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Archeologia sperimentale in mostra a Lanusei. Andrea Loddo espone i suoi guerrieri nuragici ( PHOTOGALLERY)

Ogni pezzo è realizzato con il materiale che dagli studi è risultato più verosimile: bronzo, cuoio, stoffa, corna di animali, tutto lavorato dall’autore. Ci sono arcieri, guerrieri armati di lame di vario tipo e addirittura un guerriero pugilatore, con un guantone e uno scudo protettivo incredibilmente simili a quelli usati anche oggi negli sport da combattimento.

Connubio tra arte e ricerca, la mostra “Archeologia Sperimentale – Archeologia da vivere” di Andrea Loddo, racconta e spiega un’epoca di cui c’è ancora tanto da scoprire. Le tre sale allestite al museo civico Ferrai ospitano numerosi manufatti in bronzo e argilla, tutti fedelmente riprodotti da Loddo attraverso i metodi originali. Ma a catturare l’attenzione del visitatore, per la dimensione e per i dettagli, sono le riproduzioni dei sette nuragici a grandezza naturale. Altre tre verranno presentate nei prossimi giorni a Bari Sardo, accompagnate da una dimostrazione di fusione del bronzo.

Il lavoro di ricerca, certosino e corredato da numerose sperimentazioni, è cominciato parecchi anni fa. Iniziato con la lavorazione delle argille secondo i canoni prenuragici e nuragici, è proseguito con la lavorazione del bronzo. «Ci sono voluti quasi tre anni di studi e prove prima di arrivare a fare le dimostrazioni in pubblico» racconta Loddo.

Bronzetti grandi poche decine di centimetri sono stati ricreati fedelmente, uguali agli originali. Originali che non sempre è possibile trovare interi e che a volte sono custoditi da musei oltreoceano. A volte, invece, sono proprio spariti dalla circolazione, come l’arciere di Usellus, che prestato a un museo di Torino, non ha mai fatto ritorno nell’isola. Dall’analisi dei bronzetti Loddo ha ricostruito tutto ciò che i guerrieri indossavano: vestiti, protezioni, fodere, porta freccie, coltelli, copricapo.

Ci sono arcieri, guerrieri armati di lame di vario tipo e addirittura un guerriero pugilatore, con un guantone e uno scudo protettivo incredibilmente simili a quelli usati anche oggi negli sport da combattimento. A fare da cornice sono presenti diversi manufatti in argilla e bronzo, identici a quelli originali, tra cui navicelle nuragiche, coltelli di vario genere, uno specchio e una statuetta votiva della Dea Madre. Alcuni di questi manufatti sono stati usati anche nel cortometraggio Nuraghes S’Arena, del regista ogliastrino Mauro Aragoni, uscito lo scorso anno e premiato da un notevole successo.

Interessante è anche il presepe nuragico, inteso nel senso letterale di rappresentazione, che riproduce una scena di vita della società nuragica. Queste rappresentazioni, tipiche dell’epoca, contenevano tutti i principali personaggi delle comunità di epoca nuragica, dai guerrieri ai musici, alle figure sacerdotali.

L’archeologia sperimentale è sicuramente un modo innovativo per condurre studi e diffondere cultura, catturando l’attenzione di adulti e bambini. «Ho iniziato a fare archeologia sperimentale per passione e ho capito che poteva essere un modo per divulgare» spiega Loddo.

La mostra resterà al museo Ferrai fino al 2 gennaio, quando si trasferirà a Sassari. È visitabile ogni giorno giorno dalle 17 alle 21.

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