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Nonna Bonarina, un amore per la sartoria lungo una vita, cucito nel cuore con ago e filo

“Scegli un lavoro che ami, e non dovrai lavorare neppure un giorno in vita tua”. Lo diceva Confucio, noto filosofo cinese: un aforisma chiaro e di facile comprensione, oggetto di desiderio per chi è costretto ad andare a lavorare con il muso lungo per il semplice scopo di portare a casa uno stipendio, senza trovare passione nel proprio lavoro. Questo aforisma l’ha fatto suo, invece, Nonna Bonarina, arzilla nonnina di Monserrato, la cui carta d’identità recita chiaro: 88 anni.

Una vita, la sua, passata a dirigere una meravigliosa e instancabile Singer, come se fosse una direttrice di orchestra con tanti musicisti al seguito. La sua storia racchiude amore, passione, sacrificio e tanta, tantissima dedizione, per quello che oggi è diventato un lavoro snobbato, quasi dimenticato e dato per scontato. Un lavoro che trova sempre più spazio nei grossi centri commerciali e nella grande distribuzione, un lavoro che ha perso il fascino del portare un pantalone a “far stringere” più per fare quattro chiacchiere che per reale necessità. Ma la meravigliosa storia di Nonna Bonarina, è cominciata tanti anni prima.

Corre l’anno 1944: a quel tempo, Monserrato (meglio conosciuta col suo nome d’epoca Pauli), era un piccolo paese alle porte della periferia cagliaritana, che si leccava le ferite di un ancor troppo recente conflitto mondiale. Bonarina al tempo ha appena 14 anni, e per la prima volta si avvicina al mondo della sartoria, come allieva di una esperta sarta, la signora Cecilia. «Nei  primi anni – racconta Bonarina – era quasi uno scambio di favori: non ero pagata come una lavoratrice, io svolgevo i lavori per Cecilia e in cambio lei mi insegnava il mestiere».

In pochi anni Bonarina diventa sempre più brava e sempre più autonoma. Si parlava di lei in tutto il quartiere e cominciavano ad arrivare anche i primi personali incarichi. «Le ragazze del quartiere sapevano che ero l’allieva di Cecilia, e alcune di loro mi proposero di preparare alcuni abiti. Io ero povera e non potevo permettermi una macchina da cucire. Una di queste ragazze mi disse: “ti presto la mia, voglio che il mio abito lo faccia personalmente tu”». Bonarina così prende la palla al balzo, approfitta di questo prestito e si mette a lavorare sodo. La voce continua a spargersi e alla sua porta le ragazze del rione non bussano più per chiedere un abito fatto su misura, ma per prendere lezioni da lei. Saranno in tutto nove le sue allieve, con cui lavorerà a stretto contatto per diversi anni, tagliando, disegnando e creando abiti per tutto il vicinato.

Le allieve di Nonna Bonarina, 1948/49

I ricordi si fanno sempre più nitidi, e Nonna Bonarina si tuffa dentro il suo passato con un meraviglioso sorriso stampato in volto: «Cucire è una passione che mi ha accompagnato per tutta la vita. Ho cucito e ricamato vestiti per le mie amiche, le loro figlie e le loro nipoti. Ho conosciuto tre generazioni differenti, sempre con la mia meravigliosa Singer. Quella che ho adesso ha 65 anni e non mi ha mai delusa. Penso al cucito giorno e notte, ci sono dei giorni in cui prima di andare a dormire non prendo sonno pensando al vestito da fare, a come poterlo tagliare, a come poterlo scucire per poi arrangiarlo. Allora prendo, mi alzo e mi metto a lavoro. Non c’è sonno che tenga, quando la passione bussa alla porta io apro sempre!».
88 anni e non sentirli, si direbbe, ma lei si sente giovane quando si siede davanti alla macchina. «Possono inventare tutte le macchine elettriche che vogliono, mai nessuna però potrà mai battere l’intramontabile Singer!», ride mentre guarda e accarezza la sua macchina da cucire. «Oggi questo mestiere non vuole impararlo più nessuno: persino le sarte hanno smesso di lavorare. Si pensa che cambiare una cerniera richieda pochi minuti, ma così non è. Le persone hanno accettato l’aumento del prezzo di ogni prodotto e servizio, ma è diverso per i lavori di sartoria. Se per una cerniera, che può occupare circa un’ora e mezzo di tempo a seconda del pantalone, si chiedono 15€ il cliente pensa sia troppo. Io ormai non ho nulla da chiedere e, ripeto, passo così il mio tempo e ancora mi diverto, accontentandomi di pochi soldini. Ma una sarta che questo mestiere lo fa di professione per tirare fuori uno stipendio, rischia di lavorare tanto e guadagnare veramente poco».

Sono 74, gli anni che Bonarina ha passato con ago e filo in mano, e nonostante lei continui a coltivare questa passione, c’è un velo di nostalgia e malinconia con la quale convive: «Mi manca moltissimo insegnare a cucire – racconta ancora – Insegnare il mestiere, vedere nell’allievo la voglia di apprendere e i suoi progressi. Questa per me è la soddisfazione più grande. Ancora oggi, a 88 anni, avrei voglia di seguire delle allieve e insegnar loro tutto ciò che conosco». Bonarina racchiude in sè tutti i tratti della tipica Nonna italiana, dolce e amorevole, paziente e comprensiva, come se tutti fossero suoi Nipoti.

Insomma, non sappiamo se Nonna Bonarina in vita sua abbia mai letto Confucio, ma sappiamo per certo che è riuscita, e riesce tutt’ora, a far sposare una sfrenata passione per il cucito con uno straordinario Talento, dando vita a un matrimonio che, alla fine dei conti, le ha davvero permesso di non lavorare neppure un giorno in vita sua.

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