burocrazia, il bando infatti prometteva di fornire il finanziamento entro 90 giorni dalla presentazione della domanda. Partito malissimo per le continue sospensioni e rinvii, il bando è bloccato da dieci mesi, ma dal momento che alla presentazione della domande i partecipanti dovevano aver completato tutto l’iter burocratico, quindi apertura di partita IVA, progetti, iscrizione all’INPS, iscrizione alla Camera di Commercio, in molti casi anche l’acquisto di macchinari e addirittura l’affitto di terreni o capannoni, i ragazzi pieni di belle speranze hanno anticipato tanti soldi di tasca propria, arrivando a spendere anche 10 mila euro.

Come testimoniano i ragazzi, profondamente disillusi e amareggiati, però il bando si è rivelato non solo inutile, ma dannoso. Mattia Piras di Genuri, ha chiesto un finanziamento per ampliare la propria azienda che già produce grano, per impiantare un mandorleto e una coltivazione di meloni in asciutto. «Per poter partecipare al bando ho dovuto anticipare quasi 4mila euro e ancora non so se avrò il finanziamento», spiega arrabbiato Mattia, «chi ha stipulato contratti d’affitto, magari per dieci anni deve onorare il contratto, e non sa se recedere perché magari tra qualche mese gli verrà finalmente erogato il finanziamento, però intanto paga il canone a vuoto». Tra i manifestanti c’è anche chi, come Valentina Murru titolare di un’azienda di Castiadas che produce miele, è qui per solidarietà.

La giovane apicultrice ha partecipato al bando precedente che non prevedeva lo “sportello aperto”, e racconta: «Quando ho partecipato io, tutte la procedure per l’inizio dell’attività si avviavano solo dopo aver avuto la certezza del finanziamento, non ci veniva chiesto di anticipare del capitale » Valentina testimonia il proprio sostegno morale ai colleghi dal futuro estremamente incerto,«anche la modalità dell’ordine di arrivo delle domande come criterio selettivo è discriminatoria: ci sono paesi che hanno difficoltà di connessione e comunque dopo pochi minuti il sistema è andato in tilt, quindi per molti dei miei colleghi è stato difficile arrivare tra i primi».

Tra tutti i problemi presentati da questo bando il più grave è quello che mette in evidenza Angelo Cabigliera, il Delegato Regionale dei Giovani di Coldiretti: «Oggi siamo qui per chiedere che sia ampliato lo stanziamento di fondi, sono più di 3200 i ragazzi che hanno presentato la domanda, solo che al momento solo un quarto dei partecipanti otterrà il contributo, ma in realtà tutti loro hanno anticipato delle cifre anche molto alte per avere i requisiti richiesti dal bando e ora rischiano di trovarsi con un pugno di mosche».

Articolo di Dalila.

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