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Ziu Peppinu Arras, 94 anni e guida ancora l’auto. I segreti della longevità ogliastrina tra cibi semplici e vita umile

Ziu Peppinu Arras, classe 1923, è seduto nella Piazza di Chiesa a Lanusei coi suoi amici. È un po’ seccato perché ancora non gli hanno fissato l’appuntamento per il rinnovo della patente, e la sua macchina è a casa, perfettamente parcheggiata a ridosso del muro di una delle stradine più strette del paese.

Scherza sulla sua età, “ne ho 46” dice ridendo. Invece sono 94, trascorsi per lo più a lavorare come autista e ad occuparsi della campagna.

Ricorda la vita semplice di quando era bambino, quando il tempo scorreva più lento ma le giornate erano sempre piene. “Giocavamo con le biglie” ricorda “e mangiavamo colagedu, una pianta che sta attaccata al muro e ha sapore dell’aceto, una cosa buonissima”. Erbe spontanee e cibi semplici fatti in casa, ecco il menù dei più longevi d’Ogliastra. “Avevamo anche i maiali e poi facevamo il formaggio in casa”. In campagna Ziu Peppinu ci andrebbe ancora se i piedi glielo permettessero.

Nel ’40 ha abbandonato Lanusei, la Seconda Guerra Mondiale chiamava e lui venne arruolato negli Autieri. Per cinque anni ha girato tutta Italia coi mezzi dell’esercito. “Ogni tanto andavamo oltre confine per comprare le sigarette, costavano meno. Poi quando è finita la guerra ci hanno sbarcati.”

Per il resto la vita l’ha passata a Lanusei, con una breve parentesi a Macchiareddu, conclusasi con il rientro al paese e il rilevamento di una blocchiera di uno zio in un angolo che ora è occupato dalla Piazza Mameli. Come per tutti venne poi il tempo della famiglia, che per Peppino si è tradotta in sei figli maschi e una femmina. Sette in tutto, così come sette furono i figli dei suoi genitori. E con un po’ di impegno ricorda i nomi di tutti, figli e fratelli.

Non è semplice per le nuove generazioni, immaginare la vecchia Lanusei, quella fatta di campagna dove ora ci sono palazzi, fontane come luoghi d’incontro e strade sterrate con più carri a buoi che macchine. Eppure, nei ricordi delle persone come lui è come se nulla, o quasi, fosse cambiato.

Probabilmente è anche questo il segreto per invecchiare bene: la memoria, il ricordo sacro e indelebile delle nostre origini, quello che permette di tenere sempre vivo il pensiero dei cari che non ci sono più, i traguardi raggiunti e i sacrifici fatti per arrivarci.

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