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Perdas, sciopero dei lavoratori del servizio mensa del PISQ. Dal Comune: “No ai tagli”

Ingresso Pisq (foto Aeronautica militare)

Ingresso Pisq (foto Aeronautica militare)

Si terrà domani (22 novembre) a partire dalle ore 9 di fronte all’ingresso del poligono militare a Perdasdefogu, uno sciopero dei lavoratori del servizio mensa del PISQ.

Dal Comune di Perdasdefogu, guidato dal sindaco Mariano Carta, è stata diffusa una nota stampa, nella quale si ribadisce la vicinanza degli amministratori ai lavoratori e si dice un  «no ai tagli nel servizio mensa».

«L’Amministrazione Comunale apprende sconcertata che la vertenza aperta dalla ditta Innova che gestisce il servizio mensa nel PISQ, con una dichiarazione unilaterale di esuberi (50 % del personale sia a Perdasdefogu che a Capo San Lorenzo, 12 unità lavorative) peraltro non supportati dai reali dati sulle consumazioni non ha visto la possibilità di una conciliazione con i lavoratori.

Tale situazione, paradossalmente, non si era mai verificata durante il lungo periodo di mancata attività del PISQ ed ora in un quadro oggettivamente più sostenibile verrebbero messi in dubbio in maniera pesantissima i livelli occupazionali.

Ancora una volta, si consente ad una società di fare ribassi elevatissimi in sede di gara, salvo poi scoprire che non verrebbero coperti i costi e che il servizio sarebbe in perdita.
Ovviamente a farne le spese è sempre la parte più debole, i lavoratori, ai quali esprimiamo tutta la nostra solidarietà e vicinanza in questo difficile momento.
Chiediamo con forza al Ministero della Difesa di intervenire prontamente per trovare una soluzione che tuteli l’attuale monte ore lavorativo, appoggiando fin d’ora tutte le forme di lotta che verranno intraprese dai lavoratori a partire dallo sciopero proclamato per mercoledì 22 novembre.

Chiediamo inoltre a tutti gli attori politici che ai vari livelli hanno delle responsabilità di intervenire a difesa dei lavoratori già pesantemente provati dalle vicende giudiziarie che hanno coinvolto il PISQ e di mantener fede agli impegni secondo i quali neanche un posto di lavoro sarebbe stato perso

 

 

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