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Storie di migrazione con l’ultimo libro di Mameli “Come figlie, anzi”. Coinvolgente serata a Bari Sardo

È stato un incontro partecipato e interattivo, quello tra il giornalista e scrittore Giacomo Mameli e le allieve del corso di italiano legato al progetto regionale Excelsa e curato dal Cpia di Nuoro, che si è tenuto nei giorni scorsi a Bari Sardo, nel corso della presentazione dell’ultimo libro dell’autore foghesino “Come figlie, anzi”.

Davanti a una folta platea composta soprattutto, ma non solo, da donne migranti e spesso badanti, come quasi tutte le protagoniste del libro, Loredana Rosa, docente di italiano per stranieri e coordinatrice dell’evento, ha sottolineato l’importanza dell’incontro e il significato della presenza delle sue alunne, la cui esperienza di migrazione ha tratti in comune con quelle delle protagoniste del libro. Mameli le racconta senza filtri, con un linguaggio semplice ma mai banale. E loro si aprono, svelando storie di violenza e soprusi subiti nel paese d’origine e talvolta anche in quello d’arrivo, ma a volte anche storie di rinascita e amore.

Partendo da queste esperienze, Mameli ha posto l’accento sulla necessità che la società occidentale ha di confrontarsi con categorie oggi ancora svantaggiate, come i migranti e le donne, in particolare le immigrate che racchiudono in sé entrambe le problematiche, sostenuto in questa battaglia da Loredana Rosa che ha richiamato la necessità di «un nuovo femminismo per contrastare soprusi e ingiustizie». L’insegnante ha sottolineato l’importanza e la qualità letteraria del libro di Mameli, da lei utilizzato anche come strumento didattico nelle lezioni con le sue allieve, grazie alla sua prosa asciutta e fruibile a più livelli.

Gli interventi dello scrittore sono stati intervallati dalle letture di brani del libro ad opera delle allieve, le marocchine Fatiha e Sanaa e le rumene Mirella e Loredana, che a loro volta hanno raccontato le proprie esperienze. Quasi tutte hanno detto che vorrebbero tornare in patria ma che è difficile «perché i nostri figli sono nati qui e qui vogliono restare per vivere, studiare e lavorare». Solo la senegalese Diouma, elegante nel suo coloratissimo abito tradizionale, ha detto che tornerà prima o poi a casa.
All’incontro erano presenti alcuni ospiti del centro di accoglienza Un porto sicuro di Girasole, gestito dalla cooperativa Opportunity. Tra loro Cherif, un immigrato della Guinea, che segue un corso per operatore socio-sanitario ma sogna di fare il calciatore.
L’incontro è stato aperto dall’assessora alle Politiche sociali e all’Istruzione del Comune di Barisardo, Maria Luisa Atzeni, che ha ringraziato Mameli e il Cpia, il cui dirigente Antonio Alba, originario di Matera, ha raccontato la sua personale esperienza di migrante. «Quando sono arrivato in Sardegna sono stato accolto come un amico, e per questo sento come un dovere lavorare per includere chi oggi arriva da noi». Mameli ha ricordato al proposito che proprio a Perdasdefogu si tiene, il 12 settembre, “Sa festa ‘e sa Strangìa”, la festa in onore del forestiero. «Per me è la festa più importante, che ci ricorda che gli uomini sono uguali ovunque, che l’ospite è sacro e l’accoglienza è un dovere».

Ma anche un piacere, perchè arricchisce in primo luogo chi la fa. E quando è sincera, è ricambiata. Non a caso la serata si è conclusa con un buffet multietnico offerto dalle allieve e dalle docenti del corso.

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